Capitolo 7

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Presi il menù dal tavolo.
Avrei voluto sotterrarmi.
Nella carta che tenevo in mano cercai di nascondere il più possibile il mio viso, per celare l'ansia e la preoccupazione che si potevano leggere nei miei occhi e che creavano lunghe rughe sulla mia fronte.
Lui sembrava tranquillo al suo posto.
Si era voluto sedere accanto a me su uno dei divanetti, dando entrambi le spalle alla grande finestra che dava su un panorama fantastico, ma che in quel momento non sarei riuscita ad apprezzare.
<<Prendi pure tutto quello che vuoi e non badare ai prezzi>>
Solo in quel momento mi resi conto che stavo guardando la stessa pagina dell'elenco dei piatti ordinabili da diversi minuti con sguardo vuoto.
Con quella frase che aveva pronunciato, o voleva fare colpo su di me - e, nel caso, non ci sarebbe riuscito - o veramente non avrebbe avuto nessun problema a pagare qualsiasi prezzo. La seconda opzione mi sembrò la più azzeccata.
Decisi di rompere il silenzio che fino a quel momento avevo tenuto.
<<C'è qualche piatto in particolare che mi consigli?>> gli chiesi guardandolo ma evitando in tutti i modi di incrociare il suo sguardo.
<<Secondo me potrebbe piacerti il pesce>>
Lo disse seriamente ma nella mia mente quella frase risuonò come una provocazione.
<<Lo cucinano molto bene e non hanno mai deluso le mie aspettative su piatti del genere>>
Non risposi e tornai a squadrare il menù senza troppo interesse.
<<So che probabilmente stare qui, di fianco a me, ti mette in imbarazzo ma mi faresti davvero felice se ti sciogliessi un po'>>
Non mi guardò metre disse quella frase, anche se era ovvio che fosse ricolta alla sottoscritta.
Nonostante per me quell'uomo non fosse nessuno, decisi di ascoltare le sue parole e rilassai le spalle. Accettai inconsciamente nella mia testa di essere lì con lui e mi lasciai andare.
Solo quella sera.
Poi sarei tornata a rispettare la formalità che c'era sempre stata tra noi e che era normale ci fosse.
<<Siete pronti per ordinare?>>
Sobbalzai. Persa nei miei pensieri, non mi ero accorta fosse arrivato qualcuno al nostro tavolo.
<<Sì, io prendo un filetto di manzo al pepe nero, cottura media, e un gateau di patate. Potrebbe scegliere lei un vino rosso da proporci? Grazie>>
<<Bene. Lei, signorina?>> si rivolse a me sorridendo.
Lanciai un'ultima occhiata al menù. Non avevo ancora scelto.
<<Io prendo un'orata allo zafferano con puré al basilico>> dissi incerta del piatto che avevo scelto.
Era la prima cosa che avevo visto che non avesse un prezzo esorbitante.
<<Arrivo tra poco col vino>> si congedò l'uomo andandosene e portandoci, come anticipato, una bottiglia di rosso subito dopo.
<<Spero sia di vostro gradimento>>
La sala ricadde nel silenzio.
Non sentivo nessun altro parlare, quindi presuposi essere rimasta definitivamente sola col mio accompagnatore in quella stanza.
Il Signor Cooper prese la bottiglia cercando di evitare, quanto più possibile, che il tappo producesse rumore durante l'apertura.
Il liquido rosso scese velocemente nel mio calice, arrivandolo a riempire quasi fino a metà.
Lo presi e lo portai velocemente alle labbra, sperando che l'alcool potesse aiutarmi a superare velocemente la situazione.
<<Comunque non vorrei sembrarti uno psicopatico. Ti ho spiegato il motivo per cui ti ho mentito ma, nonostante ciò, mi sembra che tu sia piuttosto pensosa e restia dal rivolgermi parola>>
Sospirai.
Per un momento mi trattenni ma poi mi resi conto che tacendo sarei solo stata al suo gioco, fingendo che in qualche modo stesse andando bene.
<<Sai...>> finalmente lo guardai dritto negli occhi <<quando ho cercato lavoro sotto il tuo tetto non pensavo saremmo finiti a cenare insieme perchè tu mi hai convinto con la storiella della mamma malata che ha poco da vivere. Mi hai abbindolata per portarmi fuori cena sapendo che io non avrei accettato se ne fossi stata al corrente come avrei dovuto, non solo perchè sei l'uomo per cui lavoro, ma anche perchè ci conosciamo da così poco e così male che potrei definirti un estraneo. Con questa situazione hai solo peggiorato tutto. Potrai tirare fuori tutti i soldi che vorrai ma da me non otterrai assolutamente nulla, tantomeno un secondo appuntamento. E se per questo deciderai di impedirmi di continuare a lavorare a casa tua, bene, troverò qualcos'altro da fare. Non dipendo da te>>
<<Ho già detto che non lo farò>>
Aveva risposto freddo dopo aver spostato lo sguardo sul muro bianco davanti a noi. La sua risposta mi aveva stupita. Il mio discorso non lo aveva toccato minimamente, evidentemente troppo sicuro di sè per poter ammettere di aver sbagliato.
<<Scusa?>>
<<Ho già detto che non lo farò. Non ti obbligherò a lasciare il lavoro e non farò nessuna pressione per questo. Licenziare sarà, nel caso, una scelta tua>>
Si portò il calice alle labbra e bevve parte del vino che esso conteneva.
Smisi di guardare il suo profilo spigoloso e mi ritirai nei miei pensieri, cercando di viaggiare con la mente il più lontano possibile da quel locale.
Avrei mangiato quello che avevo ordinato, mi sarei fatta riportare a casa e lì mi sarei addormentata.
Il mio piano era questo: far passare quelle ultime ore il più velocemente possibile e pensare in modo più lucido sull'accaduto il giorno seguente.
Poi prendere la mia decisione.

Il mio capoWhere stories live. Discover now