Capitolo 13

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La giornata era quasi conclusa.
Lavoravo per il signor Cooper da più di due settimane, ormai.
Dopo le prime volte, non eravamo più finiti a letto insieme e io non avevo ancora avuto la possibilità di sfruttare il mio premio di stare sopra durante una scopata.
Iniziai a pensare che, veramente, l'unica cosa che ero stata per lui era una ragazzina a cui prendere la verginità e poi mettere da parte.
Avevo anche iniziato ad affezionarmi al soprannome "Bimba" ma mi chiamava così solo in intimità e non durante il quotidiano.
Dopo la volta precedente in doccia, ero andata a farmi prescrivere delle pillole anticoncezionali ma, nonostante avessi iniziato a prenderle, non avevo ancora avuto l'opportunità di metterle alla prova.

Hannah sapeva tutto.
L'avevo messa al corrente di quello che era successo e che speravo che sarebbe successo ancora e adesso era diventato normale per lei definirci "capo e lavoratrice con benefici".
Secondo lei avevo fatto bene a lasciarmi andare. Aveva detto che mi ero dimostrata sempre troppo come la brava ragazza della porta accanto e che, dentro di lei, era sicura che prima o poi avrei tirato fuori il mio lato folle.
A volte mi sembrava davvero che quella ragazza facesse uso di droghe.
Insomma, la conclusione a cui era arrivata era che per festeggiare la perdita della mia "purezza" saremmo dovute andare a ubriacarci in discoteca, come non facevamo più da un pezzo.
Non avevo potuto che accettare.

Il mio turno di lavoro era ufficialmente finito e, sì, quello straccetto di vestito "da sgualdrina" era diventato davvero la mia divisa giornaliera.
Decisi di farmi un bagno e di lavarmi i capelli prima di iniziare a prepararmi per uscire.
Non ci misi molto e, dopo una mezz'oretta abbondante, uscii dalla vasca da bagno.
Iniziai ad asciugarmi i capelli.
<<Ashley, sei qui?>>
<<Sì, cosa c'è?>>
Aprì la porta e la richiuse immediatamente.
<<Mi hai vista nuda più volte di chiunque altro, non mi da fastidio se entri>> urlai cercando di coprire il rumore del phon.
Questa volta, quando entrò, non si fece problemi a squadrarmi da testa a piedi.
<<Non ho ancora capito come fai a passare da dominatore che ha il comando a piccolo cucciolo che ha paura di offendere>> lo derisi spegnendo il phon per poter avere una conversazione con un tono di voce normale.
<<Mi voglio divertire ma ti rispetto, ecco tutto>>
<<E proprio perchè mi rispetti, da quando sei entrato non hai smesso di fissarmi le tette>>
<<Non è colpa mia se hai dei bellissimi...>> si interruppe quando lo guardai storto <<...occhi>> aggiunse socchiudendo gli occhi.
<<Ti va di uscire stasera?>>
<<In realtà ho un impegno. Possiamo fare domani?>>
<<Cosa fai stasera?>>
<<Vado in discoteca con la mia ex-coinquilina>>
Mi iniziai a spazzolare i capelli ancora umidi.
<<Cosa ti metti?>>
<<Cosa vuoi dire?>>
<<Che vestito ti metti?>> mi richiese.
<<Non lo so, guardo nel mio armadio e scelgo qualcosa di adatto per andare a ballare>> gli risposi con un'alzata di spalle.
<<Ti ricordi la prima regola?>>
<<Solo tu mi puoi toccare? Pensavo valesse solo in ambito sessuale>>
<<Appunto. La discoteca è piena di maniaci ubriachi>> fece qualche passo nella mia direzione <<Tu sei mia>>
Lo guardai negli occhi.
<<Apprezzo la tua preoccupazione ma non che tu stia cercando di convincermi a non andare>>
<<Non lo sto facendo. Sto solo dicendo la verità>>
<<Lasciami stare. Non sono una puttana che va lì per farsi persone a caso>>
<<Questo lo so benissimo ma...>>
<<"Ma" cosa?>>
La conversazione stava degenerando e non mi piaceva per niente il tono che stava prendendo.
Veramente pretendeva di potermi controllare in questo modo?
Avevo preso seriamente le sue parole, ma solo come gioco erotico; non come filosofia di vita sa seguire sempre.
<<Sto solo dicendo che non voglio che gli altri inizino a strusciarsi addosso al tuo culo come cani in calore>>
<<Non so se te ne sei accorto, ma ero ancora vergine quando ci siamo conosciuti e questa non è la prima volta che esco la sera per andare a ballare>>
Alzai la voce per farmi sentire ma sembrò non calcolare quello che avevo appena detto.
<<Fammi passare. Devo andare a mettermi qualcosa>>
<<No>>
Lo guardai negli occhi stupita.
<<Stasera stai a casa con me e facciamo quello che vuoi ma non esci>>
Il mio braccio sembrò muoversi senza prima avermi chiesto il consenso. Senza che mi potessi accorgere di quello che stavo facendo, la mia mano sbattè contro la guancia dell'uomo che mi stava trattando come se fossi un cane.
Gli avevo tirato uno schiaffo.
Passai oltre senza guardarlo e uscii dal bagno per andare nella mia stanza.
Mi sarei messa il vestito più corto e allettante che avrei trovato nell'armadio e sarei uscita di casa.
Non aveva alcun diritto di parlarmi in quel modo, tantomeno di trattarmi come se fossi un oggetto.

Il mio capoWhere stories live. Discover now