Capitolo 11

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Era giunta sera.
Avrei potuto giurare di stare bene eppure c'era qualcosa che mi mancava, qualcosa in sospeso.
Avevo mangiato velocemente un panino per cena senza neanche sedermi al bancone.
Il signor Cooper era uscito per una cena di lavoro con dei suoi colleghi e non era ancora rientrato.
Mi sentivo quasi sola in quella casa vuota del proprietario.
Dovevo farmi perdonare per averlo fatto sentire in colpa, soprattutto visto che io lo volevo quanto lui.

Mi rimisi lo stesso vestito che avevo messo la mattina, quello che fino a poche ore prima avevo considerato da sgualdrina e gli stessi tacchi alti.
Scaldai la piastra e arricciai la punta dei miei capelli a grandi boccoli, per poi iniziare a truccarmi.
Evitai un trucco troppo pesante ma nessuno mi avrebbe tolto il rossetto rosso fuoco che, a parer mio, mi faceva sembrare ancora più sexy.

Il rumore delle chiavi nella serratura della porta principale mi fece sobbalzare.
Guardai l'orario e mi resi conto solo in quel momento che erano già passate le dieci e mezza.
Uscii dalla mia camera, chiudendo la porta alla mie spalle il più piano possibile e, con la stessa accortezza, entrai nella sua stanza.
Mi sentetti al centro del suo letto matrimoniale con le gambe piegate ai miei fianchi e le braccia tese davanti alla gonna.
Entrò nonappena fu giunto davanti alla porta della sua camera e sembrò più confuso che stupito.
Mi morsi leggermente il labbro inferiore. Mi stavo facendo violenza per riuscire a sputare fuori quella frase.
<<Voglio che mi scopi>> sussurrai.
Il suo volto sembrò rilassarsi un po'.
<<E cosa ti fa pensare che ora non sia io a rifiutarti?>>
Si avvicinò di qualche passo verso il letto ma mantenne comunque una certa distanza.
<<Mi sono accorta di come mi guardavi stamattina. Hai voluto che fossi io a dirtelo chiaramente ma, se fosse stato per te, davvero mi avresti scopato sul tavolo>>
Sorrisi leggermente.
<<E, nonostante tu stia provando a nascorderlo, non sono cieca per non vedere i tuoi pantaloni gonfiarsi. Stai già immaginando cosa potresti farmi stanotte e solo il pensiero ti eccita>>
Vidi la sua fronte corrugarsi di nuovo.
<<Alzati>>
Smisi di sorridere.
Avevo detto qualcosa di sbagliato?
<<Alzati, ho detto>>
Non aspettai oltre.
Mi prese i polsi e me li bloccò dietro alla schiena, l'altra sua mano tornò sul mio collo ma strinse di più di quanto avesse fatto quella mattina.
<<Non mi parlare mai più in questo modo. Non mi piace essere umiliato, tantomeno da una bimba come te>>
Per quanto il tono sembrasse arrabbiato, stava sussurrando e manteneva il proprio contegno da superiore.
<<Hai capito?>>
Annuii e lui mi rivolse un sorriso brutale, quasi violento.
<<Abbassati. In ginocchio>>
Decisi che non gli avrei più disubbidito, almeno per quella sera.
Si slacciò la cintura e abbassò i pantaloni insieme ai boxer grigi.
Era all'inizio di un'erezione ma ancora non era completamente rigido.
Il fiato mi sembrò fermarsi in gola.
Non sapevo come iniziare.
Lui colse la mia agitazione momentanea e mi appoggiò una mano sulla nuca.
<<È il tuo primo rapporto orale?>>
Non ottenne nessuna risposta da parte mia.
<<Ti guiderò io>>
In quel momento non mi sarei mai aspettata una comprensione del genere. Pensavo avesse sempre dato per scontato che non fossi vergine.
Realizzai che, forse, il motivo per cui aveva fatto così tanta pressione affinchè arrivassimo fino a questo punto era proprio perchè gli piaceva l'idea di possedermi per primo. Di possedere per primo una ragazza sconosciuta che lui stesso considerava una "Bimba".
Gli posai una mano sull'inizio della sua asta e mi avvicinai con le labbra alla cappella.
Presi in bocca solo la parte iniziale e ci girai più volte intorno la lingua per inumidirla.
Quel contatto sembrò farlo impazzire.
La sua mano spinse la mia testa verso sè stesso e arrivai fino a metà per poi tornare indietro.
Spinta dal suo volere, ripetei quel movimento più volte, sentendo man mano la sua asta diventare dura e grande all'interno della mia bocca e poi lungo la mia gola.
Una spinta mi portò a farlo entrare tutto dentro la mia bocca.
Un conato di vomito mi colpì istantaneamente ma decisi di resistere sentendolo gemere di piacere.
Rimase in quella posizione per alcuni secondi, fino a quando non riprese a muovermi secondo il suo volere.
<<Guardami, troia>>
Alzai immediatamente lo sguardo verso il suo.
Iniziai a muovermi più velocemente di mia iniziativa e, per quanto fino a quel momento aveva preteso di essere l'unico al comando, apprezzò quella presa di posizione.
Lasciò cadere la testa indietro dal piacere e cominciò a spingermi contro la sua asta con più forza e sempre più velocemente.
<<Sto per venire... togliti>>
Questa volta no. Mi ero ripromessa di ascoltarlo ma non in questo caso.
Non tolsi la bocca ma la portai all'altezza della cappella e iniziai a masturbarlo con la mano soltanto.
Il suo sperma mi riempì la bocca.
<<Hai fatto di testa tua? Ora ingoia>> mi disse dopo qualche secondo.
Mi sollevò da terra e mi buttò di pancia sul letto. Con i piedi toccavo ancora terra e aprii le gambe.
Ancora una volta, le mani mi furono bloccate dietro la schiena ma da dei cerchi freddi di metallo. Manette.
<<Non hai messo l'intimo>>
Non lo vedevo ma da come parlava sapevo che stava sorridendo.
Sentii la sua cappella sfiorarmi il clitoride. Rabbrividii immediatamente.
<<Puoi... puoi fare piano?>>
In risposta iniziò a penetrarmi con una lentezza straziante. Sentivo ogni centimetro avanzare dentro di me.
Un leggero dolore mi colpì il basso ventre ma diminuì subito, costringendomi a serrare i denti.
I movimenti all'interno della mia intimità divennero man mano sempre più veloci, stimolando sempre più frequentemente il mio punto G.
Raggiunsi, finalmente, l'orgasmo che stavo aspettando dalla sera precedente e Alexander uscì da me.
Ancora scossa, mi sentii voltare e le sue labbra cercare le mie.
Mi liberò dalle manette che lasciò cadere a terra.
Mi tolse il vestito che avevo ancora addosso e mi sollevò sulle sue anche.
Non si sarebbe limitato al primo round.

Il mio capoWhere stories live. Discover now