Capitolo 1

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- Ash! - sentii qualcuno chiamarmi dall'altra stanza. Percepivo la sua voce lontana e ovattata, come fossi stata sott'acqua.
- Ashley, mi senti?!
Aprii gli occhi di colpo, mi tirai a sedere sul bordo del letto e guardai la sveglia sul mio comodino. Le sette e ventiquattro.
- Ashley!
Hannah entrò nella mia stanza spalancando la porta e facendola sbattere contro il muro.
Mi squadrò dalla testa ai piedi con fare scocciato.
- Ti giuro che prima o poi ti compro un apparecchio acustico. Alzati che fai tardi, altrimenti - concluse lei, uscendo dalla mia stanza con uno sbuffo di stizza.
Fu come se quelle parole mi avessero svegliata di colpo dal sonno che avevo in corpo sebbene potessi affermare di essere completamente sveglia.
Quella mattina avrei avuto, di lì a meno di un'ora, un colloquio di lavoro con quello che, con un po' di fortuna, sarebbe potuto diventare il mio capo.
Fino a quel momento avevo lavorato solo e unicamente in qualche bar o ristorante come cameriera e non avendo mai finito il liceo non avevo molta scelta tra i lavori che avrei potuto svolgere.
Qualche giorno prima, avevo visto appeso alla vetrina di un negozio un avviso in cui si affermava che un certo "Signor Cooper" cercava una donna delle pulizie per la sua villa, che avrebbe lavorato cinque ore al giorno fino alla fine dell'estate.
Per maggiori informazioni sui turni lavorativi era scritto di contattare il numero di quell'uomo e così io avevo fatto.
Erano otto mesi che avevo perso il lavoro dopo essere stata licenziata ed essere costantemente mantenuta dalla mia coinquilina, nonché migliore amica, Hannah non mi piaceva per niente. Mi sentivo sempre in difetto, in dovere di ripagarla in un modo o nell'altro ma non ne ero in grado e lei, per quanto mi volesse bene e avrebbe sempre cercato di aiutarmi, aveva bisogno di aiuto almeno per le bollette e, di conseguenza, era indispensabile che io cercassi lavoro.

Mi alzai dal letto e mi diressi verso l'armadio.
Non avrei dovuto indossare niente che avrebbe potuto far pensare di me che non fossi affidabile, ma neanche qualcosa di troppo formale.
Scelsi un jeans lungo attillato e una t-shirt rossa, indossai le mie scarpe Adidas bianche e, come ero solita fare, mi riempii le dita di anelli. Sarei pure potuta uscire in pigiama, ma mai senza i miei amati anelli.
Presi una con me una piccola borsa bianca a tracolla dall'attaccapanni e ci misi dentro cellulare e portafoglio, l'indispensabile per uscire.
Passai dalla cucina dove Hannah stava preparando il suo caffè macchiato, la salutai ed uscii senza fare colazione. Avevo lo stomaco sottosopra per l'ansia di fare brutta figura ed essere rifiutata per l'ennesima volta.

La casa in cui mi sarei dovuta dirigere era a meno di mezz'ora di macchina dal palazzo in cui abitavo da ormai quasi un anno e non potendoci arrivare a piedi presi la bici, il mio unico mezzo di trasporto.
Arrivai ansimante e con la fronte luccicante di sudore con esattamente due minuti d'anticipo rispetto all'orario in cui era stato fissato l'incontro.
Mi affrettai a suonare il campanello e alcuni istanti dopo un ragazzo dai folti capelli biondicci mi venne ad aprire. 
Era parecchio giovane, al massimo con una decina di anni più di me, e a prima impressione lo scambiai per il segretario o per il maggiordomo.
- Buongiorno, sono qui per il colloquio col Signor Cooper. Posso trovarlo nel suo ufficio? - chiesi sorridendo.
- Sono io il Signor Cooper.
La sua voce roca mi fece provare un brivido di freddo e mi si ghiacciò immediatamente il sangue nelle vene. Che figura di merda.
Non so per quale motivo, mi ero figurata l'immagine del signor Cooper come un riccone di mezza età. Quel ragazzo mi era sembrato troppo giovane per essere un uomo in grado di sopportare una tale importanza sulle proprie spalle.
- Non penso ci sarà bisogno di un colloquio visto che è l'unica che si è proposta per questo lavoro. Siete quasi automaticamente assunta.
Aprii la bocca ma non uscì nessun suono.
- Ha una settimana di prova e sabato le confermerò o meno la sua assunzione definitiva. Nel caso, lavorerete sei giorni a settimana (dal lunedì al sabato) per cinque ore al giorno, due di mattina e tre durante il pomeriggio. Tutto chiaro?
Avevo ascoltato il più attentamente possibile ma avevo capito solo metà delle parole che aveva detto; in ogni caso, sapevo già tutto quello che avevo sentito.
- Dovrebbe firmare un paio di fogli, quindi, se non le dispiace entrare... - aggiunse vedendomi immobile al mio posto ed incapace di proferire parola, come una bambina imbarazzata.
Si scostò di lato, lasciandomi lo spazio necessario per attraversare l'entrata, e così feci.
La villa mi apparve immensa. Si sviluppava su due piani; il piano inferiore era la zona giorno provvista di cucina e, probabilmente, il piano superiore era formato dalle camere da letto e l'ufficio del proprietario.

- I documenti sono già sul tavolo. Prenda pure tutto il tempo che le serve per leggerli e in caso ci fosse qualche clausola da discutere me lo dica pure.
Mi avvicinai al tavolo da pranzo che si trovava in mezzo all'open-space, lessi velocemente i tre fogli su cui avrei dovuto mettere la mia firma e senza pensarci scrissi con la penna nome e cognome. Li avevo passati in rassegna velocemente con lo sguardo ma se qualcuno mi avesse chiesto cosa ci fosse veramente scritto non avrei saputo elencare neanche un punto.
- Bene, inizia domani mattina. Si presenti alle nove e mezza. La prego di non ritardare, grazie.
- Assolutamente.
Lo salutai con una stretta di mano e gli sorrisi ma il mio gesto non venne ricambiato e del suo viso non si mosse una sola ruga.

Il mio capoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon