Capitolo 25

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Una volta arrivati all'accampamento, Laran entrò dalle grandi porte di legno fino ad addentrarsi nel cuore di quella città di tende, dove sapeva avrebbe trovato la sua e quella di suo padre.

Vide sventolare una bandiera rossa più in alto delle altre e frenò Mimir solo quando si trovò davanti alla familiare sagoma della tenda di Lin ed Elsi. Li chiamò a gran voce, scendendo da cavallo e portando con sé Sothis, esausto.

"Principe Laran!" Lin uscì di corsa e prese per un braccio Sothis, quando lo vide arrancare in avanti. "Vi stavamo aspettando da giorni! Non siete più tornati!". Anche Elsi era uscito dalla tenda ed era subito corso ad aiutare sua sorella per sorreggere Sothis.

"Sono sopraggiunte gravi difficoltà", spiegò ai suoi due umani. "Portate Sothis nella tenda e fatelo riposare. Dov'è mio padre?"

Il nysa però non lo lasciò andare. Si ancorò al suo avambraccio e lo strinse con forza. "Non devi andare da solo", gli disse, ma la sua voce era tenue e debole. "Dovresti potare qualcun altro con te davanti a Herian".

"Non ti reggi in piedi", gli ricordò Laran, stringendo a sua volta il braccio di Sothis per rassicurarlo. "Non preoccuparti. Almeno andrò a parlargli. Anche se non mi crederà subito, è meglio avvisarlo il prima possibile. Allora?" Chiese di nuovo agli umani. "Dov'è?"

"Non lo sappiamo, mio principe" rispose Lin. "Nessuno ci ha dato nessuna informazione riguardo a quello che sta per succedere. Ci hanno detto solo di preparare qui le tue cose insieme a quelle del re e della famiglia reale".

"Allora lo cercherò io. Sothis. Va' a riposarti. È un ordine".

"Ma ..."

"Non obbiettare. Per favore. Non puoi fare niente se non riesci a tenere gli occhi aperti".

Suo malgrado, Sothis dovette ubbidire. Lin ed Elsi lo portarono con calma nella loro tenda e Laran abbandonò Mimir lì da loro, sapendo che Elsi se ne sarebbe occupato, e si allontanò in fretta alla ricerca di suo padre.

Mentre camminava nella semi oscurità delle torce, non poteva non notare che c'era un gran trambusto nell'accampamento. Si preparavano all'assedio di Sais, si organizzavano per la battaglia.

Laran fece più in fretta. Se non avesse fermato il suo esercito si sarebbe consumata una carneficina.

Entrò nella tenda del padre, già aspettandosi di vederlo pronto, sul suo trono ligneo, con Ascalon in mano e i suoi feroci lupi già pronti alla battaglia. Invece non vide altro che i suoi due zii incombere sulle carte e sulle mappe davanti al grande tavolo da guerra ed  Erir era intento a osservare il trono, strofinandosi le mani con timore.

Dir alzò la testa dalle mappe. Aveva una pesante cotta di maglia d'oro ma non indossava ancora l'armatura. "Laran", lo chiamò quando lo vide entrare di corsa. "Sei tornato. Che cosa ti è successo?" Chiese poi, osservandolo dalla testa ai piedi e notando le sue vesti umani luride, bruciate e lacerate. "Herian aveva già predisposto per mandare qualcuno a cercarti".

"Dov'è il re?"

"È tornato a Olimpia" spiegò Dite. Diversamente da suo fratello, non era ancora armato. "Tonerà con Bia e un nuovo Tinia".

Un lungo brivido raggelante inchiodò Laran sul posto. "Cosa?" Chiese, allibito. Come poteva Bia dare il Tinia degli elfi neri al padre, trovando una scusa plausibile? "Non è possibile. Non deve usare quell'arma!"

I due fratelli si osservarono, corrucciando la fronte, mentre Erir si era voltato a guardare la scena. "Che cosa vuoi implicare, Laran?"

"So per certo due cose", disse con tutta la sua determinazione ai  due zii. "La prima è che se usiamo il Tinia contro le barriere di Sais, la magia delle protezioni della città finirà per ucciderci. La seconda è che il Tinia che Bia poterà con sé è frutto di un complotto. Non ci possiamo fidare di lui, né degli elfi".

I DUE RE  [BL]Where stories live. Discover now