Capitolo 3

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Tenere in mano il Tinia e gettarlo verso un raggio mortifero era stato meno difficile di questo

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Tenere in mano il Tinia e gettarlo verso un raggio mortifero era stato meno difficile di questo.

Il nysa – Sothis, doveva chiamarlo per nome – era una maledetta spina nel fianco. Laran non ci poteva credere: dopo giorni di completa privazione non solo riusciva a stare in piedi, ma poteva combattere e prendersi gioco di lui. Se quelle manette si fossero sciolte del tutto, sarebbero stati tutti morti, poteva leggerglielo negli occhi. Altro che potere del Lyris, questa creatura era la peggior cosa che avesse mai combattuto e nonostante tutto continuava a ridere!

Impugnò bene la spada e la fece roteare al meglio. Quando si scontrò con la lama avversaria la scheggiò all'istante e Sothis si fece indietro. Durlan era una spada antica e potente, il misero acciaio di una spada normale veniva distrutto dai suoi colpi. Sothis, non sembrò allarmarsi: i suoi successivi affondi, anche quando venivano parati, danneggiavano la sua arma in punti diversi che non riuscivano a distruggerla completamente. Come faceva a conoscere così bene un'arma che aveva rubato solo pochi minuti prima?

Laran arretrò, tra i bisbigli generali. Quello davvero non gli era mai successo, non da quando aveva cominciato a crescergli la barba. "Farmi sotto, eh?" Disse, a denti stretti, più a sé stesso che al suo avversario. Bene, vediamo se continua a fare lo sbruffone.

Cominciò quindi ad attaccare con il massimo della sua forza. Non aveva mai incontrato qualcuno che potesse competere con lui, non da quando era adulto. Lui e la sua spada erano una cosa sola e il loro attacco era impareggiabile. Ma quello che avrebbe spaventato chiunque metteva solo un po' in difficoltà questo Sothis, che si difendeva e basta. Voleva prendere tempo per poter usare la sua magia, ma Laran non glielo avrebbe permesso.

Continuò imperterrito il suo attacco, insostenibile e inesorabile, finché la spada avversaria non andò in frantumi. Il suo piccolo momento di vittoria fu effimero. Sothis era abbastanza vicino da torcergli la mano e fargli cadere Durlan, per poi lanciarla via con un calcio. Finirono a scontrarsi nella maniera più rozza e triviale: prendendosi a pungi.

Laran era un dio ma Sothis non mancava in forza sovrumana. Subiva i suoi attacchi, ma non si lasciava spezzare. Combatteva come qualcuno che era abituato a farlo per sopravvivere, che lottava con i denti e pugni. A un certo punto, troppo vicino, gli diede una testata, talmente forte da farlo arretrare.

Per un lungo attimo, Laran non vide nulla. Aveva sbagliato ad avvicinarsi così tanto a lui, quelle corna erano il maledetto motivo per cui Sothis si era voluto liberare della spada. Erano armi migliori di qualsiasi acciaio. Ora, la fronte gli pulsava, ai lati della testa era stato fregiato dalle corna e aveva il naso rotto. La bocca gli si riempì di sangue così come le tempie e i capelli. Dorato su dorato.

"Laran!" Evan chiamò il suo nome, pronta a soccorrerlo.

"Ferma dove sei!" Le intimò, pieno di vergogna e umiliazione. Non si sarebbe fatto aiutare da una donna! Tornò a Sothis, bruciante di rabbia. Mai, mai una volta era stato messo così tanto in ridicolo, e per giunta davanti a tutto l'esercito da un mago, per Rea, non sarebbero bastati secoli a cancellare quella macchia sulla sua reputazione. Doveva vincere quel duello a tutti i costi, o si sarebbe vergognato di sé stesso per tutta la sua vita immortale!

I DUE RE  [BL]Where stories live. Discover now