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Harry mi osservò per una manciata di secondi, giocherellando con gli anelli spessi che io amavo alla follia. Teneva le iridi chiare fisse nelle mie, irremovibili. "Guarda che hai frainteso." mi disse semplicemente, forse immaginando a cosa stessi pensando.
Alzai un sopracciglio e rimuginai su quella frase, senza però rispondere. Fu lui stesso, infatti, a continuare senza bisogno di un incoraggiamento. "È che prima non ho avuto il tempo di ribattere." riprese, passandosi la lingua sulle labbra in un gesto pensieroso. Lentamente stava riacquistando la sua espressione maliziosa. "Ti sbagli, sai?"
Inclinai leggermente il viso da un lato rielaborando le sue parole nella mente, cercando un'interpretazione che potesse soddisfarmi. A cosa si stava riferendo esattamente e dove voleva andare a parare?

"Se io lo volessi, saprei come farti cedere e lo sai bene." continuò lui lentamente, come per scandire ogni sillaba tagliente e beffarda. Non so spiegarvi la sensazione che attanagliò il mio stomaco, quel: "se io volessi" mi aveva fatto seccare la gola. La sua voce roca, il suo sguardo tagliente. Non poteva essere più eccitante di così. "Saprei anche come toglierti quel sorrisino dalla faccia piccola." aggiunse con la voce roca ad accompagnare ogni riflessione e con il respiro lento a distinguere i secondi che passavano.

Forse per la prima volta non riuscii a cogliere con successo il significato nascosto di quelle parole: non sapevo da che prospettiva guardarle, interiorizzarle, senza contare il fatto che lo avrei spogliato su quello scalino se avessi potuto.

"Però non vuoi farlo, giusto?" Domandai dopo qualche secondo, abbassando la voce ma mantenendo un tono deciso, volto ad insabbiare le mie reali intenzioni. Il condizionale che Harry aveva usato solo poco prima non poteva passare inosservato. "Quindi perché scomodarti a farmelo sapere?" Continuai mettendolo alla prova.

"E se noi due non fossimo seduti su uno scalino, fuori da un locale, non credo che mi avresti semplicemente riportata in hotel stasera." conclusi, riacquistando un po' di sicurezza man mano che le parole si susseguivano spontaneamente, seguendo un filo logico al quale non avevo nemmeno pensato con attenzione.

Mi voltai verso di lui ed inumidii le labbra, soffermandomi per un attimo sulla pelle del suo collo. "Harry, se vuoi qualcosa da me, dovrai chiedermelo espressamente." lo rimbeccai fiera.

Mi avvicinai a lui e poggiai le mie labbra sulle sue.
Fu un bacio innocente, una semplice carezza che forse durò troppo poco, nonostante mi sentissi già sopraffatta: non avevo provato ad insistere, ad approfondire quel gesto per la prima volta un po' più intimo durante quella sera, perché volevo valutare la reazione di Harry. Per quel motivo mi allontanai altrettanto lentamente rispetto a quando mi ero avvicinata, rimanendo a pochi centimetri da lui e aprendo di nuovo gli occhi, in modo da ritrovarmi sopraffatta da quelle iridi che mi stavano di fronte.
Non avevano cambiato espressione, come se quel bacio dovesse ancora esserci, ed io non sapevo come reagire perché, nonostante tutto, ero ancora incapace di gestire ciò che si svolgeva dentro di me ogni volta che ci baciavamo.
Poi Harry sorrise piano, continuando a guardarmi negli occhi. "Baci proprio come all'italiana." disse a bassa voce.
Non era quella la frase più adatta da riservare ad una nevrotica insicura come me. "Perché quante ne hai baciate di italiane per riconoscere così bene il tocco?!" Era assurdo come anche in quel caso, la mia mente riuscisse a giovare i peggiori scherzi. Non riuscivo a controllare le emozioni, né quelle gioiose né tanto meno quelle tristi.

"Si può sapere dove stai andando?"

Chiese Harry, mentre la sua mano bloccava il mio polso destro, impedendomi di allontanarmi anche solo di un altro passo.
Mi voltai con un'espressione ricca di rancore, che si inasprì nel momento in cui si scontrò con quella ancora sorridente del mio interlocutore: provai a liberarmi dalla sua stretta, ma sembrò solo di peggiorare le cose, dato che il braccio sinistro di Harry mi circondò la vita, come per contenermi.

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