Pane e latte

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«Quando ero piccolo festeggiavamo il Natale, era forse la festa più bella di tutto l’anno. Decoravamo un po’ la casa, come potevamo. Abbellivamo i vetri delle finestre con degli origami di carta bianca. Erano sagome di fiocchi di neve, sagome della Sacra Famiglia e dei Re Magi, che ricalcavamo da delle immagini prese da alcune riviste. E poi facevamo il presepe. Lo facevamo sotto la credenza, e le statuine erano fatte di gesso. La capanna era di legno e aggiungevamo la paglia e il muschio. Il muschio lo facevamo seccare prima di inserirlo nel presepe. E poi lo decoravamo anche con la neve finta, che era fatta con piccoli pezzettini di plastica, che somigliavano a dei coriandoli.
Mi ricordo che i miei suoceri facevano il presepe dentro ad un cassettone.
Non credevo in Babbo Natale, diciamo che ho sempre creduto di più in Gesù Bambino.
Qualche tradizione di famiglia… Più che tradizione, era qualcosa che succedeva ogni tanto: quando veniva il nonno Pietro a trovarci. Si fermava da noi a pranzo, e ogni volta mangiavamo qualcosa di diverso. Chiacchieravamo e stavamo tutti insieme in compagnia. Una volta, poverino, è caduto dalle scale di casa nostra, mentre stava uscendo, perché avevamo un gradino difettato verso la fine, ma fortunatamente non si è fatto niente di grave. Lui era preciso a mio padre, e gli volevo davvero molto bene.
Nelle occasioni speciali non invitavamo spesso a casa amici e parenti. Quando c’erano i pranzi di Natale o di Pasqua eravamo principalmente noi in famiglia: io, i miei genitori e i miei fratelli.
Giocavo spesso a carte con mio padre. A mia mamma non piaceva molto, non era tanto di queste cose. Non eravamo soliti ascoltare la musica tutti insieme, principalmente la ascoltavo da solo, anche perché mia mamma si stufava subito e mi diceva di spegnere il giradischi…
Sai, quando ero piccolo non si usava molto farsi i regali di compleanno, ma devo dire che alcuni regali li ho ricevuti, da bambino. Il più bello è stato un disco che mi aveva regalato la mamma, solo che non ricordo che disco fosse… forse era di Elvis Presley.
Non si facevano le feste di compleanno come quelle che si fanno adesso, si invitava a casa qualche familiare, ma niente di più. Ogni tanto, quando poteva, la mia mamma preparava la torta di pane, preparata con un po’ di latte e pezzetti di pane.
I dolci erano un bene di lusso, e solo i più ricchi li mangiavano. Per questo noi eravamo tutti magri!
Per il Capodanno ci facevamo gli auguri la sera dell’ultimo, e il primo giorno dell’anno nuovo andavamo a messa la mattina, poiché è festa. In seguito tornavamo a casa a pranzare normalmente in famiglia.
A Carnevale, invece, non mi travestivo perché avevo vergogna e non mi piaceva molto, anche se andavo alle sfilate dei carri. C’erano molti carri allegorici, e il Carnevale qui a Palazzolo veniva organizzato da tre persone, di cui due anziane: Fausto e Anna. Erano persone comuni, del paese, uno faceva l’idraulico e Anna aveva un’osteria.
La maggior parte dei costumi li confezionava la gente, oppure si utilizzavano dei vecchi vestiti. I costumi più in voga erano i pagliacci e le streghe. Durante la sfilata c’era la banda cittadina che accompagnava i carri dalla piazza fino a fare un giro per quasi tutto il paese»

NONNO Scriviamo la tua StoriaWhere stories live. Discover now