Pennino e calamaio

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«Quand'ero bambino non sono andato all'asilo. La scuola materna si trovava in Piazza, vicino al comune e, anche se era comunale, la gente diceva che fosse adatta ai bambini più agiati, e che fosse più utile per quelle famiglie che avevano tanti figli, con più di quattro o cinque figli.
Sono restato a casa fino ai sei anni, poi sono andato alla scuola elementare. Durante quegli anni giocavo e aiutavo la mamma a fare le faccende di casa. L'ho aiutata molto, soprattutto quando mia sorella Luigina si è sposata, tra i diciotto e i diciannove anni.

Il primo giorno di scuola mi ha accompagnato la mia mamma. Ho frequentato le scuole di Mura, a Palazzolo. Ora quell'edificio è diventato la biblioteca comunale. È sempre stato un gran bel palazzo, affacciato sul fiume Oglio.

Mi ricordo del mio maestro Locatelli, che era il figlio del bidello

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Mi ricordo del mio maestro Locatelli, che era il figlio del bidello. Una volta c'era un solo maestro per tutte le materie scolastiche.
A scuola ero nella norma, ero bravo al punto giusto. Ero vergognoso, un po' timido, avevo vergogna di tutto.
Quando andavo a prendere il pane il fornaio mi diceva: «Guarda chi c'è qua... il bambino che arrossisce!» e, ovviamente, diventavo tutto rosso. Anche i miei fratelli mi prendevano in giro per questo!
La mia classe era composta da soli bambini maschi, più o meno tutti dello stesso rango sociale, non avevo in classe bambini agiati. Due compagni di classe che mi ricordo bene sono Cesare e Mario, erano bravi a scuola ed erano molto buoni.
In classe ho legato quasi subito, essendo timido mi sono adattato facilmente e avvicinato piano piano a tutti i miei compagni. Per me eravamo o una quindicina o una ventina.
La mia classe era molto spaziosa, molto grande, e con i soffitti alti. I banchi erano di legno scuro e non erano piani come quelli di adesso, ma erano un po' inclinati e in fondo avevano una specie di mensolina, su cui poggiavano i libri. Usavamo il pennino e il calamaio, e la matita. La sera tardi, quando la scuola era chiusa, il bidello passava a riempire tutti i calamai con l'inchiostro nuovo. Nei banchi stavamo seduti a due a due, ed erano molto lunghi, più lunghi di un tavolo classico da cucina, perciò in due ci stavamo comodi.
La mia materia preferita era storia. La storia era basata sulle date degli avvenimenti più importanti e sulle vite dei grandi statisti e dei grandi sovrani. Ci facevano studiare Hitler e Stalin, per esempio. Era una materia difficile. Studiavamo tanto la storia attuale del tempo, studiavamo i grandi personaggi della nostra epoca. Io avevo una discreta memoria con le date.
Non mi piaceva disegnare, neanche un po'! I miei fratelli erano molto bravi, invece. Mio fratello Angelo era molto bravo a fare i disegni, mentre mio fratello Gigi è diventato un pittore.

Ti ho raccontato tante fiabe, quand'eri bambina, ed erano le stesse che hanno raccontato a me. La piccola fiammiferaia è forse la mia storia preferita, è una fiaba che tocca molto, triste ed emozionate. Quando anche l'ultimo fiammifero si spegne, la nonna della piccola fiammiferaia si materializza di fronte a lei e la porta in cielo.
Poi mi ricordo Pinocchio e Cenerentola. Ho letto tanto anche Cuore, di De Amicis, del quale mi ricordo bene il racconto mensile della piccola vedetta lombarda.
Di poesie ne studiavo molte. Mi ricordo di aver studiato Il passero solitario di Giacomo Leopardi, La cavallina storna di Pascoli, La pioggia nel pineto di D'Annunzio e L'infinito, sempre di Leopardi. Ovviamente ora a memoria non ne ricordo nessuna di queste!

Qualcuno che mi aiutava a fare i compiti? Il mio compagno di classe Piero. Ogni tanto veniva a casa mia e mi aiutava a fare i compiti. Io facevo fatica quasi in tutto, ma soprattutto in grammatica, che era una materia molto difficile ma anche molto importante.
A scuola non ho mai avuto un migliore amico, diciamo che andavo d'accordo con tutti e in classe eravamo tutti abbastanza uniti»

NONNO Scriviamo la tua StoriaWhere stories live. Discover now