chapter 35

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Il vento fresco sfiorava leggermente la mia pelle calda che a contatto con questo leggero contrasto rabbrividiva leggermente. Le dita della mia mano arrotolava a sé quei sottili fili d'erba accanto a me giocherellando per qualche minuto per poi strapparle dal terreno con piccolo sforzo. Gli eroi non fanno questo. Continuavo a ripetermi. Gli eroi non fanno queste scenette da teatro. Mi dicevo e avevo ragione. Gli eroi non hanno tempo per queste cazzate. Ripeteva quella vocina nella testa. Gli eroi non soffrono, non cercano la felicità perché è un lusso di cui non si può permettere. Ma io ho cercato quel lusso, lo pretendevo come pretendevo di essere un eroe. Ho preteso di essere la prima a smontare questo pregiudizio, ma non era un pregiudizio, era una regola. Vuoi essere un eroe? Preparati a vivere il resto dei tuoi giorni solo cercando di convivere con i tuoi demoni. Non ti piace la condizione? Allora stai solo giocando a fare l'eroe e tutti sanno che il gioco è bello se dura poco. Ma se il gioco non si ferma qualcuno si farà male e anche se lo allontani continuerà comunque a farsi male fino a morire. È tutto come un contratto. Tutti lo firmano ma nessuno lo legge. E un giorno di troverai incastrato in una ingiustizia che non potrai risolvere perché...Oh c'è la tua firma che acconsente, se non ti va bene puoi pure girare i tacchi e uscire. Nel caso dell'eroe però nessuno ne esce definitivamente. Non si può ricominciare una nuova vita senza convivere con la vecchia. Io da che parte sono? Sono un eroe che rispetta il contratto o sto solo giocando mentre il resto delle persone si fa male per colpa mia perché il poco tempo del gioco è stato superato? In ogni caso, anche il tempo della mia solitudine filosofica era terminato. La zia si sedette pesantemente accanto a me sull'erba umida e il terriccio secco. Voltai il capo nella sua direzione e per un momento vidi l'immagine di Pietro. Strizzai leggermente gli occhi girandomi dall'altra parte prendendo coraggio per aprirli di nuovo. «è per caso un insulto questo?» chiese lei con il suo solito sorriso in faccia. Sorrisi leggermente anche io, ma non per la frase, ma per come sapesse prendere qualsiasi situazione alla leggera per nascondere la gravità del problema. «No, no. Sono solo...Confusa» risposi io. Lei annuì spostando il suo sguardo sull'orizzonte. «Ti va di dirmi cosa ti passa nella testa?» chiese lei. Scossi la testa in segno di no. Lei annuì leggermente senza spostare il suo sguardo. Una delle cose che adoravo del nostro rapporto è che nessuna delle due insisteva su un argomento se l'altra non voleva parlarne. «Sai» iniziò lei «assomigli molto a tua madre» continuò. Voltai il mio sguardo su di lei, ma il suo rimase fisso sull'orizzonte. «E non solo fisicamente» disse lei sorridendo e voltando il capo verso di me. Sorrisi anche io. «Lei era una donna determinata, divertente e forte. Era anche molto intelligente ma mai come tuo padre.» disse ridendo «A volte diceva cose che solo lui capiva» continuò. Risi anch'io al pensiero. «Beh forse sarebbe andato d'accordo con Tony» dissi «Assolutamente. Ma credo che avrebbe preferito parlare con una cervellona come te» rispose «é per caso un insulto questo?» dissi con finta faccia offesa. Lei in risposta rise, poi disse «Sarebbero fieri di te» con tono più serio. «E per cosa?» chiesi io «Per tutto» disse soltanto. Calò il silenzio, non so bene per quanto ma abbastanza da far riflettere la mia seguente risposta: «No, non sarebbero fieri di ciò che sono diventata» « No, non è così...» La interruppi «È così cazzo. Volete farmi credere che questo sia giusto, che era così che doveva andare, che ora dovevo trasformarlo in un dono per aiutare la gente» mi fermai per qualche minuto per pensare bene a cosa dire dopo «Mi dici che loro sarebbero fieri di me come se io avessi fatto qualcosa.» Lei abbassò lo sguardo dispiaciuta, pentita di ciò che aveva detto probabilmente, ma non mi bastava. Avevo ancora altro da dire. «Un ragazzo di Sokovia si è prestato insieme alla sua gemella per gli esperimenti dell'Hydra. Lui aveva la supervelocità ma non è riuscito a correre abbastanza ed è morto pieno di proiettili.» dissi riferendomi a... «Pietro...» uscì dalle labbra di zia Zora.Io annuì « Ma la cosa anche mi fa incazzare di più è che ha dovuto correre per salvare me, così come hanno fatto i miei genitori. Tua sorella è morta a causa mia» dissi io «Mia sorella è morta per colpa dell'Hydra» controbatté lei stringendo i denti «Che l'aveva cercata per trovare me» dissi io. Sembravo una pazza. «Nella casa in campagna di Tony, nel bagno, io l'ho visto» dissi io, lei alzò un sopracciglio «Ho visto Pietro. Era morto questo si vedeva ma era diverso dall'ultima volta che avevo visto il suo cadavere. I proiettili erano negli stessi posti ma la sua pelle era più pallida, i suoi occhi erano bianchi privi di umanità.» le lacrime erano ormai scese al suo ricordo ma dovevo continuare a parlare « La notte lo sognai nuovamente ma non era solo, eravamo in una stanza di specchi e ho visto il mio riflesso...morire. Ero diventata come lui, e non solo io ma anche chi volevo bene e amavo.» continuai ormai tra i singhiozzi e i brividi al pensiero. «È come se io fossi diventata lui. È come se ci fossero due finali, o muoio io o muore chi è accanto a me e sta a me prendere la decisione ma lo devo fare in fretta perché più tempo ci metto più persone muoiono.» conclusi io finendo tra le braccia di mia zia che mi accarezzava dolcemente i capelli dicendomi che andava tutto bene e che non esiste solo il bianco e il nero ma ci sono centinaia di migliaia di sfumature tra essi e così sarebbe stato per il mio finale. Cercavo di convincermi ma sentivo per certo che non era così nel mio caso e così ritornò il pensiero al contratto e alle condizioni e a ciò che accadeva per ogni decisione presa. Poi lo vidi. Era lontano circa dieci metri da noi e mi guardava con quella sua solita aria morta per poi sparire. Zia Zora non se ne era accorta e forse era meglio così. Pietro era una questione che dovevo risolvere da sola ma avevo bisogno che qualcuno ascoltasse la mia storia, che mi togliesse l'acqua dai polmoni dopo aver passato troppo tempo ad ingoiare acqua affogando e cadendo sempre più giù.

Bastardi a mano armata ||Natasha Romanoff Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang