chapter 3

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Sono passati
3 giorni dall'accaduto;
72 ore da quel sospiro;
259.200 secondi da...quella che doveva farsi chiamare 'festa'.

Tony non so perché ma andò in carcere da quel tipo, che si scoprì chiamare Ivan Vak, per sapere maggiori informazioni sul reattore.
Io invece mi trovavo lì. Nel laboratorio. Non so perché, ma so solo che dovevo andare lì. Non ci sono mai andata senza Tony. E in quel momento senza di lui questo posto sembrava vuoto. È questo quello che avrei provato quando lui non ci sarà? Voi penserete: 'perche pensare al peggio'. Perché mi hanno insegnato che se pensi al peggio, quando il peggio arriverà non ti sembrerà il peggio. E in più non credo alle favole che ti raccontano i genitori prima di andare a letto, o ai film della Disney dove vissero tutti felici e contenti. Cercando di lasciar stare questi pensieri mi dedicai a quello che sapevo fare meglio: costruire. Ma quella volta stavo costruendo una tuta...e delle armi. Volevo fare vedere al mondo che anche io sono forte, volevo fare vedere a Stark che se dovrà morire, morirà in pace sapendo che Sheila Stark sa come cavarsela. Si. Ho detto Sheila Stark. Perché noi due abbiamo un legame talmente forte da essere indistruttibile. Come quello di un fratello e una sorella. Per me lui è un fratello. E io per lui sono una sorella. E se proprio un giorno dovrei avere un cognome voglio quello degli Stark. Misi la canzone che usava sempre Stark, quella degli AC/DC, Black in back. Devo dire che era roba che spaccava.

Avevo finito giusto un paio di armi, le altre dovevo vedere se funzionavano ma di certo non qui. Stark lo avrebbe notato al suo ritorno. E poi dato che era sera ho preferito lasciare stare per andare a mangiare qualcosa. Vado in cucina e indovinate chi trovo?
"oh salve signora Sheila" disse la figura femminile dinanzi ai miei occhi
Si proprio lei.
Ogni volta che la vedevo mi bloccavo, attraversavo un momento di shock, e il panico prendeva possesso del mio corpo. Perché? Perché ogni volta che la vedevo avevo il timore che lei avesse scoperto chi sono, da dove provengo, dove sono cresciuta...e che magari mi possa uccidere per poi dire missione compiuta. Si lo so sono paranoica. Ma vi assicuro che se voi fosse cresciuti dove sono cresciuta io, la paranoia è la tua ombra, solo che ti segue anche di notte, nel buio e non sparisce mai.
" signorina Sheila tutto bene?" chiese lei un po' preoccupata. Io ripetevo a me stessa che era una preoccupazione falsa, che non le importava davvero di me, eppure sembrava così sincero il suo tono di voce.
" Oh sisi tutto bene"
silenzio. Era quello che c'era tra me e lei. Un muro che ci divideva. Una barriera. Arrivava una domanda, poi la risposta e poi silenzio. Non c'era una vera e propria conversazione. Molte volte il silenzio può essere la miglior cosa che ci capita, altre la peggiore, altre volte ancora il silenzio assume il sinonimo di timidezza. Il silenzio può essere visto in tanti modi  diversi in base  al proprio contesto, e a come si interpetra la cosa.
" Natasha per caso sai quando tornerà il signor Stark?" chiesi io. Non so perché ma volevo continuare la conversazione, forse perché così non avrebbe destato sospetto se ci fossimo legate di più.
" credo che tra un quarto d'ora sarà qui" rispose  lei con quel sorriso magnifico e con quella sua sensuale voce che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi qualunque uomo, e forse anche qualche donna. Chissà se ha fatto qualche missione in cui doveva sedurre una donna, e chissà se le fosse piaciuta l'idea.
"Allora raccontami un po' di te, Natasha." Ero ostinata. Ostinata a vedere qual era il suo limite. Se prima avevo panico quando la vedevo, ora, in questo esatto momento avevo solo voglia di vedere fin dove si sarebbe spinta.
" Non c'è molto da sapere su di me" rispose lei con tranquillità mentre io annuivo cercando il suo nome si Google.
" oh qua dice che ha fatto la modella e che sa parlare molte lingue:russo, francese, italiano e latino, chi lo parla il latino?"
" nessuno è una lingua morta" rispose lei sorridendo.
Una lingua morta. Eppure le scuole in particolare quelle europee, si ostinano a farla studiare ai propri alunni. Perché? Perché da essa derivano molte altre lingue? Per sapere la storia della nostra lingua? Forse. Ma nonostante questo rimane comunque una lingua morta. Forse dopo tutto chi fa la storia viene ricordato anche dopo la sua morte.
"già..."
Silenzio. Di nuovo.
Ma questa volta a spezzare il silenzio fu lei.
" invece mi racconti di lei..."
'Mi racconti di lei' cosa avrei dovuto dirle se nemmeno io sapevo gran parte della mia storia, e non conoscevo ancora me stessa.
" neache su di me c'è molto da sapere, mi sono trasferita qui in america con i miei genitori a tre anni, poi loro morirono in un incidente  a 5 anni, venni affidata a un orfanotrofio fino ai 18 anni, cercai di trovarmi un lavoro per mantenermi, poi a due anni dopo incontrai il signor Stark e decise di portarmi con sé, dicendo che aveva bisogno del “mio grande ingenio.”"
Mentii. Ma non su tutto. È vero mi ero trasferita ma non dalla Russia all'America, cambiai solo città. Ci trasferimmo in Sokovia. A 3 anni i miei non sono morti a causa di un incidente stradale, morirono a causa dell' Hydra.
" oh mi dispiace molto" ci era cascata. Lo percepivo dai suoi occhi. Era dispiaciuta davvero.
In quel preciso momento entrò Stark.
Si lamentava perché domani era il suo compleanno e la sera ci sarebbe stata una festa, ma lui avrebbe preferito andare in Italia, con Pepper, ma la sua risposta era sempre no. Oh Pepper, credimi se sapessi quello che so io, accetteresti subito la proposta.

Ero nel laboratorio di Tony. Mi aveva detto che forse domani sarebbe stato il suo ultimo compleanno. Non gli rimaneva molto. Cosa potevo dire? Cosa potevo fare? Erano queste le frasi che mi rimbombavano in testa. Mancavano 4 minuti al suo compleanno, a quel fatidico giorno.

23:57
3 minuti
180 secondi
Trovai una foto mia e di Stark incorniciata.
23:58
2 minuti
120 secondi
Sentivo gli occhi umidi.
23:59
1 minuto
60 secondi
La prima lacrima scese lungo la guancia per poi cadere nel pavimento freddo sparendo dal nulla.
00:00
Auguri.

Bastardi a mano armata ||Natasha Romanoff Место, где живут истории. Откройте их для себя