22. Scale mobili (parte seconda)

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Come, break me down
I'm not running from you
What if,
I wanted to break
What if
If...

The Kill (Bury Me) - Thirty Seconds to Mars


«Andiamo

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«Andiamo.»

Io e Emily ci immettemmo nel corridoio principale della galleria del centro commerciale.

«Lo vedi?» l'impellenza nella mia voce era graffiante.

«No» l'agitazione nella sua, altrettanto. «Porta un cappellino rosso con la visiera e un logo bianco al centro, probabilmente se lo è tolto e non lo ritrovo più...»

Continuammo a camminare tra la folla che si apprestava a raggiungere i ristoranti, come noi, ora che i negozi si appropinquavano alla chiusura.

Avevo un piano.

Prima di tutto, fingerci ignare di essere seguite.

«Guarda che bel costume» Emily si avvicinò alla vetrina indicando l'indumento colorato ed eccentrico. Quasi mi venne da ridere, per la forzatura nel suo tono squillante.

Seconda di poi, accertarsi che il nostro pedinatore continuasse a seguirci.

Emily intrecciò il braccio al mio e mi avvicinò a sé. Chinai il capo e feci ciò che mi aveva insegnato Ivan, settimane indietro, per controllare lo spazio che mi circondava e individuare possibili sguardi insistenti, mentre la bionda mi faceva da scudo con la figura slanciata.

«Qualcuno ci sta fissando... ma c'è troppa gente, non possiamo essere sicure che sia lui

Terzo, portarlo allo scoperto.

Eravamo al centro esatto della corte interna, sotto le luci abbaglianti delle decorazioni luminose appese al soffitto; intorno a noi vi era una calca di persone affamate.

«Andiamo al piano superiore, qui non c'è niente che mi va...» recitò diligentemente Emily, calatasi nella parte.

Io non ero in grado di recitare. Lei sì.

Le scale mobili si ergevano nel mezzo della corte del centro commerciale. Vi erano due file parallele connesse da un corrimano comunicante rivestito di una plastica nera e spessa. Una direzione saliva e l'altra scendeva.

Ottimo.

Le scale erano affollate ma non troppo. Perfetto.

Salimmo sui gradini e ci facemmo condurre al piano superiore dove si trovava la corte ristoro. 

Una volta giunti a destinazione ci fermammo accanto alla balaustra e ci mettemmo a leggere i nomi dei ristoranti, stravaganti ed esotici, sulla lavagna. Avrei riso se avessi effettivamente letto le stupidaggini commerciali riportate come descrizione.

Black Moon ~ Il peso della SperanzaWhere stories live. Discover now