CAPITOLO 8

17.2K 402 112
                                    


ISABELLE 

Un'emicrania lancinante mi fa stringere gli occhi dal dolore, mi porto due dita alle tempie massaggiandole per cercare di calmare le pulsazioni a non sembra funzionare, oh Dio, ieri sera ho decisamente esagerato e la parte forse positiva è che non ricordo assolutamente nulla, se non che ho finito una bottiglia intera di vodka o forte whisky, ecco non ricordo nemmeno quello!

Mi metto a sedere passandomi le mani sul viso incrostato dal trucco di ieri sera, faccio persino fatica ad aprire gli occhi, con fatica faccio per alzarmi ma un dolore assurdo in mezzo alle gambe mi fa gemere dolorante, sto uno schifo; ci riprovo una seconda volta e finalmente riesco ad alzarmi così con passo lento mi avvicino ad uno specchio verticale attaccato al muro per vedere in che condizioni orrende sono e non appena incontro il mio riflesso sgrano gli occhi inorridita. Ho i capelli tutti spettinati che assomigliano molto ad un nido d'uccelli, il mascara colato, le labbra gonfie e arrossate, il viso pallido come un lenzuolo, ma rimango sconcertata nel notare che indosso solamente una maglia di almeno tre taglie in più se non di più.

Mi guardo di scatto intorno faticando a riconoscere dove sono, le pareti blu chiaro, scaffali con qualche coppa, un letto ad una piazza e mezza completamente sfatto e una piccola scrivania occupata da una miriade di libri.

ODDIO NO!

Ditemi che non sono andata a letto con un liceale, vi prego angeli custodi che mi guardate da lassù, ditemi che non ho fatto sesso con un ragazzino, non questo vi scongiuro.

Quando sento la serratura della porta scattare mi giro di scatto e subito tiro un sospiro di sollievo, per dieci secondi mi tranquillizzo, dopo sgrano gli occhi sbiancando: questo è ancora peggio cazzo!

Un Marcus in tuta con un sorriso a trentadue denti e un vassoio con la colazione entra in camera e, quando vede che sono sveglia, mi rivolge un sorriso gentile e tenero dei suoi anche se non appena nota la mia espressione scioccata aggrotta lo sguardo. <<Buongiono.>> Esordisce dolce poggiando il vassoio in legno sul letto, per poi venirmi vicino e poggiarmi un dolce bacio sulla fronte, io immediatamente mi irrigidisco per il gesto anche fin troppo intimo e lui lo nota allontanandosi quasi subito imbarazzato.

Ditemi che non è successo, ve lo chiedo in ginocchio.

<<Cosa ci faccio qui?>> Domando subito aprendo le braccia e indicando l'ambiente circostante, da che ero al locale a che mi trovo in camera sua, o almeno credo sia la sua visto che sembra più la stanza di un liceale, si gratta la nuca esitante cercando le parole giuste, e più passa il tempo più mi sento mancare l'aria.

<<Ie-ieri sera sono successe parecchie cose.>> Balbetta mentre io mi avvicino al vassoio con il cibo che a portato per prendere il bicchiere d'acqua e la compressa per l'emicrania che mi sta lentamente uccidendo da dentro, la butto giù con l'acqua di colpo per poi scolarmi tutto il bicchiere d'acqua come se non bevessi da giorni. <<Cosa intendi?>> E' in visibile difficoltà ma non mi interessa, devo sapere per filo e per segno cosa è successo stanotte, a costo di rimanere qui tutto il giorno, mi scruta da testa a piedi perso tra i suoi pensieri ed io gli lascio il tempo di ragionare, quando per poco non mi strozzo con l'acqua quando risponde.

<<Ieri sera ti sei chiusa in bagno con un uomo e, quando a fine serata ho fatto il giro per controllare che tutto fosse a posto ti ho trovata lì svenuta per terra.>> Secco, diretto, una bastonata dietro alla schiena, mi ero ripromessa che non sarei mai andata a letto con un cliente, è un casino, un enorme, gigante casino, anche se lui sembra la persona più tranquilla di questo mondo.

Senza dire più una parola intercetto con lo sguardo i miei vestiti a terra così li prendo e inizio a rivestirmi fregandomene della sua presenza, tanto ormai avrà già visto tutto, eppure quando mi tolgo la sua maglia si volta immediatamente dandomi la scuota, certo che è proprio strano. <<Aspetta, parliamo un attimo.>> Mi chiede mentre io mi infilo di nuovo i leggins e il corsetto in fretta e furia, lancio uno sguardo all'orologio attaccato al muro e per poco non perdo un battito quando vedo che sono quasi le nove, tra venti minuti devo essere a lavoro se no mi ammazzano. <<Non ho tempo, ci sentiamo ok?>> Magari mai più ok?

Sick attraction 1Where stories live. Discover now