CAPITOLO 6

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ISABELLE

12/ 09

C'è un giorno che tutti noi vorremmo non arrivasse mai, quel giorno che ogni anno ti investe e tu non puoi far altro che lasciarti travolgere dalla valanga di emozioni e ricordi che porta con sè, fa male, è inevitabile che faccia soffrire e anche se ti opponi alla fine perdi quindi è meglio non sprecare forze inutilmente, bisogna lasciare che avvenga e che come è arrivato se ne vada. Ecco, questo è ciò che faccio.

Incasso il colpo e rimargino ferita da sola, la vita è così tanto bella quanto dolorosa ma fa tutto parte del gioco quindi prima ce ne rendiamo conto prima riusciremo a viverla al massimo; ci ho messo anni per costruirmi questo mio modus operandi e non è stato per niente facile, riuscire a soffocare il dolore per continuare a sorridere, è praticamente impossibile eppure io ci sono riuscita, contro di questa cosa?

Finisci per non sentire più il dolore, non sai più cosa voglia dire soffrire così ti crogioli nella tua effimera allegria opprimendo ogni sentimento negativo, sono consapevole che è sbagliato come comportamento, sfogarsi, liberarsi, quello è un modo giusto di attraversare il male, ma io non sono mai stata abbastanza coraggiosa dal chiedere aiuto, dall'appoggiarmi a qualcuno quando stavo male oppure scoppiare in un lungo pianto liberatorio giusto per sfogare ogni sorta di sofferenza, ecco queste sono tutte cose che io non ho mai avuto le palle di fare; ho sempre continuato a opprimere tutto e a mantenere la mia promessa:

non verserò mai più una lacrima per nessuno, perchè certe volte non c'è lacrima più letale di un sorriso finto.

Mi infilo un pantalone della tuta e una felpa a caso, le solite Converse, un filo di mascara giusto per essere più presentabile e i capelli raccolti in una crocchia disordinata; scendo di sotto, la casa è inondata da un silenzio assordante, le ragazze sanno bene che giorno è oggi e ogni volta che capita questo giorno tendono sempre a lasciarmi i miei spazi ed io gliene sono grata, riescono a capirmi alla perfezione ormai e sanno quando l'unica cosa di cui ho bisogno è il silenzio, stare sola e riflettere, riflettere tanto.

Le saluto con uno dei miei soliti sorrisi e loro subito ricambiano mentre sono intente a fare colazione, ogni volta che arriva questo giorno però a me si chiude lo stomaco così senza troppi giri di parole esco di casa e monto in moto, sfreccio sull'asfalto bagnato, stanotte deve aver piovuto e anche molto a giudicare dalle pozzanghere sparse qua e là per la strada.

Dopo nemmeno mezz'ora fermo la moto davanti a quel cancello enorme in metallo e, con il casco in mano, lo oltrepasso addentrandomi nel cimitero, l'unico rumore che si sente è lo scrocchiare dei sassolini sotto le mie scarpe, il silenzio governa questo reame eppure io sento tutte le voci, tutte i bisbigli delle anime defunte, i pianti dei parenti sofferenti e il rammarico che provano quelle stesse anime nei confronti di quest'ultimi.

Dopo nemmeno due minuti eccola, la lapide in marmo raffinato dove ci sono le loro due foto, i loro nomi e una data, sfioro con i polpastrelli la foto sorridente di mia madre: il sorriso l'ho preso da lei, ricordo ancora quando da piccola correvo a trovare la nonna e lei strizzandomi le guanciotte paffutelle mi diceva "Quando sorridi brilli nipotina, proprio come tua madre", il viso dai tratti delicati e la pelle morbida e bianca come la neve, i capelli cioccolato lunghi proprio come i miei e due occhi verdi dalle striature grigie che luccicavano ogni volta che vedevano papà, lui invece ricordo ancora quanto fosse rilassante accarezzargli i capelli castani e setosi, quando ci sdraiavamo sul divano ricordo che gli passavo le manine tozze tra i capelli e lui se lo lasciava fare fino a quando poi non mi addormetavo, occhi castani e un viso sempre allegro, penso che da lui ho ereditato il carattere forte e astuto e la passione per il disegno e per i motori; il loro era un'amore di quelli che si sognano, uno di quelli che si vedono solo nei film, dopo vent'anni di matrimonio di amavano ancora come quando erano adolescenti, lui le portava una rosa ogni giorno e lei lo ringraziava con un dolce e significativo bacio, da piccola volevo un'amore come il loro, poi però crescendo ti rendi conto che ormai di amori così genuini non ne esistono più.

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