CAPITOLO 1

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ISABELLE

Si dice che nella vita poche volte si è veramente felici ma soprattutto consapevoli di esserlo, in pochi hanno veramente la fortuna di riuscire a viversi veramente quegli istanti di allegria ed io, non per essere in qualche modo modesta o egocentrica, ma posso dire di avere questa fortuna. Vivo al massimo ed è ciò che un po' tutti dovremmo fare visto che la vita è a suo modo il regalo migliore che possa esistere.

Solo chi ha rischiato di vedere spegnersi quella luce, può sapere quanto sia bella la vita.

Io sono di questa filosofia, e per quanto io mi vanti di essere una persona sempre positiva e allegra, vorrei tanto non aver visto ciò che vide quella piccola bambina di otto anni, vorrei tanto non aver dovuto sentire ciò che ha sentito quella acerba creatura, vorrei tanto non esser stata io quella piccola bimba dai capelli mori.

Quella fragile bambina di appena otto anni che ha visto spegnersi davanti ai suoi occhioni cerulei e vivi, i propri genitori, che ha rischiato di non farcela come loro, ma che in qualche modo è riuscita a salvarsi.

Chiamata da tanti una piccola guerriera quando invece di coraggioso e forte non ha veramente nulla.

Mi infilo una maglia a maniche corte a caso tirata fuori dal cassetto quasi ad occhi chiusi visto che sto letteralmente dormendo in piedi, indosso un paio di jeans e le Converse consumate e rovinate dal tempo e da tutte le volte che le ho messe; sono la cosa più comoda che esista e poi dai, ammettiamolo, stanno bene con qualsiasi cosa alla fine.

Scendo praticamente strisciando le scale, stamani la mia voglia di alzarmi e iniziare una nuova giornata sembra essersi nascosta da qualche parte a mia insaputa visto che il mio corpo non risponde agli impulsi che gli manda il mio cervello, sono distrutta, fisicamente parlando, visto che ieri ho passato il pomeriggio in palestra per smaltire parte della montagna di Donat's che ho ingerito a colazione l'altra mattina.

Ho le gambe letteralmente andate, mi fanno un male cane, per non parlare delle pulsazioni insistenti che mi mandano gli addominali, dovrei andare più spesso in palestra almeno non mi ridurrei a questa stregua ma con tutti gli impegni che ho non riesco a mandare avanti nessun hobby. Entro in cucina assottigliando lo sguardo per non bruciarmi la retina con la luce del Sole che filtra attraverso le finestre, e mi lascio cadere sul primo sgabello della penisola in marmo bianco con le striature nere, è congelata ma al mio viso spiattellato sopra non sembra importare visto che richiudo gli occhi cercando di rincorrere Morfeo per tornare nel mondo dei sogni. <<Amica mia, questa mattina sei fresca come un fiorellino.>> Mi informa con fare sarcastico la mia coinquilina nonchè migliore amica Martina, senza aprire gli occhi ne staccare il viso dal marmo freddo, alzo la mano graziandola della visione del mio dito medio già di prima mattina e lei in risposta sghignazza divertita. Conviviamo ormai dai tempi del liceo, ci conosciamo da quando avevo dieci anni e praticamente siamo cresciute insieme, i suoi genitori mi hanno cresciuta come una seconda figlia ed io ho sempre riposto in loro un bene infinito; abbiamo frequentato lo stesso liceo ma due college differenti infatti per quattro anni ci siamo dovute dividere, lei ha frequentato Yale a New Haven mentre io Harvard a Cambridge, un'ora e mezza di distanza con il treno ma in ogni caso anche se ci siamo viste poco ci tenevamo sempre in contatto via Skype. E' una ragazza apposto, dal carattere testardo e gioioso, i capelli corti di un nero cenere, il corpo a clessidra, due occhi scuri, i lineamenti ben squadrati e un sorriso brillante. Finiti gli studi siamo tornate a Miami e abbiamo comprato un appartamento insieme a...

<<Stai veramente uno schifo.>> <<Concordo.>> Marisol e Sofia, eccole. Le ho conosciute al college e abbiamo praticamente legato istantaneamente, due teste calde che ne combinano di tutti i colori ma che ti fanno piangere dalle risate, siamo un quartetto pazzesco, loro due farebbero festa h24, Martina idem ed io pure; ho passato l'intera adolescenza sui libri e sinceramente all'età di ventiquattro anni non ho tanta voglia di rimanere in casa a poltrire sul divano a piangermi addosso. <<Grazie ragazze, non l'avevo notato.>> Mormoro ironica mentre dopo una buona mezz'ora tiro su la testa dal bancone della cucina, si siedono tutte e tre affianco a me, chi con la ciotola di latte e i cereali, chi con biscotti e cappuccino e chi con ciambelle glassate e succo, io invece opto per un bel caffè lungo come il Nilo per svegliarmi meglio e una merendina proteica con scaglie di cioccolato. Non mi appesantisco mai troppo la mattina se no non riesco nemmeno a camminare, mentre loro invece si mangiano qualsiasi cosa, a volte sembrano ancora delle bambine.

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