capitolo 11

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gli allenamenti ormai erano finiti: io e altri ragazzi affiancati dalle proprio compagne eravamo riuniti per organizzare la serata, "andiamo a mangiare un piazza e poi subito al pub" domandò Kepa al quale fu immediatamente arrivata un'affermazione da parte di ognuno.
mentre i calciatori e le loro ragazze continuavano a parlare sentii delle dita lunghe, affusolate e calorose sfiorare la mie; mi voltai e vidii Kai che mi minimò un "seguimi" per non farsi sentire dagli altri; lasciai il cerchio, che era venutosi a creare, lentamente cercando di fare il minor rumore possibile: "dove andiamo?" chiesi io al tedesco quando arrivammo vicino a un muretto, abbastanza distanti dagli altri.
lui si sedette ignorando completamente il mio quesito, "siediti" mi disse solo, feci come richiesto, mi misi a pochi centimetri da lui e mi voltai nella sua direzione con sguardo interrogativo "fammi parlare, senza interrompermi, ti prego" iniziò lui guardando ovunque tranne che verso di me "scusami, per tutto, scusami per il dolore che ti ho creato, vorrei provare ad esserti amico, dammi questa opportunità, sii mia amica" mi voltai, incrociando i nostri occhi verdi, un mix di emozioni si creo dentro di me "va bene, però hai solo un opportunità Havertz", lui si limitò a sorridere; scese dal muretto e istintivamente mi prese per i fianchi, contatto al quale il mio stomaco non riuscì a trattenersi, un vortice di farfalle si fece spazio nella mia pancia e mille brividi si posarono sulla mia pelle, il riccioluto si accorse subito di questa mia reazione "hai freddo" mi domandò lui "no" risposi semplicemente tornando poi dagli altri.
***
eravamo nel pub da una mezz'ora, la musica rimbombava rumorosa e le luci creavano un forte giramento alla testa; "che volete da bere" ci domando Pulisic che, accompagnato dalla propria ragazza, andò a procurare, a lui, e a noi, l'alcol per l'intera serata, come la prima serata che vidi Kai; andai al bancone, presi la vodka alla pesca e fragola e iniziai a bere, un bicchiere, poi arrivò il secondo, il terzo, il quarto e così via, questa volta però non mi ero fermata al decimo; tant'è che ero ubriaca fradicia.
stavo per mettermi un altro bicchierino sulle labbra quando, sempre lo stesso ragazzo, interruppe i miei piani "oi calmanti, basta bere, sei fradicia".
il ragazzo si avvicinò a me, e non importava quanto effettivamente avevo bevuto, lui lo sapevo riconoscere anche da stra fatta; gli presi il braccio e lo portai in pista, inizia a ballare, o meglio, a strusciarmi su di lui e sentii un rigonfiamento in tutta sua risposta.
"M-Mad, basta" disse lui col respiro affannato,
essendo troppo ubriaca per avere un autocontrollo tale da farmi smettere, mi strusciai più forte su di lui e sulla patta dei suoi jeans neri, "ti giuro, se non la smetti ti porto in bagno" sussurrò lui al mio orecchio leccando il lembo di quest'ultimo.

non dovevo innamorarmi di te Where stories live. Discover now