31. Quello in cui siamo più bravi

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"Più andavano avanti con quel gioco provocatorio, più si avvicinavano al limbo di lussuria e peccati irresistibili quali erano i loro corpi nudi

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"Più andavano avanti con quel gioco provocatorio, più si avvicinavano al limbo di lussuria e peccati irresistibili quali erano i loro corpi nudi."

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Passarono l'intera serata a guardarsi, un po' di nascosto, un po' allo scoperto. Erano mesi che non passava una serata bella come quella, in compagnia, con le persone che più apprezzavano. Heaven ormai si era abituata alla presenza di Sally e di Jack nella sua vita ed era felice di averli lasciati entrare a far parte della sua quotidianità, quando ancora a nessuno concedeva questa possibilità. A Harry, invece, non si sarebbe mai abituato. Di lui c'erano e ci sarebbero sempre stati certi aspetti che l'avrebbero sempre e comunque fatta tremare. Ma non era una cosa negativa, Heaven non la vedeva come tale, piuttosto la vedeva come qualcosa che l'avrebbe sempre fatta sentire viva. Il sentimento per lui non sarebbe mai cambiato, non si sarebbe mai affievolito e non si sarebbe mai cancellato.

Dopo aver passato una serata come ai vecchi tempi, a ridere e scherzare, a ricordare espedienti passati, Heaven decise però che era arrivato il momento di tornare a casa. Eppure, quando salutò i ragazzi, sotto lo sguardo attento di Harry che per tutta la sera, segretamente, si era aspettato qualche attenzione in più, e salì in auto, questa decise che quella sera avrebbe dovuto trovarsi un passaggio. Più volte provava a far girare la chiave e provava ad accenderla, più volte la sua macchina produceva un rumore per niente rassicurante e, alla fine, neanche si accendeva.

«Forse ti ha abbandonata la batteria. Hai lasciato la radio accesa, per caso?» le domandò Jack.

Heaven scosse il capo. In realtà neanche si ricordava, ma non escludeva del tutto la possibilità di aver davvero lasciato la radio accesa, molto probabilmente presa dall'ansia di rivedere Harry poteva averlo fatto.

«Posso accompagnarti io a casa.» si propose allora proprio lui.

Heaven lo guardò non proferendo parola. L'agitava un po' il pensiero di stare da sola con lui; sapeva che la possibilità di finirci a letto ancora era molto plausibile e a mente lucida si rendeva conto che non avrebbero dovuto, ma non solo per il bene suo, ma per il bene di entrambi. Andare a letto senza mai riuscire a parlare di ciò che avevano passato, dell'anno in cui non si erano visti e sentiti, ma continuare a passare notti intere stretti tra le coperte di un letto, di certo non li aiutava. Ma semplicemente li illudeva che nulla fosse cambiato, quando in realtà era cambiato tutto.

Ad ogni modo, Heaven non aveva altra scelta, per cui annuì ringraziandolo a bassa voce.

Il viaggio in auto fu molto silenzioso, fatta eccezione per il momento iniziale in cui Heaven gli spiegò la strada da prendere per casa sua. Un'altra cosa che Harry non sapeva era che la ragazza si era trasferita e non viveva più con i suoi genitori, oltre al fatto che le era stato assegnato un posto di ruolo come insegnante nella stessa scuola in cui era prima stata assunta come supplente. Harry si congratulò con lei quando scoprì la notizia, poi rimasero in silenzio fino a che non si ritrovarono davanti il portone del palazzo in cui si trovava l'appartamento di Heaven.

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