Angeles

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Chasing pavements-Adele

Non so perché l'ho fatto, non so se è stata la cosa giusta, so solo che ho cacciato Matteo da casa mia e lui mi ha vista rimanere con un altro. Sarà irato al massimo, non mi vorrà vedere mai più ma non potevo dire di no a Diego sennò solo Dio sa cosa potrebbe succedere.
Oggi durante la lezione di inglese , sono stata richiamata dalla franchesi infinite volte, perché secondo lei mi distraevo oppure mi perdevo troppo facilmente. Non è vero, semplicemente, beh ecco, semplicemente la nostra classe è collegata allo scientifico e dalla terza finestra a partire da destra della mia classe, proprio dal posto del mio compagno di classe Marco Garino, un cestista fallito che si crede Michael Jordan quando non sa fare un palleggio, si vede la quinta f. Proprio la quinta f , si, che non è una classe a caso, una qualsiasi. È la classe di Matteo e Dio solo sa quanto è carino quando pensa ai suoi integrali o bilancia delle reazioni.
Diego non lo sa che ho conosciuto Matteo , pensaci, già violenta me, figuriamoci cosa farebbe a Matteo.
Come mai così tardi?
Lo vedo entrare in camera con calma, mi ha spaventata. Sta sbottonando una camicia nera che gli sta malissimo e dal tono di voce mi pare parecchio agitato. All'improvviso, sento solo le mie mani sul pavimento e il mio viso all'ingiù, con la guancia che pulsa feroce.
Mi manca il respiro dallo spavento e mi sento immobile, ho quasi paura di alzarmi , di essere a casa mia. Diego mi ha dato uno schiaffo e oggi , come tutti gli altri giorni, non è in vena di scherzare.
Ti ho fatto una domanda , mi rispondi?
Qui le cose sono cambiate. Non è come quando Marika prendeva schiaffi da papà e a sentirla piangere mi spaventavo, correndo via. Qui non posso correre, qui non posso scappare.
Nessuno mi ha mai apprezzata.
Nessuno mi ha mai detto col cuore che sono bella. Solo lui, esclusivamente. Mi sentivo su una nuvola quando gli parlavo, ero felice. Ma poi , le cose sono cambiate, forse troppo velocemente. Mi ha chiesto una foto della pancia. Non capivo perché , a cosa gli servisse ma sai, ho una fissa con la pancia delle ragazze.
Gli mando questa foto.
Risponde compiaciuto.
Questa cosa è andata avanti, è andata avanti finché un pomeriggio mi chiede una foto in intimo.
Ero stupita e prontamente ho detto di no.
Questa cosa è andata avanti ancora , finché mi sono chiusa in bagno e gli ho mandato la foto.
Le sue richieste aumentarono e cambiarono.
Mi fai un video dove ti tocchi e me lo mandi ?
I miei no erano categorici, ma in quel momento pensi tutto.
Si siede sul letto, aspettando chissà cosa.
"Allora?" Tuona "quanto ci metti?"
Le sue mani di ferro si posano con ferocia sulla mia schiena . Mi pulsa e mi fa male la zona lombare, non riesco a stare in piedi non so come alzarmi, non so cosa fare, tantomeno come uscire da qui.
Dio solo sa quanto vorrei Matteo.
Una spinta, una semplice spinta che ad occhi di colleghi passerà come una spinta banale.
Sbatto la testa, sono spaventata dal suo comportamento da pazzo, lui ancora caldo.
Fuori ha iniziato a scomparire il sole e lo capisco dalla luce che riflette su di lui, anche se mi ha vietato di guardare fuori. All'improvviso, l'apnea.
Le sue mani di ferro sono strette al mio collo e s'alternano alla presa dei miei capelli. I miei capelli scuri, deboli e fiochi, strappati durante la depressione che ho passato al liceo e cresciuti, curati con tanto amore durante la maturità, strappati senza pietà da mani sporche, che mi toccano da troppo tempo. Il mio cuore balla e la mia schiena , ormai a terra subisce percosse, si sporca con le sue scarpe , si piega , mi chiudo in me senza nemmeno la forza di porre le mani avanti a me in segno di resa o difesa, potrebbe pestarmele e farmi ancora più male. Come quando alle elementari mi sedevo per terra , appoggiando le mie mani al pavimento per stare più comoda ed i bambini più grandi mi pestavano le mani , passandoci sopra con le loro scarpe da ginnastica. Mi ritrovavo sempre con le mani gonfie e sporche di terreno. Mi pulsavano ore , non riuscivo a scrivere.
Sono botte oggi, eran botte ieri che sono tornata dieci minuti dopo, eran botte l'altro giorno quando non gli ho detto subito con chi ero al telefono.
"Perché ti sei vestita così? Dovevi compiacere quel pirla?"
Mi prende per le spalle , mi spinge giù.
La mia testa, quel capo che comprende un cervello fragile, provato dall'epilessia , è a terra e sopra essa un ginocchio maschile, forte e robusto, che spinge con furore verso il basso. Ma non succede nulla, come dico sempre alle mie compagne a scuole, oggi ho sbattuto allo spigolo, ho battuto giocando a pallone con i miei cugini.
Mi volta, sta succedendo tutto troppo in fretta e non ho più la forza di fare nulla, sono troppo spaventata ho paura di sbagliare. Se solo potessi non respirare più. Le sue mani d'acciaio scendono sul mio collo e non è come quando, le prime volte , s'avvicinavano per accarezzarmi e per stringermi in un abbraccio, ora le sue mani mi percuotono , mi uccidono quotidianamente. Le mani mi stringono con furore il collo e poi mi sbatte per terra, come si lasciano cadere gli zaini dopo essere tornati da scuola. Mia sorella dice che dovrei andare in terapia , che dovrei farmi curare, ma non sa cosa provo, cosa si prova e spero non lo provi mai. Chissà cosa pensa Matteo, penserà che sono una sclerata , che sono pazza ma soprattutto che l'ho solo preso in giro. Povero il mio Matteo, si è anche preoccupato di venire fino qui.
"Ma non ti guardi? Non ti vergogni? Sei un osso che cammina, ti conto le costole, stupida"
"B-basta"
Le mie mani sono in segno di difesa davanti al mio viso, cosa sto facendo? Mi devo fermare sennò cosa accadrà .
Si sposta.
"Cosa" chiede
"Cosa hai detto " si avvicina, la sua voce è tagliente e graffiante , mi sto sentendo male, voglio vomitare.
"Basta hai detto?"
Mi parla, mi prende in giro , mi stuzzica. Mi prende per le caviglie e mi fa sbattere la testa a terra. Ancora. Il mio povero cervello.
"Smettila e datti a cose importanti, come i fornelli. Il solo pensiero che tu stia fuori, chissà a chi l'hai data oggi. "
Un'altro schiaffo sulla testa.
"Perché non hai risposto subito al telefono, è come dico io , punto"
Ancora uno schiaffo .
"Va bene. Oggi non esci"
I miei occhi son aperti per scommessa, sto male ma per tutti , anche la mia famiglia, invento. Sto sempre inventando.
Quanto vorrei Matteo qua..
Penso che lui mi proteggerebbe, mi toglierebbe da questa situazione, lo denuncerebbe e mi farebbe stare meglio. Ma figurati se Matteo pensa a me, non ci pensa nessuno , tantomeno Matteo. Ho paura che se io denunciassi , lui mi seguirebbe , mi farebbe male. Non posso uscirne , non posso andare via.
Voglio piangere ma so che non serve a nulla , so che mi farebbe ancora più male. Sai, gli uomini violenti mon vogliono sentire piangere oppure si, perché così si sentono più forti. Non so quanto pioverà ancora.
Spero di farcela perché mi sento così sola in questo temporale. Ma so che non pioverà a vita.
Non può piovere per sempre.
Non deve.

Count on meWhere stories live. Discover now