Angeles

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Terza ora, finita.
Quarta ora, francese.
Perfetto, non ho fatto i compiti.
Lo so, adesso sembro una studentessa pessima.
Numero 1, è la prima volta che è successo, numero 2 forse è la terza volta che è successo.
Sbuffo al pensiero di vedere la professoressa Franchi segnare una « x » vicino al mio nome per non aver svolto i compiti ma d'altronde cosa posso farci? Ho finito gli esercizi di inglese tardissimo per non parlare di quelli di spagnolo quindi la sua materia è il mio ultimo problema. La porta della classe si apre e tra parlottio di studenti e rumori di chewing-gum appare un professore che di certo non è la Franchi.
Chi è ? Bhé, meglio lui che lei ed i suoi capelli rosso fuoco che ti incendiano la vista o il suo parlare acuto che ti rompe i timpani anche se respira soltanto.
Ci guarda dall'alto verso il basso e ci indica di sederci dopo averlo salutato.
«  sono il professor Donati » afferma con un leggero accento siciliano, oserei dire catanese ma troppo marcato per essere palermitano. Si siede sulla comoda sedia marrone dietro la cattedra e si sistema gli occhiali neri sulla punta del naso, fissandoci scandalizzato. Forse lo imbarazza il fatto che siamo del linguistico , che non siamo suoi studenti, che passiamo il tempo a ripetere verbi irregolari e non formule matematiche, chi lo sa.
«  so che mi conoscete, insegno matematica al liceo scientifico qui vicino. Purtroppo la collega è a letto con la febbre e la sostituisco io. Vi lascio buoni e tranquilli ma non osate rumoreggiare, perché io non ci metto nulla a farvi una lezione base di monomi! »

Sospiro sollevata. Sono salvata da un due fisso sul registro! Che liberazione,è proprio il momento di festeggiare con un bel disegnino sul quaderno di francese. Apro l'ultima pagina ed infilo le cuffiette , sparando a palla «  somewhere I belong » dei linkin park. Prendo la matita dall'astuccio e la tempero senza pietà per poi crogiolarmi nel mio disegno, concentrata e piena di ispirazione.
Due mine e miliardi di temperamenti dopo, sto sfumando il mio disegno ai bordi

Due mine e miliardi di temperamenti dopo, sto sfumando il mio disegno ai bordi

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Per dargli incisività. Prendo la matita nera e sistemo tutti i bordi con minuzia, canticchiando onde di alex baroni. Sento una mano sulla mia spalla e saltello sul posto dallo stupore.
«  scusami » esclama il professore «  potresti abbassare il volume , cara? Sto spiegando alla tua compagna un concetto e non riusciamo a non essere disturbati dall'alto volume dei brani che ascolti»
Mi sorride, con cortesia inclinando lievemente il capo verso sinistra per dare incisività alla sua affermazione. Guardo la mia compagna Sofia, mi fissa con disprezzo pensando sicuramente che sono una fallita che ascolta la musica al massimo nelle ore buca.
La fallita sei tu , tesoro che ti fai spiegare i concetti di inglese dal docente di matematica, non io.
«  ah, noto che anche tu sei caduta nella trappola del bel Matteo »
Mi volto.
C'è l'ha con me? Parla con me?
Franchi viene verso di me e si sporge per vedere il disegno.
« Matteo? » riesco solo a dire, biascicando.
Non so di chi stia parlando , tantomeno se con me.
«  si, Matteo Pessina . È un mio studente dello scientifico, è davvero in gamba, almeno l'hai scelto bene »
Ah si chiama Matteo?
Va allo scientifico ?
Lo conosce?
« Non preoccuparti, non gli dirò nulla. » mi strizza l'occhio . Ma che figuraccia mi sono fatta, adesso mi metto a disegnare chi vedo una volta su mille per strada.
«  l'unica cosa »
Rapisce la mia attenzione: non so cosa dirà, come lo dirà, so solo che c'è un'eccezione. Ha la fidanzata? È innamorato di un'altra ragazza?
Franchi si volta verso di me dopo aver scritto una formula alla lavagna.
« Ha la fama del donnaiolo , alle partite che fa la domenica al campetto tutto il genere femminile della scuola lo va a vedere »
Ed è lì la botta, non quella che fa male , semplicemente quell'istinto omicida che vorrebbe trucidare ogni singola femmina attorno a lui.
Mi limito o meglio mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Hai capito il piccolo chimico?
Trullo trullo, ha tutta Monza ai suoi piedi?
Non me l'aspettavo proprio ma sono impassibile e non mi tange. Credo.
La campanella suona e mi distoglie dai pensieri.
Il viaggio verso casa fortunatamente non è infinito e sinceramente mi tranquillizza ancora di più sapere che sono a casa da sola.
Duecento metri e sono lì , ad aprire la porta in legno marrone dell'appartamento al primo piano di uno squallido palazzo giallo nella periferia di Monza. Buffo pensare che non è nemmeno la mia città. Io sono di Torino come mamma e come mia sorella.
Mamma.
Ogni singola litigata e crisi che aveva mia sorella , i miei genitori la ascoltavano. Io non li ho mai fatti tribulare più di tanto ma soffrivo molto quando sentivo tutte quelle urla . Lascio lo zaino in camera e mi dirigo in cucina. Cosa devo preparare? Non lo ricordo più,avevo il mio quaderno da qualche parte con su scritti tutti gli alimenti che dovevo dosare ma non lo trovo. Che fastidio, io senza quel quaderno non tocco un grammo. Mi sembra un'insalata scondita. Avrei dovuto avere un panino con la mozzarella e la verdura, da dieta ma ho deciso di trasformarlo in una bella insalata verde. Sto meglio così,almeno nella mia testa. Dico solo che spesso, per cattive o meglio sbagliate situazioni in cui spesso ci si trova, si tende a compiere determinate azioni di cui le conseguenze, soprattutto a livello mentale, si passano al 100%, a 360 gradi.
Anzi no, non ci riesco , oggi salto.
Preferisco andare direttamente ad allenarmi per poi dormire un po'. Non ho ancora deciso quali allenamenti fare, cosa alquanto strana, sono molto organizzata in materia ed è strano che io non abbia preparato nulla. Si vede che ieri avendo studiato tutto il giorno non avevo testa. Non ricordo più. Prendo il computer e scelgo con minuzia, dopo aver digitato hiit workout gli allenamenti da fare. Addome, addome basso, hiit, full body, fat burn, lower abs, un altro hiit, addome, tabata, cardio kickboxing, ancora hiit , addome, upper body ed hiit. Per ora va bene, casomai aggiungo qualche esercizio più tardi. Sei ore ,trenta minuti e 3 litri d'acqua dopo ho finito il mio allenamento e sto contemplando le mie forze sul terreno. Mi sento solo un po' ferita. Ma so che questo dolore servirà. C'era un brano che diceva il dolore che provate, mi dispiace, non è amore. Tratta da un banalissimo ti amo di cranio randagio, spesso serve tanto. È forse il dolore che sento mi lacera un pochino, almeno a me sembra poco, decisamente non è sentimento. Mi piace soffrire, sanguinare , lottare perché mi fa sentire fiera del mio lavoro, mi fa sentire come se lavorassi davvero come tutti gli altri. Ricordo che per distrarre mia sorella quando i nostri genitori litigavano divenivo una sorta di mimo , lei lo sa and if you ask me , i'm gonna buy you a mockingbird, i'ma give her the world. Mi sento così debole.
È così infelice.

Count on meWhere stories live. Discover now