Decisioni

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"Go Mirin o vorrei dire ficcanaso senza scrupoli" disse poggiandosi sul uscio della porta.
"Ancora non ti sei arresa?" continuò Sharon.

"E tu sempre in mezzo vedo" commentò Jisung.

"Potresti gentilmente tapparti la bocca? Sono questioni di famiglia"

"Voglio solo giustizia" risposi alla domanda iniziale prima che Jisung potesse controbattere.

"Riaprendo il caso? -ridacchiò- tua madre è scomparsa e con questo non possiamo farci nulla.
Non vorresti mica rovinare la vita della tua adorata zietta e della tua cuginetta?"

"Non lo ripeterò una seconda volta, riaprirò quel caso, a qualunque costo."

"Bene -disse avanzando verso di me- fai come preferisci, ma sappi che non ti darò tregua" finì per poi andarsene.

"Quali problemi affliggono esattamente a quella ragazza? Sua madre ha incastrato la sorella e vuole anche difenderla.
Dopotutto non è neanche figlia biologica" disse Jisung abbassando il tono di voce con l'ultima frase.

Uscii da quella casa raggiungendo Sharon e urlando il suo nome.

"Perché ti interessi tanto di persone che non hanno neanche il tuo stesso sangue?
Perché dai ragione a delle persone che neanche ti calcolano?"

"La mia situazione con mia madre non ti deve riguardare" rispose per poi andarsene definitivamente.

"Tesoro che succede?" chiese Jisung preoccupato non appena mi vide rientrare in casa

"Ho solo bisogno di riposarmi..."

Mia zia non ha mai sopportato l'idea di avere un bambino gironzolare per tutta casa, eppure perché decise di tenere Sharon?

Tende sfasciate, finestre talmente sporche da non riuscire quasi a vedere all'interno dell'abitazione e intonaco cadente, la casa di mia zia è rimasta sempre la stessa se non peggiorata.

Aspettai che uscissero tutti da quel disgustoso e lurido posto, tra cui un ragazzo e un uomo sulla cinquantina. Precisamente mio cugino e mio zio. Le loro facce non le vedo da anni, ma anche loro non erano minimamente cambiati da come li ricordavo. Sempre e soltanto con quello sguardo intimidatorio e indispettito, fronte corrugata, pronti a litigare con chiunque invadesse il loro spazio.

Aprii la porta la quale fece uno stridio fastidiosissimo e quasi impossibile da non provocare nonostante la delicatezza.

"Bleh che puzza" sussurrai non appena misi piede lì dentro.

Mi guardai attorno e oltre a continuare a stupirmi della poca cura data a questa povera casetta, avanzai pian piano fino ad arrivare davanti ad una libreria piena di libri messi a caso e fogli sparsi ovunque.
Tra essi c'erano anche vari documenti e vecchi giornali.
Sembrava così strano.
Da quando si sono interessati di giornali?
Li presi e li sfogliai.

"Ehi ma..."

La data dell'uscita incisa in alto a destra della prima pagina corrispondeva esattamente alla data della morte di mia madre.
Sfogliai più rapidamente ma non trovai ciò di cui avevo bisogno, in cambio trovai una pagina con il lato sinistro pieno di filamenti rilasciati dalla carta portando ad intuire che proprio quella pagina venne strappata di proposito.

Misi al suo posto il giornale e iniziai a cercare tra gli altri fogli, dentro i cassetti della scrivania e in qualsiasi angolo trovai davanti a me, ma nulla.
Questa casa non la puliscono da anni, è impossibile che non abbiano tralasciato nulla.
Doveva esserci qualcosa.
Quella pagina doveva essere da qualche parte in quella casa.

Tutto ciò però mi fece allontanare dal motivo per cui ero lì.
A risvegliarmi fu il rumore di una macchina in lontananza che pian piano si fece sempre più vicina.
Nel mentre accesi il computer posto sulla scrivania, ma c'era un problema. La password.

Fashion style || park jisungDonde viven las historias. Descúbrelo ahora