IN CAMERA

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Sentii una mano sulla mia spalla. Mi girai e mi tolsi le cuffie.
"Y/n, puoi continuare dopo?" Era Thomas, si riferiva al mio lavoro e me lo chiedeva quasi supplicandomi. Non riuscii a resistere a tutta quella tenerezza.
"Certo" Risposi alzandomi dalla sedia. Lui camminò verso la porta. In un primo momento non capivo, poi la chiuse a chiave. Thomas ritornò verso di me.
"In questi giorni ci vedremo poco per Sanremo e non voglio sprecare il poco tempo che abbiamo insieme" Mi disse. Mi abbracciò ed io feci lo stesso, poi, senza avvisarmi, mi "spinse". Finii sul letto a pancia in sù, e lui era sopra di me. La nostra pelle si toccava in ogni punto del corpo, e ci piaceva. Eccome se ci piaceva. Poggiò la sua testa sulla mia spalla e cominciò ad accarezzarmi i capelli. Sentivo il suo odore sempre più vicino. Ci guardavamo intensamente. I suoi fantastici occhi mi incantavano ogni volta. Gli misi una mano sulla schiena spostando la maglietta, quasi abbracciandolo, e cominciai ad accarezzarlo. Si sentì un piccolo gemito e capii che gli avevo fatto venire i brividi lungo la schiena. Sorridemmo. Dopo circa 10 minuti passati così (i 10 minuti più belli della mia vita) Thomas parlò.
"Y/n" Il mio nome pronunciato da lui era dolcissimo.
"Si?"
"Scommettiamo che tra poco diventi rossa?" Non capivo cosa intendesse col diventare rossa, e perciò non risposi. Smise di accarezzarmi i capelli e passò la mano sulla mia guancia. Avvicinò sempre di più il suo viso al mio. Speravo facesse quello che io non avevo il coraggio di fare, baciarmi. Ma non fu esattamente così, mi diede un bacio sulla guancia. Sentii le farfalle nello stomaco ed arrossii istantaneamente, ecco cosa intendeva prima Thomas. Lentamente si allontanò e rimise il suo viso sulla mia spalla. Sorrisi.
"Mi piace vederti sorridere" Disse velocemente, sembrava più un pensiero uscito fuori involontariamente che una vera e propria frase.
"Vediamo se riesco a ricambiarti il favore" Dissi girandomi e avvicinandomi a lui. Avevo una mano sulla nuca, e con l'altra gli accarezzavo il viso, che, per quanto era liscio, sembrava fatto di porcellana. Lui sorrise come per incoraggiarmi, ed io lo baciai sulla guancia, proprio come aveva fatto lui con me pochi istanti prima. Appena mi staccai rimanemmo con i visi molto vicini, i nostri nasi si sfioravano. Notai il rossore sulle sue guance.
"Ora siamo pari" disse accennando un sorriso. Lui mi abbracciò con le mani sulla vita e posò la sua testa dietro la mia spalla. Pensai molto prima di riuscire ad avere il coraggio di pronunciare qualche parola, poi parlai.
"Thomas" Sembrava un sussurro quasi impercettibile. Si girò in modo da riuscire a vedermi e guardarmi negli occhi. Sentii le farfalle nello stomaco ed ebbi un momento in cui pensavo di far finta di non aver detto nulla, poi mi feci coraggio.
"Quando sto con te mi sento protetta" Cazzo, lo avevo detto, ed anche molto velocemente, cercando invano di far calare l'imbarazzo. Avevo una paura fottuta della sua reazione, ma poi lo vidi. Vidi il suo ampissimo sorriso che a lui non era mai piaciuto, ma che io adoravo. Annuì, sempre sorridendo, si spostò da sopra di me e, sdraiato sul letto con lo sguardo rivolto a me parlò.
"Protezione, è di questo che hai bisogno. Probabilmente non ti conosco benissimo, ma per me è come se ti conoscessi da sempre, conosco le tue debolezze e i tuoi punti di forza, e mi viene automatico preoccuparmi per te. Non mi era mai successo con nessuno prima d'ora, ma con te è diverso. Con te posso dire quello che penso ininterrottamente, tanto so che le mie parole verranno ascoltate sempre. A volte Damiano mi prende per pazzo, dice che mi preoccupo troppo per te e che è eccessivo restare sveglio la notte per parlarti quando sei in treno. Beh, io la penso in tutt'altro modo, tu sei un'anima pura che ha bisogno di protezione e se te la posso dare, perchè non dovrei?" Non avevo mai sentito qualcuno parlare così bene di me, mi commossi. Di conseguenza mi girai dall'altro lato, per non far vedere che stavo piangendo.
"Che succede?" Chiese Thomas cercando di avvicinarsi di più a me. Appena notò che mi ero commossa passò una sua mano dalla mia tempia alla guancia. Avvicinò il viso e con l'altra mano mi accarezzava i capelli.
"Sai che non mi piace vederti piangere" Feci un singhiozzo cercando di interromperlo per poter parlare.
"Pensi davvero tutto quello che hai detto?" Avevo paura della sua risposta e quasi rimpiangevo il fatto di averglielo chiesto, ma fui fortunata ad averne il coraggio.
"Certo piccola" Mi rispose sussurrando. Stavolta quel nomignolo non mi diede fastidio, anzi, ne ero felice. Quello che era successo sulla panchina del parco a Roma dove mi aveva portato Thomas stava riaccadendo, stavolta senza nessuno che ci interrompeva. Come aveva già fatto giorni prima posò la sua fronte sulla mia, aveva anche lui gli occhi lucidi. Ci guardammo, un ultimo sguardo per capire l'uno le intenzioni dell'altro. Capivo che lui non si sarebbe mai avvicinato di più a me (e quindi provato a baciarmi) per paura, magari aveva paura di perdere il nostro rapporto. Così, con un grandissimo coraggio che prima di quel momento non avevo mai avuto, avvicinai le mie labbra alle sue.

ECCO IL CAPITOLO DI OGGI! FINISCE CON UNA LEGGERA (MA LEGGERISSIMA) SUSPENSE. SPERO VI PIACCIA, SE VI VA LASCIATE UN COMMENTO E METTETE UNA STELLINA♡

THOMAS RAGGI X Y/Nحيث تعيش القصص. اكتشف الآن