PART 4, FEDERICO: LEONARDO.

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Lo zaino mi pesa sulle spalle mentre cammino per i corridoi della scuola. La mia classe sta al terzo piano di questo stabilimento decadente, perciò conto, nella noia, le scale che mi separano da Elisa e da Leonardo.
Dopo l'altra sera ha preferito fare finta di nulla ed io l'ho assecondato in un gioco sporco. Elisa non lo merita, ma credo comunque che sia questione di tempo prima che Leonardo glielo dica.
A malapena parliamo io e lui. E questa cosa comincia a darmi sui nervi, considerando quanto poco si sia assunto le responsabilità di quel bacio.
Sono in conflitto con qualcosa dentro di me perché quel bacio non l'ho odiato, tantomeno dimenticato.

« Ciao Fede! » mi saluta lei spezzando bruscamente il mio patetico monologo interiore.
« Hey! » le sorrido.

Lui mi scruta quasi guardandomi in cagnesco ed io ricambio. Aspetto che raccolga quel briciolo di coraggio che ha usato per marchiare le mie labbra con il sapore delle sue per spiegarmi i motivi per il quale ce l'abbia così tanto con me.
Ho fatto ciò che un buon amico farebbe. Sono stato zitto per preservare lui da Elisa e per preservare me stesso dal rompere il rapporto che ci lega, ma a quanto pare questo non sembra star servendo a molto, specialmente se continua a comportarsi così.

« Hai fatto gli esercizi di fisica? » chiede.
« Sì, erano molto semplici. » rispondo.
« Ti dispiace se li copio? » sbatte rapida le ciglia.
« No, affatto. » sorrido.

È proprio quando lei è immersa nella mia calligrafia che lo prendo per un braccio e lo trascino violentemente da parte. Mi guarda sorpreso.

« Che stai facendo? » si dimena.
« Esattamente ciò che mi aspettavo facessi tu, Leonardo. Sei solo uno stupido codardo! » blatero.
« Cosa vuoi che faccia? Che glielo dica? »
« Sì. Tira fuori le palle per una volta. »
« Che ti aspetti che dica? Che probabilmente mi attraggono i ragazzi? » continua preoccupato.
« Sì, Leonardo. Lei è la tua ragazza. »
« E tu sei il suo migliore amico. »
« Ma non sono stato io a baciarti. » sbuffo.
« Sarebbe la mia parola contro la tua. » ridacchia.
« A chi pensi che crederebbe? A Leonardo che neanche la degnava di attenzioni o a Federico che c'è stato per lei dall'asilo? »

Le sue sopracciglia chiare si rilassano in una espressione piatta e serra la mascella. Poi passa la sua lingua umida sulle labbra rosee in pieno contrasto con il candore della sua pelle e sorride.
Mi sento ancora più infame a pensare di volerle baciare, perciò distolgo lo sguardo. E lui lo sa bene, perciò sfodera le sue armi contro di me.

« Federico, io ti piaccio. » biascica.
« Sì. » rispondo sincero.
« Che male c'è se non glielo diciamo? »
« Preferisco farmi odiare da lei piuttosto che vivere col senso di colpa. » lo colpisco su una spalla.
« Vuoi che ti restituisca il pugno indietro? »
« Fa' quel che ti pare. Ma ti prego non nasconderglielo, non più. » quasi sussurro.
« Dopo posso stare con te? »
« No. Tra noi non può andare. »
« Dunque non glielo dirò. Lei mi piace. »
« Anche io ti piaccio. » lo guardo fisso.
« Sì, ma tu sei diverso. »

Ha il respiro controllato e deglutisce lentamente lasciando intravedere un movimento rapido del pomo d'Adamo. I suoi occhi grigi sono sui miei e nel silenzio del corridoio B12, mi afferra per i fianchi.

« Tu mi piaci di più. » dice con voce roca.
« Leonardo, ti prego. » sposto lo sguardo.
« No, Federico. È quello che vuoi anche te. »
« Ma non in questo modo. Non adesso, non qui. »
« Promettimi che se glielo dico poi starai con me, per favore. » sfiora la mia bocca con la sua.
« Non posso. Non posso! » lo sposto.

Mi allontano mentre sento i suoi passi farsi più veloci, fin quando con violenza non mi stringe la mano. Mi volto a guardarlo e gli mollo una sberla.
I suoi occhi mutano in un grigio spento e molla subito la presa. Dopo mi sorpassa in silenzio e non dice assolutamente nulla.

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