Capitolo 22 - Scappare dalla realtà

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Alexandra Woods's  P. O. V.

Le lasciai un bacio sulla linea della colonna vertebrale, giusto al centro della schiena nuda. Clarke era sdraiata sul suo letto, totalmente nuda. Una mera conseguenza della nostra nottata divertente. Erano le 4:30 del mattino. Mi alzai lentamente, con tutta la cautela del mondo per non svegliarla. Clarke aveva perso la sua giornata libera a causa del lavoro che le avevo assegnato, non che fare sesso un paio di ore fosse un sacrificio, ovviamente; ma se i suoi piani erano sdraiarsi e dormire, definitivamente non era andata come previsto. 

"Devo andare."  Sussurrai dandole un piccolo bacio sul collo. 

Lei rabbrividì in risposta, ma non si svegliò, mosse il suo corpo sul letto dove c'ero io prima. Camminai in giro per camera sua in cerca dei miei vestiti sparsi per terra. Togliemmo tutto dalla sala per non farci scoprire dalla sua migliore amica, ma appena entrate in camera sua mi prese ancora, il che fece si che i vestiti che avevamo in mano finissero a caso per terra. Dopo averli presi tutti andai nel bagno di camera sua, dove mi feci una doccia veloce. Dovevo tornare a casa prima che Christopher si svegliasse, non potevo permettermi il lusso di svegliarmi tardi, anche se desideravo svegliarmi con qualche carezza di Clarke. Uscì dal bagno vedendo la donna riposare profondamente, la sua espressione serena mostrava l'evidente soddisfazione. Mi avvicinai al letto, sedendomi vicino a lei. Presi la trapunta grigia, coprendola fino ai fianchi e dopo feci scivolare la punta delle dita sulla sua pelle bianca, facendo dei piccoli disegni circolari. Mi sentivo bene al fianco di quella donna, come non mi ero mai sentita in tanti anni. Ma sapevo che dovevo godermi il momento fin quando sarebbe durato, non mancava molto al momento dello spezzarsi della nostra relazione. 

Non saresti dovuta arrivare. Hai solo complicato i miei piani, Clarke. 

Mi inclinai in avanti, dandole un leggero bacio sulla bocca, quasi solo uno sfioramento di labbra. Mi alzai dal letto cercando carta e penna, e per fortuna trovai un blocco di post-it in cucina. Andai di nuovo in camera sua, precisamente nel bagno dove attaccai il post-it giallo allo specchio: 

"Non sono potuta restare fin quando ti saresti svegliata, ma volevo che sapessi che mi sono divertita stanotte. Grazie per esserti presa cura di me. - A.W."

Sorrisi alla vista del bigliettino attaccato allo specchio, e allora lasciai l'appartamento. Era ancora buio, il che facilitò la quasi nulla circolazione di persone in strada. Entrai nella mia macchina, o meglio, nella macchina di Christopher. Non mi sarei azzardata ad andarmene con la mia macchina dando alle guardie di sicurezza motivi per parlare. I vetri oscurati impedivano qualsiasi sguardo all'interno della macchina, così avrebbero pensato che sarebbe stata solo una piccola fuga di mio marito durante la notte. Erano già più delle 5:00 quando entrai nel parcheggio della mansione Collins. Mi guardai intorno e nemmeno i dipendenti erano svegli. Salì le scale con delicatezza, come se stessi camminando sulle uova e andai verso camera mia e di Christopher. Aprì piano la porta, notando il completo silenzio nella stanza, ma appena la chiusi, la stanza si illuminò con la luce della lampada del comodino. 

"Posso sapere dov'eri, Lexa?"

In quell'istante sentì come se tutto il mio corpo si fosse congelato. Essere colta in flagrante era una delle situazioni più difficili da controllare. Chiusi gli occhi, ingoiando forte il nodo che avevo in gola. Mi appoggiai alla porta e respirai profondamente prima di girarmi verso di lui. 

"Sono uscita a prendere un po' d'aria."  Camminai per la stanza, precisamente verso l'armadio dall'altra parte di essa comportandomi più naturalmente possibile. Christopher aveva la fronte aggrottata, era confuso. Si alzò dal letto e camminò a passi lenti verso di me. Lo vidi appoggiato all'armadio, mentre io rovistavo in uno dei cassetti. 

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