Capitolo 21 - Proteggerti

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Alexandra Woods's  P. O. V.

Sentì le braccia di Clarke avvolgermi con cautela mentre la pioggia cadeva su di noi. L'auto degli uomini si era persa nell'oscurità di quel terreno deserto. Sentì il mio corpo venire alzato, facendomi sedere. 

"Lexa? Guardami."

Aprì gli occhi e vidi quel paio di occhi azzurri guardarmi preoccupati. 

Nonostante il buio che ci circondava vedevo la sua faccia parzialmente illuminata dalle luci del veicolo, con le gocce d'acqua che scivolavano sulla sua pelle bianca. Nonostante sapessi che tutto non era reale, che non ero mai stata in pericolo, mi sentivo incredibilmente sicura tra le braccia di quella donna, come se lei potesse aiutarmi a emergere da quel vortice di bugie e rancore. 

"Va tutto bene, se ne sono andati."

"Mi dispiace."  Dissi quasi automaticamente, senza accorgermene. 

Clarke aggrottò la fronte unendo le sopracciglia al centro di essa. Mi guardava con un'espressione confusa, ma subito dopo cominciò a negare con la testa. Mi sentì mancare il respiro dalla paura. 

"Perché, Lexa?"

"Per averti fatta passare per tutto questo, io.."  Poggiai la testa sul suo collo, interrompendomi. 

"Non devi scusarti, piccola. Ti porterò via di qui, okay? Va tutto bene adesso."

Lei si inginocchiò sul fango e con tutta la sua forza mi sollevò da terra, mettendo le mie braccia sulle sue spalle. Camminai con lei verso la sua auto, la quale era in mezzo al fango. Eravamo completamente bagnate e sporche. Clarke aprì la portiera e mi fece sedere sul sedile del passeggero per poi correre dal suo lato. Gemetti per il dolore delle ferite sulla bocca e il sopracciglio che mi bruciavano; a differenza di tutte le altre, quelle erano reali. Clarke si accomodò sul suo sedile in modo maldestro, facendo schizzare l'acqua in macchina mentre si toglieva alcuni vestiti per non bagnarsi di più. 

"Ti porterò direttamente in ospedale e poi da lì chiamiamo tutti."

Le sue mani si posarono sul mio viso, facendo scivolare un pollice lentamente sulla mia pelle. Adesso potevo vederla meglio grazie alla lucina che illuminava l'interno del veicolo. Sembrava davvero preoccupata, il che aumentava solo i miei sensi di colpa. Chiusi gli occhi sentendo le sue carezze leggere confortarmi. 

"Rimarrai con me?"  Le chiesi. 

"Farò tutto il possibile, piccola."  Con attenzione si sporse verso i sedili posteriori, prendendo un cappotto per darlo a me.   "Mettiti questo, fa freddo e non va bene se sei troppo bagnata."

"E tu?"

"Non preoccuparti, Lexa. Sto bene, okay?"

Annuì lentamente, guardando ancora i suoi occhi azzurri. Clarke aveva un'espressione nervosa e un po' stanca. Abbassai lentamente la cerniera del mio vestito rosso fino al bacino, restando solo in reggiseno. Notai i suoi occhi su di me, ma a differenza delle altre volte non mostravano desiderio, solo preoccupazione. Il cappotto faceva parte della divisa della polizia, aveva le maniche lunghe e un tessuto spesso che mi scaldava insieme al riscaldamento che aveva acceso. 

"Come sta Christopher?"

"Sta bene."  Disse senza neanche guardarmi. 

Accese l'auto e guidò facendoci allontanare da quel terreno vuoto. Il posto scelto per il riscatto era lontano dal centro della città, avevamo ancora qualche minuto per stare da sole prima che tutto il casino fra polizia e ospedale cominciasse. Clarke era seria, sembrava tesa e rimase in silenzio per un bel po' fin quando non mi avvicinai a lei, appoggiando la testa sulla sua spalla. I vestiti bagnati mi facevano venire i brividi, volevo solo averla vicina per scaldarmi. 

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