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Thomas mi guarda per qualche istante con una smorfia e il dorso della mano a coprirsi gli occhi un minimo, infastiditi dalla luce forte del bagno.

Quando si abitua finalmente alla luminosità, mi squadra con sguardo curioso, ma mezzo addormentato allo stesso tempo.

Cazzo. Cazzo. Cazzo.

Deve sicuramente aver notato i miei occhi imperlati, reduci dal pianto di pochi istanti fa.

"Eth? Ma stavi piangendo?" mi chiede con la voce impastata dal sonno e bassa, cercando di non svegliare gli altri.

Identifico in pochi secondi il suo sguardo preoccupato, che mi fissa in silenzio e in attesa di una risposta.

Cerco di parlare, apro la bocca ma non riesco a dire nulla, il tremolio si impossessa nuovamente del mio corpo e la gola mi si annoda. 

L'unica cosa che riesco a fare è fiondarmi addosso a lui, avvolgendo il suo collo con le braccia.

Lo colgo di sorpresa, infatti per un momento è stordito e non ricambia la stretta, ma appena si rende conto di quello che sta succedendo, si affretta a circondare la mia schiena in una morsa rassicurante e premurosa.

Rimango incollato a lui per qualche secondo, fino a quando è lui a mollare la presa, per condurmi verso il divano in pelle di cui fino a pochi istanti prima stava coprendo la visuale. Mi fa sedere accanto a lui, continuando ad abbracciarmi, e portando le mie gambe sulle sue, io mi raggomitolo nel suo petto, per ricevere il calore del suo corpo. Posiziona il braccio sinistro attorno alla mia vita e porta la mano del destro ad accarezzarmi il viso, i capelli, per poi scostare con il pollice le nuove lacrime che mi stanno rigando le guance.

Rimaniamo stretti così per un bel po', ormai ho perso la nozione del tempo, riesco solo a concentrarmi sul battito calmo e regolare del suo cuore sotto il mio orecchio.

Dopo qualche minuto, alzo lo sguardo verso di lui, che mi sta guardando preoccupato, ma dolcemente, per calmarmi.

Mi conosce bene, quindi non mi fa domande, non cerca di andare a fondo, perché sa che non troverà nulla. È anche la prima volta che mi vede in questo stato, così debole. Perciò si limita a darmi un'ultima stretta attorno alla vita e ad accompagnarmi alla mia cuccetta, dandomi una carezza sul viso e un sorriso tenero prima di lasciarmi andare a dormire.

Mi arrampico, per raggiungere lo spazio angusto ma confortevole, e mi addormento tranquillo, senza altre preoccupazioni, sognando le sue braccia e il suo profumo che mi avvolgono.

***

E' il giorno seguente e mi sento come se un camion mi avesse travolto, non pensavo che qualche lacrima potesse stremarmi fino a questo punto.

Beh..."qualche lacrima", non proprio.

Comunque, mi alzo dal letto e saluto con un cenno Victoria che mi sta passando davanti proprio in questo momento per andare a prepararsi, mi sorride " 'Giorno Etgar".

Decido di sbrigarmi ed andare a darmi una sistemata per affrontare la giornata: mi sciacquo il viso, lavo i denti, do una pettinata ai capelli, legandoli poi in una mezza coda alta, che scopre la rasatura ai lati della testa. Indosso una delle mie camicie preferite e la infilo nei pantaloni neri a vita alta.

"Ti stanno bene quei pantaloni," sento dire alle mie spalle da una voce fin troppo familiare, mi giro per vedere Thomas, che avevo già riconosciuto, che mi squadra con aria divertita.

Ridacchio per il riferimento alla situazione imbarazzante di ieri alla bottega, ma lo ringrazio in modo elegantemente teatrale, con tanto di inchino, facendolo ridere.

Interrompe il momento divertente, indurendo leggermente lo sguardo.

"Tutto ok?" mi chiede semplicemente, ma so che si riferisce all'episodio di stanotte.

Gli rivolgo un sorriso abbozzato, "Sì, tutto ok," gli rispondo, e lui annuisce comprensivo, per poi dirigersi verso la porticina di uscita, indicandomi il pacchetto di sigarette.

Colgo l'invito e ci sediamo sugli scalini esterni del bus. Accendiamo le pagliette contemporaneamente, avvicinando i visi per acchiappare la fiamma dell'accendino, che sta tenendo con mani tremanti dal freddo, con la punta. Facciamo il primo tiro allo stesso tempo, mentre i brincelli di tabacco superficiali bruciano insieme alla cartina, per poi, a malincuore, allontanarci e continuare a fumare, uno accanto all'altro, silenziosamente.

Nessuno mi aveva mai visto in quello stato prima di stanotte, ma nonostante questo, lui ha saputo come comportarsi, mi ha stretto a sé, rassicurandomi e, soprattutto, non ha fatto domande, cosa che apprezzo più di tutte. E anche adesso, nel silenzio, disturbato solo dal fruscio del vento e dai motori delle macchine che ci passano ad una decina di metri di distanza, non fa domande. Non ha bisogno di parole per capirmi, gli è bastato uno sguardo.

Osservo le nuvolette grigie che scappano dalle sue labbra, l'indice che batte sul fusto della sigaretta per eliminare la cenere, che si schianta sull'asfalto di questo parcheggio un po' malconcio, i suoi occhi che ad ogni tiro si socchiudono, per non essere infastiditi dal fumo volante. Ogni tanto si sposta i capelli, li porta dietro l'orecchio, o li scansa dal viso; quegli stessi fili d'oro che mi accarezzavano le guance mentre mi stringeva fra le sue braccia stanotte.

Sono sicuro si sia accorto del mio sguardo che gli brucia la pelle, ma non dice nulla, quasi a lasciarmi il permesso di ammirarlo così attentamente. 

Alla fine torno a concentrarmi su ciò che mi sta attorno, ascoltando il silenzio che invade questo posto, e il fumo che brucia la mia gola come fuoco.


hello everyone!

Ecco la continuazione dello scorso capitolo. Purtroppo è più corto del solito, ma ho dovuto dividere la storia in modo sensato, quindi eccoci qui!

Spero vi sia piaciuto, ci sentiamo domenica con il prossimo <3

-logAn

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𝘱𝘶𝘵 𝘺𝘰𝘶𝘳 𝘭𝘰𝘷𝘪𝘯𝘨 𝘩𝘢𝘯𝘥 𝘰𝘶𝘵 𝘣𝘢𝘣𝘺 | 𝐞𝐭𝐡𝐦𝐚𝐬 [IN PAUSA] Where stories live. Discover now