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Raggiungiamo Parigi nel pomeriggio e, appena atterrati, ci dirigiamo subito fuori dall'aeroporto dove l'autista ci sta aspettando.

Oggi è giornata buca, nessun concerto, perciò ci fermiamo in città a prendere un caffè, per poi insinuarci nelle vie piccole e strette della periferia della capitale francese, in modo da scoprirne i segreti.

Finiamo davanti alla porticina nodosa di una bottega vintage e, senza neanche il bisogno di consultarci, ci addentriamo. Vic e Damiano si dirigono verso un angolo del negozio non ben identificato, mentre io e Thomas ci ritroviamo a girovagare fra i vari stand.

Do un'occhiata in giro ma non c'è molto che mi interessi, quindi aiuto Thom a trovare qualcosa per lui. Camicie, giacche eleganti, abiti stropicciati, cappelli improponibili, questo posto è imbottito di roba, quasi non si cammina. Passeggiamo distrattamente di qua e di là, e ad un certo punto lo osservo mentre ispeziona attentamente un paio di pantaloni a coste, in velluto.

"Ti starebbero bene... provali," dico attirando la sua attenzione.

"Me sa che c'hai ragione Etgar, aiutame a trova' il camerino dai," mi risponde, utilizzando il soprannome che lui e gli altri mi hanno affibbiato.

Annuisco e andiamo alla vaga scoperta di questo camerino, "Dentro 'sto negozietto 'n se capisce niente oh," sottolineo.

Finalmente troviamo il nostro tesoro e Thomas va a cambiarsi. Mentre aspetto mi guardo un po' intorno per capire se riesco a scorgere gli altri ma, nessuna traccia. Ma dove diamine sono finiti? Stiamo girando da un quarto d'ora ormai...

A distogliermi dalla mia ricerca è proprio il biondo. Smuove con un po' di difficoltà la tendina polverosa e malconcia del camerino ed esce con passo indeciso, non sapendo ancora il risultato del capo su di lui. Si sposta davanti allo specchio per vedersi e fa un sorrisetto, ammirandosi.

"Che dici? Come me stanno?" mi chiede con nonchalance mentre gira e rigira guardando il suo riflesso.

Sono completamente fossilizzato.

Quei pantaloni gli fasciano le gambe alla perfezione, accompagnano il suo corpo in modo elegante e, soprattutto, fanno risaltare magnificamente il suo sedere. Sto sbavando mentalmente.

Rimango bloccato a fissarlo per secondi interminabili, prima di rendermi conto che mi ha fatto una domanda.

"Cos-? Ah! Sì sì, ti- ti stanno- ti stanno bene, benissimo. Davvero," cerco di nascondere il mio elevato apprezzamento della visione che ho davanti, con risultati a dir poco pessimi.

Dopo aver sentito le parole che la mia bocca ha sputato fuori, le mie guance saranno sicuramente color porpora, mi do un face slap mentalmente. Sul serio, Ethan? Proprio antisgamo...

Lui si accorge ovviamente del mio imbarazzo e si avvicina lentamente a me con passo seducente, un sorrisetto malizioso stampato in viso e uno sguardo vincente.

"Come mai tutto 'sto imbarazzo? E poi la tua risposta non m'è sembrata molto convincente, voi guardà meglio, Eth?" chiede con calma e un tono basso, girandosi di spalle ed alzando di poco il maglione per farmi vedere meglio il suo fondoschiena.

Vorrei volatilizzarmi, qualcuno mi faccia sparire da qui, e subito.

Non so cosa dire, quindi cerco semplicemente di distogliere lo sguardo. Lui mi fissa dallo specchio e dopo qualche secondo lo sento ridere, canzonandomi.

"Grazie zì, almeno so che me stanno bene, direi che li compriamo, che ne pensi?" mi chiede ancora divertito. Non rispondo, annuisco timidamente e basta, sperando di uscire il più presto possibile da questa situazione imbarazzante.

𝘱𝘶𝘵 𝘺𝘰𝘶𝘳 𝘭𝘰𝘷𝘪𝘯𝘨 𝘩𝘢𝘯𝘥 𝘰𝘶𝘵 𝘣𝘢𝘣𝘺 | 𝐞𝐭𝐡𝐦𝐚𝐬 [IN PAUSA] Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz