who's she?

26 2 3
                                    

Dopo altri due caffè e qualche pizzicotto da parte di Clare, cercavo di ascoltare nel modo più sveglio possibile il professore di topografia che camminava nell'aula dell'Università.

Sospirai. Non sapevo da dove provenisse tutta quella stanchezza, ma non riuscivo neanche a prendere appunti. Forse era solo colpa di Harry. Tutte le emozioni che provavo con lui (e per lui) mi sfinivano.

Mentre il professore disegnava qualcosa sulla lavagna, abbassai leggermente la testa, per controllare per la ventesima volta quella mattina le notifiche sul mio cellulare. Sospirai. Harry non mi aveva più scritto nulla.

Dopo quell'autoritario "non scrivermi", non si era degnato neppure di rispondermi. Mi strinsi il ponte del naso tra le dita. Era l'uomo più frustrante che conoscessi.

Non che mi aspettassi chissà cosa- avevo perfettamente capito che Harry non fosse tipo da fiori o serenate- ma almeno un minuscolo cenno. In fondo avevo dormito a casa sua quella notte.

Forse era eccessivamente abituato a quel tipo di cose. Ero io che mi comportavo come una paranoica. Rimisi il cellulare nella borsa, e, nel modo più convincente possibile, cercai di riprendere a seguire la lezione.

Clare mi stava guardando preoccupata, mentre digitava velocemente con le sue dita smaltate sulla tastiera del MacBook. Scossi la testa di fronte alla sua implicita domanda e mi concentrai sul foglio bianco di fronte a me.

Mi morsi un labbro pensando al profumo di muschio di Harry. Se mi impegnavo, potevo sentirlo ancora sulla mia pelle.

Dopo quella estenuante lezione, io, Clare e Josh percorrevamo i corridoi dell'Università, scambiandoci battutine. Eravamo davvero un trio folle. Io e Jo ci conoscevamo sin dalle elementari; entrambi avevamo incontrato Clare solo all'università. Eppure, era come se la conoscessimo da sempre.

Sin dai primi giorni, avevamo formato il nostro trio e ci eravamo legati più di quanto credessi.

Sorrisi vedendo Clare tirare un pugnetto sul braccio muscoloso di Josh. Era impressionante come i miei migliori amici sapessero sempre tirarmi su di morale. Pensai che forse avrei dovuto raccontare anche a Jo di Harry; ma poi capii che non ne valeva la pena.

Non sapevo neppure se ci fosse qualcosa da dire. Frustrata dal fatto che quel capriccioso imprenditore ventiseienne riuscisse sempre a infilarsi nei miei pensieri, misi la mia mano nella borsa per afferrare il pacchetto di crackers che mi aveva dato Clare stamattina.

Ma impegnata nella ricerca di cibo, improvvisamente toccai qualcosa di freddo e metallico. Pensai che si potesse trattare delle chiavi di casa mia, ma dopo aver tastato meglio, capii che era qualcosa di diverso.

Lo estrassi dalla borsa e, immediatamente, mi accorsi di avere un mazzo di chiavi di casa di Harry nella mia borsa.

Sospirai di fronte alla visione delle chiavi d'argento di fronte al mio viso. Come cavolo avevano fatto a finire nella mia borsa?

Dopo aver cercato tra i ricordi confusi della sera precedente, mi accorsi vagamente di aver sistemato le mie chiavi sul comò di Harry, appena arrivata, e di averle poi ributtate in borsa con noncuranza la mattina dopo. Sicuramente mi ero distratta e avevo preso anche quelle di Harry.

Sbuffai. Maledizione a me e alla mia sbadataggine. Ora chi gliele avrebbe riportate?

Pensai alle varie alternative che avevo. Avrei potuto sempre non restituirgliele, in fondo uno come lui doveva avere milioni di mazzi di chiavi. Mi accorsi però  che un maniaco del controllo come Harry avrebbe tenuto d'occhio le sue cose con precisione.

Accidenti. Lo avrebbe sicuramente notato.
Pensai che avrei potuto fargliele recapitare. Ma con quale scusa? Mi avrebbe presa per una stalker, o peggio, una sua fan.

Restava un'unica estenuante alternativa. Gliele avrei dovuto portare io di persona. Passai una mano tra i miei capelli.

Per quanto ci fosse una Abby che impazziva dalla gioia di aver trovato un pretesto per rivederlo, l'altra Abby- quella cosciente- non aveva alcuna voglia di infilarsi nella tana del lupo cattivo. Strinsi le chiavi nella mano, quando realizzai che non avevo scelta.

Dovevo presentarmi all'ufficio di Harry Styles.

Dopo aver frettolosamente salutato Josh e Clare e aver promesso di incontrarli da Jones'  (il nostro ristorante preferito), percorrevo decisa le strade affollate di Manhattan brulicanti di impiegati in impermeabili e camicia. Mi chiesi se avrei dovuto inviare un messaggio ad Harry, così da avvisarlo.

Pensai che forse sarebbe stato meglio farlo- avrei potuto anche non trovarlo in ufficio a quell'ora- eppure l'idea di rimandargli un messaggio mi faceva sentire patetica. Sembrava soltanto un altro pretesto per sapere di lui.

E io non volevo apparire come la bambina ferita davanti ai suoi occhi. Specialmente non bambina. Con tutto il coraggio che potessi reperire dunque, mi feci forza e, giunta di fronte alle 'Styles Enterprises', varcai la lussuosa soglia.

Evitai le receptionists/robot all'entrata e, facendo attenzione a non farmi vedere da nessun possibile conoscente di mia sorella (che fortunatamente era impegnata in un meeting sta mattina), mi infilai nell'ascensore e premetti il numero 25.

Immaginavo che l'ufficio di Harry si trovasse all'ultimo, fantastico piano. Evidentemente agli stronzi piaceva trovarsi in alto.

Sospirai per il nervosismo, agitata affianco a tutte quelle persone che entravano e uscivano ai diversi piani dell'edificio. Sembrava davvero affollato.

Non potevo immaginare quante persone lavorassero in quell'ufficio. Rabbrividii al pensiero di quanto controllo Harry avesse sulle vite delle altre persone.

Dopo un ultimo tic, le porte si aprirono e capii di essere all'ultimo piano.

Cercando di infondermi coraggio, alzai lo sguardo e feci un passo, ma mi bloccai di fronte alla scena che mi trovai davanti.

Harry, bellissimo nel suo completo stampato blu, che evidenziava ancora di più il taglio del suo viso, si stava aggiustando il colletto della camicia bianca, mentre un'avvenente donna, in uno strepitoso tailleur bordeaux, si sistemava i capelli.

La donna, a mio malincuore, era davvero bella e indubbiamente il tipo di Harry. I tacchi neri, il completo, i suoi perfetti capelli biondi ostentavano una sicurezza e cura di sé, molto simile a quella di Harry.

Cercai pateticamente di convincermi che non mi trovassi nel mezzo di un post-sveltina.

Eppure tra i due ci fu subito un sorriso complice, finché la donna gli schioccò un bacio sulle labbra.

Rimasi pietrificata. Non c'era alcun motivo per cui Harry non avrebbe dovuto frequentarsi con altre. In fondo, noi non uscivamo neppure insieme a detta sua.

Eppure quella visione accese qualcosa dentro di me. L'idea di essere una delle tante con cui aveva una sveltina nel suo ufficio mi diede un senso di fastidio che non avevo mai provato.

I momenti che avevamo trascorso insieme, seppur non molti, erano rimasti impressi dentro di me. Harry era rimasto impresso.

Con il cuore pesante, animata dalla rabbia, mi rinfilai immediatamente nell'ascensore.

Con tutta la forza che avevo premetti il pulsante del piano terra, pregando che Harry non mi vedesse. L'odio che provavo in quel momento verso di lui era quasi pari a quanto mi sentissi patetica.

Dopo che l'ascensore arrivò al piano terra, corsi quasi verso l'uscita, fermandomi solo un secondo per lanciare le maledette chiavi alle receptionists, che vista la mia faccia (probabilmente sconvolta), rimasero ancora più scioccate quando dissi:
"Queste sono di quello stronzo del signor Styles."

Uscii immediatamente da quell'edificio.
In un attimo, mi resi conto che Clare aveva maledettamente ragione, come sempre.

Harry Styles mi avrebbe spezzato il cuore.

Eyes. {H.S}Where stories live. Discover now