a little bit confused

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Mi diede un'ultima occhiata, prima di girarsi e andare verso la receptionist, con quel suo lungo passo elegante.

Espirai brutalmente, tirando fuori l'aria che avevo mantenuto per tutta quella conversazione.

Mi sentii fortemente accaldata, ma misi da parte la mia reazione, per premere il più velocemente possibile il bottone per far richiudere le porte.

Non avrei retto un altro incontro con il signor Styles. Salii immediatamente al decimo piano e, con le gambe molli per la scarica di adrenalina, arrivai nell'ufficio di mia sorella, Julia.

Appena mi vide varcare la sua soglia (non so quale potesse essere la mia espressione), mi guardò stranita, aspettandosi delle spiegazioni.

"Uhm" cercai di spiegarle "è stato davvero difficile trovare il tuo ufficio. Il personale non è molto educato. E poi mi spieghi come mai tutte quelle receptionists sono.."

"Abby" sorrise "respira. Mi hai portato la cartellina?" Mi chiese, mentre si alzava e si aggiustava le pieghe formatesi sul pantalone del tailleur pesca che indossava.

Avrei pagato per avere la sua stessa agilità e sicurezza nell'indossare abiti così formali. Io ero più tipo da jeans e top.

"Si certo. Ecco la tua stupida cartellina. Che poi cosa ci potrà mai essere di così importante per farmi venire fin qui alle 7 di pomeriggio?"

Le tesi la cartellina, che prese velocemente con le sue mani inanellate. Mi sorrise.

Se solo avesse saputo cosa avessi combinato e con chi l'avessi combinato cinque minuti fa.

Sospirai, facendo un sorriso tirato. Pregavo che non l'avrebbe mai saputo.

"Bene, la mia commissione è finita. Ti aspetto a casa?" Le dissi osservando le pareti del suo ufficio.

Un quadro astratto ornava la parete cremisi, dando un tocco più elegante alla stanza. Mi avvicinai per guardarlo meglio.

Avevo una passione per l'arte, forse anche per questo avevo deciso di laurearmi in architettura (se mai ci fossi riuscita). Avvicinai le dita al quadro, come sotto ipnosi.

L'arte riusciva sempre a placare le mie inquietudini. Zittiva i miei pensieri.

Anche se sta volta era alquanto difficile zittire il senso di colpa per aver provocato il capo di mia sorella. Mi girai verso di lei, accorgendomi che non avevo ascoltato le sue ultime parole.

Annuii con la testa, senza preoccuparmi di ciò che avesse detto, e dopo averle schioccato un leggero bacio sulla guancia, uscii dal suo ufficio.

Un leggero formicolio alla nuca mi fece ricordare quanto era accaduto qualche minuto prima. Se solo pensavo a quell'ascensore, le mie guance diventavano accaldate.

Mi incamminai verso quel fatidico ascensore. Gli unici passi leggeri che si sentivano erano i miei. Per il resto, silenzio.

Questa impresa era davvero molto strana. Rispecchiava la personalità del signor Styles.

Impaziente di lasciare quel posto, osservai il numero del l'ascensore arrivare fino a 1, dove finalmente ripresi a respirare.

Uscii di fretta, stringendomi nel mio trench, lasciando soltanto un'occhiata di sfuggita alle receptionists sempre indaffarate.

L'aria fuori era così fresca e inebriante, come mai l'avevo percepita. Non mi importava di bagnarmi, avevo bisogno di rinfrescarmi.

Il signor Styles era stato...intenso. Più di quanto pensassi.

Mi appoggiai con la mano al vetro della facciata dell'edificio. E inspirai.

Sarebbe stato difficile dimenticare quell'incontro.

Eyes. {H.S}Where stories live. Discover now