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Una volta che il mio respiro si regoló insieme al battito del mio cuore, girai la chiave nella serratura per poi aprire la porta con una semplice pressione sulla maniglia argentata.
Ero ancora avvolta dal lenzuolo e basta, non avevo ancora messo niente, data la paura che avevo avuto pochi istanti prima che potesse essere successo qualcosa a Sauro, proprio lì, ad una porta di distanza da me.
Mi ritrovai il suo corpo davanti e, senza rendermene conto mi feci cadere fra le sue braccia. Non mi reggevo più sulle gambe. Mi succedeva spesso. Calo di pressione. Ne ero consapevole, durante quelle situazioni spesso ne avevo. Anche quando i miei genitori litigavano facevo fatica al resistere sul non svenire.
Sauron mi accasciò a terra preoccupato. Portò la sua mano ruvida sulla mia guancia.
"Che succede, piccola?"
"Acqua e zucchero." Non capì dato il mio tono basso di voce. Ripetei la frase.
"Acqua e zucchero, Sauron. Portami un po' di acqua e zucchero." Mormorai di nuovo, cercando di aumentare il tono di voce. Appoggiò la mia testa sul parchet per correre verso la cucina. Tornò con un bicchiere colmo d'acqua con al suo interno un po' di zucchero.
"Ecco! Tieni, bevi." Mi avvicinai con la bocca al bicchiere per bere un sorso, poi un'altro e un'altro fino a finire il bicchiere.
Lo ringrazia dopo un po' di tempo con un bacio sulle labbra.
Subìto dopo si incupì voltando lo sguardo altrove, in un punto della stanza a me ignoto.
"Sentì, piccola..." Si schiarì la voce per poi portare nuovamente i suoi occhi ad incastrarsi nei miei.
"Mi dispiace come sia stata la tua prima volta. Non volevo che succedesse tutto ciò. Ti sei sentita male, è entrato Emmett qui da noi, ha sparato al soffitto, ma soprattutto..." Sembrava impossibile, ma in 1uel momento il suo sguardo si incupì ulteriormente. "Ma soprattutto ti ha visto nuda!" Affermò infastidito.
Ridacchiai. "Ma non mi ha visto nuda! Mi sono coperta con il lenzuolo e quando sono corsa in bagno ero completamente coperta."
"Ma nessuno deve nemmeno osare avvicinarti a te...bhe si...quando poco prima eri solo mia." Confessò imbarazzato. Stranamente sembrava più imbarazzato lui di quanto non fossi io.
Le sue guance da un rosso rosato tornarono ad essere della sua solita carnagione non appena gli afferrai la mano ancora spaccata dalla botta che aveva tirato allo specchio quella stessa mattina. Il suo sguardo cadde subito sul letto disfatto alle mie spalle, indifferente.
"Sauron..." Richiamai la sua attenzione ai miei occhi invano. "Sauron guardami."Non mosse di un millimetro nessuno dei suoi muscoli facciali, ma faceva fatica a non voltare lo sguardo. Lo si capiva perché deglutiva rumorosamente una volta dopo l'altra. Sorrisi a vede quella piccola collinetta sulla gola. Gli toccai il pomo d'Adamo e proprio in quel momento voltò lo sguardo.
Ne approfittai per ricominciare a parlare. "Io mi sono confessata con te. Perché non lo fai tu in questo momento? Perché lo hai fatto?"
"Penserai che sono uno stronzo a parlare così, ma vedi... mi sono fatto male troppe volte. Non voglio che succeda di nuovo. Non sto insinuando che non mi fido di te... neppure che che ti paragono ad errori del passato... ma non mi sento pronto a raccontarti di ciò che mi ha ridotto così."
Lo guardai negli occhi stringendo sul mio petto la mano senza la ferita. Lo fissai per molto rempo non avendo ne il coraggio di discostare lo sguardo ne di muovere un muscolo per non rischiare di rovinare il magnifico momento creatasi fra di noi.
Fu lui a rompere il silenzio, permettendomi finalmente di muovermi.
"Perché continui a fissarmi?"
"È quello che dovrebbe chiedere una ragazza...no?"
Mi rigiravo alcune ciocche di capelli nelle dita riflettendo sulla sua domanda."
"Sei fottutamente bello..." Risposi semplicemente.
"È quello che dovrebbe dire un ragazzo, no?"
"Dio! Non rovinare il momento, Sauron."
Noi eravamo così. Invertivano e stravolgevano gli stereotipi.
Alzai nuovamente lo sguardo verso di lui.
"Sei sicuro che non ci siamo mai conosciuti in una vita precedente? Mi sembra di conoscerti da sempre."
"Sentì come sta diventando volgare la mia piccolina."
Sorrisi ed avvicinandomi gli stampati un enorme bacio sulle labbra.
"Dove vai?"
"A vestirmi, no?"
"Mmm... Non mi sembra il caso..."
Afferrai immediatamente il concetto ma lo costrinsi ad alzarsi dal parchet.
Si alzò su di me allungando la sua figura slanciata in piedi.
"Ma quanto cazzo sei alto?"
"Sei te la nanerottola qui."
"Ma se sono alta un metro e sessantotto?"
"Nana."
Sorrisi.
"Dai andiamo." Dissi voltandomi a prendere i vestiti.
Entrambe ci vestimmo e decidemmo di andare a fare un giro in centro quella sera. Io mi misi un paio di leggings e una felpa enorme di Sauron. Mi legai i capelli in una coda alta ed uscimmo. Per strada incontrammo molti amici di Sauron.  "Sembri molto conosciuto..."
Mi guardò e mi sorrise. Dopo un po' che camminavamo incontrammo il suo migliore amico. "Hey... Come va frate? Chi è questa ragazza?" Il mio ragazzo mi strinse la mano, poi cominciò a parlare.
"È la mia ragazza."
"Oh, quindi ne hai trovata un'altra?" Rimasi di stucco a quella affermazione. Cosa voleva dire un'altra?
"No, lei non è come le altre, fidati."
"A davvero? Dicevi così anche con tutte le altre, fino a quando non ti hanno scaricato." Ero confusa. La mia faccia in quel momento era un enorme punto interrogativo.
"Basta! Stai zitto coglione."
Presi in mano la situazione.
"Oh, no no. Racconta pure."
"Scusa fra, forse ho esagerato." Disse il ragazzo rivolgendosi a Sauron.
"Su, dai piccola... andiamo, ti porto in quel ristorante." Mi indicò un piccolo ristorantino, l'unico scuro nelle vicinanze. Prevalevano il bianco, il grigio e il nero.
"No, ora voglio sapere."
Il ragazzo, dopo averci salutato si allontanò da noi avvicinandosi ad un'altra ragazza che poi bació.
"Cosa cazzo vuol dire un'altra?"
"Dai, avanti... Ho sedici anni. Come pretendi che io non abbia delle ex?"
"Ma da come l'ha detto sembrava che volesse dire che te ne porti a letto una al giorno. Forse è con una di loro che andavi quando ti teletrasportato qui."
"Ma no, piccola? È che ho un passato difficile e ciò riguarda anche qualcuna di queste mie ex. Ti fidi di me?"
Misi il broncio e incrociai le braccia guardando davanti a me.
"No."
"Eddai!" Si avvicinò a me. Facevo fatica a rimanere con la solita espressione imbroccata. Mi faceva ridere. Infatti subito dopo scoppiai in una risata fragorosa.
"Allora?" Feci finta di rifletterci su per qualche momento. "D'accordo." Tenni le braccia incrociate mentre si avvicinava lentamente al mio viso. Mi costrinse a voltarmi verso di lui fino al momento in cui non mi baciò. Lo ammetto, me lo aspettavo, ma quello che sentì quella volta era davvero senza spiegazioni.
Potevo sentire il mio cuore battere all'unisono con il suo. Sentivo quella sensazione bel letto ancora più forte.
Assecondai il bacio buttandogli le mani al collo. Mi strinse a sé, forte, quasi da farmi dimenticare la realtà. Mi staccai di scatto quando mi venne in mente la faccenda di Emmett. "Cazzo!" Sussurrai. "Che c'è?" "Che cazzo ci stiamo a fare fuori? Se arriva Emmett?"
Mi sorrise tornando a baciarmi. "Tranquilla, non ci pensare. La notte e nei giorni di pioggia non esce mai di casa. Odia l'oscurità."
Mi diede un altro bacio per poi trascinarmi dietro ad un vicolo buio.
"Mi fai impazzire!"
Detto questo mi tirò su e mi prese le gambe per farmele avvolgere attorno alla sua vita e cominciò a baciarmi lasciando il rumore schiocchiante dei nostri baci nell'aria. Teneva una mano sul mio sedere e l'altra dietro la schiena mentre io gli misi immediatamente una mano fra i capelli e l'altra sul braccio. Allungò un braccio per sciorglemi la coda e lasciar cadere per terra l'elastico.
"Non li legare più. Sono troppo belli." Continuammo per circa cinque minuti, ma dopo poco sentì la voce.
Stai attenta al passato.
Mi staccai con una faccia perplessa.
"Cos'hai?"
"Niente amore... È solo che... Da quando sono qui sento una voce nella testa. Emmett mi aveva detto di non darle mai retta. Ma adesso... Penso che me ne fideró. Mi ha appena parlato."
"E che ha detto?"
"Di stare attenta al passato."
Ci rifletté un attimo.
"Potrebbe darsi che parli di ciò che è successo a me tempo fa."
"Quando ti deciderai a raccontarmi, Sauron?"
"Presto, piccola. Ma prima, mi devi promettere di non fidarti mai di nessuno, nemmeno di me. Di non lasciarti trasportare da niente e nessuno."
"Perché me lo chiedi?"
"Non voglio che tu ci rimetta per ciò che è accaduto. Ti prego. Promettilo."
"Va bene, promesso. Solo se tu mi prometti che mi racconterai tutto."
"D'accordo, ma non ora. Presto ma non ora."
Mi stampò un altro bacio e poi mi fece scendere.
"Dai, era bellissimo stare tra le tue braccia." Dissi facendo una vocina infantile e fingendomi imbronciata.
"Va bene piccola." Mi sollevò di nuova derra e mi riportò nelle sue braccia nelle stessa posizione di prima.
"Non so se lo posso dire ora, perché infondo siamo giovani."
Feci una faccia stralunata e poi continuò.
"Io sento di amarti. Ripeto, siamo giovani e ancora non sappiamo cosa è l'amore ma ci completiamo, lo sai. Siamo diversi ma ci completiamo. Quando sto con te sento quella strana sensazione che mi hai raccontato di sentire tu. Quelle sono le farfalle nello stomaco, non so come tu faccia a non averle mai sentite nominare ma apparte questo... Si, insomma, ti ho spiegato ciò che sento."
Lo guardavo serio, anche dopo che ebbe finito di parlare.
"Non rispondi?"
"La penso esattamente come te."
Mi abbracciò stringendomi forte.
"Quindi non ti arrabbiare se non ti dico 'ti amo', altrimenti sembrino quei bambinetti di undici anni che dicono al ragazzo o alla ragazza di amarsi."
Sorrisi e lo baciai. Stava per mettermi giù.
"Non osare farmi scendere!" Gridai e lui rise.
"Dovrai pur scendere prima o poi."
"Ma non voglio..." Dissi con vocina da bambina.
Lui rise e, dopo avermi baciata almeno una decina di volte mi posó a terra.
"Andiamo, ti faccio conoscere i miei amici."
Annui e mi portò nel ristorante che mi aveva indicato poco prima, quando voleva distrarmi dalla conversazione con il suo amico.
Sull'insegna c'era scritto 'Famelis'. Mi sembrò piuttosto strano come nome. La scritta era nera su uno sfondo grigio, quasi impercettibile. La porta era in vetro e su di essa erano affissi vari volantini. Mi colpì uno di essi, viola pastello e su di esso era scritto:
'Re e regina insieme dormono. Dobbiamo trovare la principessa Astoria. Essa ha i capelli neri e al buio diventano blu, come quelli della madre. Oggi dovrebbe avere quattordici anni. Se solo la vedete contattate il servizio scomparsi e, se possibile, anche il Astomus, fratello della regina.'
Mostrai il volantino a Sauron. Era troppo strano per essere una coincidenza. Emmett mi aveva chiamato Astoria e io, avevo proprio le caratteristiche lì trascritte.
Capelli neri, blu al buio, avevo quattordici anni...
Troppo strano.
"Sauron, non può essere una coincidenza, e poi, come faccio? Se poi mi prendono? Ho tutte queste caratteristiche e alla luce non ci posso stare che potrebbe comparire Emmett da un momento all'altro."
"Tranquilla piccola, dico ai ragazzi che arriveremo più tardi e ti metterò una parrucca, così ne#suno se ne accorgerà."
"Si, ma mettiamola nera, altrimenti sembrerò chi non sono. Troppo."
"D'accordo." Mi afferrò il polso e mi trascinò velocemente a casa sua. Mi mise una parrucca e io mi chiesi cosa ci stava a fare una parrucca a casa sua. Quando gle lo chiesi mi disse:
"Prima di te ho salvato molte altre ragazze."
"E te le sei sbaciucchiate tutte?"
"Qualcuna..."
Quella risposta mi infastidì alquanto.
Feci una strana faccia.
"Gelosa?"
"Eccerto, cazzo! Tu se il mio ragazzo." Dissi senza pensare. Misi il broncio guardando un punto ignoto della stanza.
"Ma nessuno era come te." Mi sorrise avvicinandosi a alle mie labbra con le sue ma non gli permisi di baciarmi.
"Ha detto così anche a tutte le altre?"
"Eddai, basta."
Non risposi.
Era esci, che mi devo mettere il vestito che abbiamo comprato oggi. Ls0o feci uscire e, dopo una veloce doccia mi infilai il vestitino. Era nero-viola, teneva le spalle e la schiena scoperte e scivolava sulle gambe con una gonna non troppo pomposa. Misi le scarpe, queste nere e alte. Mi misi il rossetto scuro che avevo comprato quel pomeriggio e un po' di mascara.
Uscì dalla stanza e Sauron si voltò verso di me e mi squadrò.
Si diresse nella mia direzione  disse: "No no no no no. Tu non andrai da nessuna parte con questo vestito."
"Chi sei tu per dirmelo?"
"Il tuo ragazzo. Ora cambiati."
"No! A me piace questo vestito e lo tengo."
"Non voglio che qualcuno si innamori e ci provi con te."
Mi abbassò il labbra inferiore con il pollice ed iniziò a sussurrarmici sopra.
"Sei troppo bella, piccola. Non voglio che qualcuno ti accalappi."
Continuò a giocare con il mio labbro mette io fissavo il suo.
Oh, sto ormoni...
Quella dannata voce.
Aveva ragione, però. Avevo una voglia matta di salutarti addosso.
"Ti prego smettila." Dissi dopo un po'.
"Di fare che?"
"Di provocarmi..." Dissi soltanto.
"Ti eccito?"
"Non so cosa mi fermi a salutarti addosso."
"Puoi almeno baciarmi."
"Se lo facessi non finirei più. Se proprio non sai resistere vai da una delle tue amichette."
Non sapevo come uscire da quella situazione.
"Gelosa."
"Si, lo sono."
"Anche io sono geloso."
"Questo non vuol dire che io debba vestirmi solo come vuoi tu."
"Ma non voglio-" lo interruppi.
"È difficile fare come gli altri ragazzi e starmi vicino e basta?"
"Fossi in te mi guarderei allo specchio."
"Perché?
Mi guardai e mi accorsi che avevo il rossetto sbavato.
"Sauron!" Gridai.
Lui rise e uscì dalla casa.
"Ti aspetto fuori, stronzetta."

La Luce Del BuioWhere stories live. Discover now