EPILOGO - Non ci resta che tornare a Lisbona

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«Come hai trovato il mio francese?» domanda lei.

«Hai bisogno di qualche ripetizione.»

La ragazza ride e districa le dita dalle sue per aprire lo sportello della macchina. Lui raggiunge la portiera dal lato del passeggero e considera: «Non sarebbe meglio chiuderla?»

«Sembri Louis», sbuffa lei, prendendo posto sul sedile. «Nessuno metterebbe le mani su questo catorcio». Come a voler confermare l'opinione dell'autista, la vecchia Renault strepita sotto i suoi tentativi di accenderla. Alla fine il motore si avvia scoppiettando, con uno sbuffo di fumo nero. «Ti spiace scrivere un messaggio a Leta? Le ho detto che l'avrei avvisata quando saresti arrivato.»

Da quando lei e Violeta hanno riallacciato i contatti, Âmbar è serena come lui non l'ha mai vista. Il ragazzo sta pian piano entrando nello strano rapporto a distanza delle due sorelle, pronto a farsi tirare nel mezzo e attento a non sbilanciare il fragile equilibrio che si è creato tra loro.

«Le ho scritto: "Sono Felipe. Tua sorella sta guidando, e vuole farti sapere che sto bene"». Nel messaggio ha aggiunto qualcosa che Âmbar leggerà più tardi. "Le sono mancato quanto lei è mancata a me, ma non ce lo siamo detto". Il ragazzo sorride tra sé, apre il vano portaoggetti per poggiarci dentro il telefono, e al suo interno trova un mazzo di chiavi e un piccolo bigliettino scritto a penna con la grafia di Louis. Sta per chiedere ad Âmbar di che si tratta, ma lei è più veloce.

«Ho scoperto perché Louis non voleva che comprassimo i biglietti aerei per il ritorno», gli comunica in tono vago.

«E quale sarebbe questo perché?»

L'auto asseconda una curva per uscire dal parcheggio e i raggi del sole attraversano il vetro ed entrano nei loro occhi. Âmbar ne approfitta per temporeggiare, posizionando di nuovo gli occhiali da sole sul naso.

«Margot ha fatto rimettere in mare la sua vecchia barca a vela. Quella barca a vela.»

Felipe sgrana gli occhi, incredulo. «Cosa?»

«Già. Me l'ha detto ieri. Stamattina, quando l'ho accompagnato in Tribunale mi ha detto che se mai tornerà in Portogallo lo farà per mare, e noi con lui. Poi mi ha salutato come se già sapesse che non ci saremmo rivisti mai più. Mi ha dato persino un bacio, capisci?! E mi ha consegnato quello», dice, puntando con il mento in direzione del bigliettino.

L'idea di passare due intere settimane per mare fa crepitare il cuore di Felipe d'impazienza, ma la sua mente lo riporta alla realtà, ricordandogli che non è affatto un buon momento per assecondare quel particolare capriccio del vecchio. Âmbar intuisce cosa sta pensando e scuote la testa. «Io lo farò. Con o senza la tua approvazione.»

Felipe sospira e osserva assorto il profilo della ragazza. Dal suo cipiglio determinato capisce che sarebbe inutile mettersi a discutere per farle cambiare idea, così desiste, almeno per il momento. «Che c'è scritto?»

«Un indirizzo. Mi ha fatto promettere che, se le cose dovessero mettersi male per lui oggi, io e te andremo lì al suo posto.»

«E dove dovremmo andare di preciso?»

«Ho controllato sul cellulare mentre ti aspettavo. È un cimitero». Âmbar preme il piede sull'acceleratore e ingrana la marcia sul rettilineo dell'autostrada senza aggiungere altro.

Per qualche minuto l'unico suono nell'abitacolo è lo strepitio del motore, che non è nemmeno lontanamente forte da sovrastare il rumore prodotto dai loro pensieri. Stanno attraversando una lunga galleria quando Felipe le dice: «Devo dirti una cosa.»

«Lo so che Ileana ha dormito a casa con te, stanotte». La risposta di Âmbar lo lascia senza parole, e lei approfitta del suo silenzio per continuare: «Non ci vedo nulla di male. Mi ha spiegato che lei e Magda hanno litigato. Di nuovo.»

L'ancoraWhere stories live. Discover now