14 - Furio Botina

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- Il nonno però non c'è...-sentii Marco lamentarsi, dopo aver sbirciato dalle finestre: -...e non risponde al telefono. Forse è da Mariuccia?-

Bea sbuffò:- Secondo me è in piazzetta a giocare a briscola.- e lasciando a terra lo zaino e la valigia davanti al portone disse:- Dividiamoci! Ali aspetta qui, noi andiamo a cercarlo...- E i due presero nuovamente ad incamminarsi per quegli intricati carugi, lasciandomi sola vicino al pozzo e a quella casa di streghe.

Mi sfuggì un sorriso all'idea di uno Stregone, anzi un "Egemone" che giocava a carte, poichè decisamente non riuscivo a immaginarmelo al tavolo del bar come un nonno qualsiasi, tanto più dopo aver letto di lui sul diario di Sibilla. Forse era proprio quello ad avermi impensierita più di tutti, non riuscivo ad essere obiettiva, visto che ormai leggendo, lo vedevo attraverso gli occhi di una strega adolescente e arrabbiata.

Voltai le spalle alla casa, decisa a non pensarci e, felice di non dover trascinare i bagagli ancora per quelle stradine, presi a guardarmi attorno. Decisamente la vista a strapiombo sul burrone era mozzafiato, una pericolante staccionata in legno separava quello spiazzo da un costone di roccia profondo almeno venti metri, che si apriva poi su una folta vegetazione e un torrente che serpeggiava lungo la stretta vallata. Anche lo scorcio del pozzo circondato da fiori era splendido: non avevo mai visto una tale quantità di gerani dai colori così mozzafiato, tanto che mi chinai verso uno dei vasi per provare a carpire l'odore dei fiori.

-Stia lontano dai miei fiori!- urlò severa una voce rauca e gracchiante.

Imbarazzata mi alzai immediatamente, vedendo un vecchio col bastone venirmi incontro zoppicante da un a ripidissima scala che, notavo solo ora, saliva quasi a ridosso del burrone.

Indossava una camicia a maniche corte, con sotto una canotta della salute da cui si intravedeva un piccolo rosario dorato. Aveva  pantaloni corti color cachi dai quali spuntavano due ginocchia ossute e un po' incurvate per l'età. I pochi capelli rimasti erano di un bianco abbagliate in contrasto con la pelle del viso, del collo, delle braccia e delle gambe che appariva di un bronzo rugoso, cotto dal sole. Mentre si avvicinava si brandiva il bastone nervoso, un po'per reggersi un po' per lamentarsi, mentre continuava a rimproverarmi:- "Guardare ma non toccare" non ve l'hanno insegnato a voi giovani?-

Io mi allontanai dai vasi all'istante e provando a giustificarmi con l'anziano signore, almeno un palmo più basso di me, mormorai: -Chiedo scusa...volevo solo sentirne il profumo.-

-Che profumo e profumo! Non lo sa che i gerani sono pericolosi?- fece lui fermandosi a pochi passi da me e, tirando fuori una pipa dal taschino, prese a fumare studiandomi attentamente.

-Pericolosi?- sgranai gli occhi.

-I fiori sono tossici per molti animali, ma la varietà che cresce qui è particolarmente velenosa...- E guardandomi attraverso una nuvola di fumo aggiunse:- ...serve per tenere lontani i cani.-

Qualcosa nelle sue parole mi fece rabbrividire, nonostante la calda giornata di sole ed imbarazzata dichiarai:- Chiedo scusa, non lo sapevo.-

I suoi occhi di un azzurro senescente mi fissarono intensamente: - Lei non è di qui, vero?-

- Ehm no...sono in vacanza con...- stavo rispondendo quando avvertii i passi di corsa di Marco e Beatrice giungere in piazza.

-Nonno!- gridarono in coro quelli appena lo videro.

Lo sguardo severo e indagatore del vecchio, al suono della voce dei nipoti si trasformò all'istante, distendendosi di gioia:- Ragazzi! Che gioia! Siete arrivati finalmente! Avete fatto buon viaggio?!-

I due lo abbracciarono felici e il nonno prese a tempestarli di domande, ma Marco lo interruppe e sorridendo disse:- Nonno, non siamo soli, è venuta con noi una mia grande amica...-

Io mi avvicinai ancora tesa per la conversazione che avevo avuto poco prima e porsi la mano presentandomi:- Piacere, Alice Bianchi...-

Il vecchio sguardo azzurrino planò indagatore su di me mentre ricambiava silenziosamente la stretta di mano.

-Chiedo ancora scusa per i fiori...- provai ancora sorridendo imbarazzata, ma il vecchio taceva e non mi lasciava la mano fin quando la voce di Beatrice non chiese:- Nonno? Tutto bene?-

- Scusate, passati gli ottanta tendo a incepparmi. E' un piacere averla a casa mia signorina Bianchi... - si scusù lasciandomi la mano -... io sono Furio Botina...- e voltandosi nuovamente ad abbracciare i due fratelli continuò:- ....Il nonno di questi due giganti! Bea, ma quanto sei cresciuta dall'ultima volta?... e che cosa hai in testa? Un casco?.-

E mentre il vecchio tornava a dare il benvenuto ai suoi nipoti e ci faceva largo sulla soglia di casa, io realizzai che stavo volutamente entrando nell'antrodi uno stregone e sentii nuovamente i brividi salirmi lungo la schiena mentre superavo esitante la soglia di Ca' Botina.

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