17. Resa

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Approfittando del buio della notte, D'Jagger, Freyja e gli altri poliziotti si stavano allontanando a passo spedito dalla centrale, gli sguardi attenti e concentrati. Alcuni stavano aiutando i feriti, tutti gli altri invece tenevano d'occhio le strade, pronti a segnalare qualsiasi movimento sospetto.

Il deposito era già stato saccheggiato – erano riusciti a recuperare solo qualche maschera per l'aria – quindi la maggior parte degli agenti era disarmata.

Data la situazione, il commissario Mantina aveva dato ordine di abbandonare subito la città, anche se questo significava lasciarla nelle mani del Sindaco.

"Dobbiamo riorganizzarci" aveva affermato davanti ai suoi sottoposti. "Ora come ora non abbiamo speranza di vincere contro gli uomini del Sindaco. Il nostro obiettivo adesso è raggiungere Ziqi City. E cerchiamo di evitare scontri inutili."

Ziqi City era la colonia più vicina e il suo nome era dovuto all'omonima azienda di bevande energetiche, che ne aveva finanziato lo sviluppo. Anche la colonia occidentale avrebbe dovuto ricevere il nome di un brand, ma le difficoltà incontrate avevano fatto scappare tutti i potenziali sponsor.

Dopo aver camminato per una manciata di minuti, il gruppo si fermò davanti a una stazione dei mezzi pubblici.

«Un momento, quindi ora... aspettiamo?» chiese D'Jagger.

«Quegli stronzi si sono fottuti i nostri veicoli, hai un'idea migliore?» sbottò un agente.

«Mmh, temo di no.»

Bastarono pochi secondi e poi la situazione cominciò subito a farsi un po' imbarazzante. Erano in pericolo, probabilmente di vita, eppure dovevano starsene lì fermi ad aspettare un autobus.

Alcuni poliziotti si scambiarono qualche occhiata, ma nessuno osava parlare. Per lo meno non si vedevano civili o criminali in giro.

Dopo un minuto già era possibile notare i primi segni di nervosismo. C'era chi spostava il peso da una gamba all'altra, chi si grattava senza motivo, chi si guardava intorno, preoccupato del possibile arrivo di qualche fuorilegge.

Finalmente l'autobus a guida autonoma apparve da dietro un angolo e un velo di eccitazione spirò tra i poliziotti. Il commissario Mantina, tra i pochi a mantenere un'assoluta freddezza, osservò con i suoi occhi composti il mezzo, vuoto, che si avvicinava.

Le porte sembravano aprirsi al rallentatore, ma poi finalmente le venti persone poterono salire a bordo. Un agente, un insettoide come il commissario, si piazzò nella parte anteriore del veicolo e afferrò l'apposito sostegno. Grazie ai suoi innesti cibernetici si interfacciò al computer di bordo e in pochi secondi riuscì ad hackerarlo, acquisendone il controllo.

 Il poliziotto chiuse le porte e fece ripartire il veicolo. Optò per una velocità sostenuta, ma non eccessiva per non attirare troppo l'attenzione. Non ci volle molto per raggiungere una delle uscite dalla cupola che avvolgeva la colonia.

«Commissario, abbiamo un problema» notò l'insettoide.

«Lo vedo» esalò la donna, in piedi al suo fianco. «A quanto pare il Sindaco non vuole far entrare o uscire nessuno.»

Davanti alla barriera energetica che teneva separata l'aria nella cupola da quella esterna c'erano due fuoristrada e una mezza dozzina di uomini armati. Avevano notato il loro autobus e probabilmente stavano cominciando a insospettirsi.

Hands of Justice - 1 - La frontiera perdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora