27. Una prova di forza

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Era proprio nel mezzo di una battaglia che Kerberosz riusciva a sentirsi davvero libero. Poteva dare sfogo a tutta la sua rabbia, sbaragliando chiunque si frapponesse sulla sua strada. Si sentiva forte, appagato, inarrestabile. Si sentiva a casa.

Le biomacchine concentrarono il fuoco sul tartariano, che balzava da un nascondiglio all'altro con incredibile agilità. Saltò sull'angolo di un edificio e si tuffò verso uno degli automi. Lo centrò in pieno con un pugno e la biomacchina cadde all'indietro. L'automa provò a rialzarsi, ma Kerberosz si avventò su di lui come una belva assetata di sangue.

Assestò un pugno, un altro, un terzo, ma la corazza del nemico ne venne appena incrinata.

Le altre biomacchine arrivarono in soccorso del loro simile, costringendo il fuorilegge a indietreggiare.

«Ah! Finalmente dei giocattoli resistenti!»

Completamente inebriato dalla foga del combattimento, tornò all'attacco a testa bassa. I proiettili d'energia delle biomacchine lo colpirono, sentì la pelle quasi nera che veniva bruciata dal calore, ma il dolore non faceva che acuire i suoi sensi.

Afferrò un pezzo di metallo, una portiera di un'auto probabilmente, e lo scagliò con forza disumana. La lastra impattò contro una delle biomacchine, conficcandosi nella spalla.

Kerberosz si avventò sul punto debole e colpì la portiera con tutto lo slancio che aveva. L'automa venne sbalzato indietro e lo sportello schizzò via, andando a conficcarsi nella facciata di un edificio.

Senza perdere il ritmo Kerberosz balzò verso la seconda biomacchina, la prese per un braccio e la fece roteare come una trottola. Sfruttando la forza centrifuga la scagliò contro il terzo automa, abbattendoli entrambi in un colpo solo.

«Tutto qui quello che sapete fare?!» gridò, affamato di violenza.

Era convinto di aver messo al tappeto le biomacchine, invece tutte e tre si stavano già rialzando. Quella con la spalla danneggiata si era addirittura già riparata: lo squarcio si era rimarginato quasi del tutto e l'arto non sembrava accusare alcun malfunzionamento.

Quello che per molti sembrava un presagio di sconfitta, per il tartariano era motivo di gioia distorta: avrebbe potuto combattere ancora!

Tornò alla carica, deciso a dare sfogo a tutta la sua rabbia, e le biomacchine risposero sparando a volontà. Kerberosz schivò alcuni colpi, più per sfizio che per necessità, provò a deviarne uno con il braccio ma non avvertì l'inebriante sensazione di bruciato che aveva provato fino a poco prima. Il suo braccio adesso sembrava intorpidito e faticava a muoversi.

Venne colpito ancora, inciampò e cadde a terra. Lo stavano paralizzando completamente. Lo stavano sconfiggendo senza nemmeno combatterlo davvero! Era inaccettabile!

Serrò i denti aguzzi e si rimise in piedi. «Se volete fermarmi, dovrete uccidermi!»

Le biomacchine cessarono il fuoco e improvvisamente parve calare il silenzio. Ma fu solo un istante.

Gli automi cambiarono tipo di proiettile e ripresero a sparare. La cadenza di fuoco adesso era ridotta, ma Kerberosz si sentiva troppo stanco per schivare. Le sfere di energia lo toccarono e implosero in un istante, lasciando al loro posto solo un buco grondante di sangue.

Hands of Justice - 1 - La frontiera perdutaWhere stories live. Discover now