23. Vendetta e perdono

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Era passato appena un giorno dall'annuncio di Kerberosz Égettvér, ma la fortezza un tempo appartenuta al Sindaco era già tornata operativa e diversi uomini stavano lavorando per rimettere in piedi l'organizzazione criminale.

Luca Pricolici, che aveva assistito agli ultimi eventi con grande interesse, in quel momento si trovava proprio davanti all'ufficio del Sindaco. Lui e i suoi uomini avevano deciso di restare in zona, almeno per il momento, e il motivo era molto semplice.

La porta era aperta, così l'orco entrò. Kerberosz era seduto con i piedi sulla scrivania e stava fumando l'ennesimo sigaro. Luca non aveva bisogno della sua trasformazione in moldogue per avvertire la pesante cappa di fumo che c'era nella stanza.

«Égettvér,» esordì, «sono Luca Pricolici, il Mastino, e sono venuto per chiederti un favore.»

Il tartariano soffiò una nuvola grigia. «Sarebbe?»

«L'orchessa contro cui hai combattuto, la poliziotta, si era infiltrata sotto copertura. Ha cacciato con me e i miei uomini.» Serrò i pugni. «Si è presa gioco di noi per tutto il tempo, e voglio vendicarmi! Ho sentito che il Sindaco ha una spia nella polizia: se è vero, potrei scoprire dove si trova Frida. La poliziotta, intendo.»

«Sì, fa' pure» annuì Kerberosz con un gesto annoiato della mano. «Chiedi alla gente qui fuori: di sicuro qualcuno saprà come aiutarti.»

Luca rimase un attimo interdetto. «Sei sicuro? Credevo volessi ucciderla con le tue mani.»

«Se non riesce a sistemare uno come te, vuol dire che non vale poi così tanto.»

Il corpo dell'orco si ingrandì e il suo muso assunse i tratti canini di un moldogue. Si appoggiò alla scrivania, che scricchiolò sotto i suoi palmi. «Mi stai forse sottovalutando?»

Kerberosz sorrise apertamente e si alzò. Il tartariano non era certo basso, ma ora che si era trasformato, il Mastino lo sovrastava nettamente.

«Mi piace il tuo sguardo» affermò il nuovo Sindaco. «Facciamo così: portami la testa della poliziotta e poi combatterò con te. Chi vince si prende la colonia. Ci stai?»

Luca tornò al suo aspetto originale. «Comincia a pensare a dove vuoi farlo.» E senza aggiungere altro lasciò la stanza.


***


Dopo essere stata dimessa dall'ospedale, Freyja aveva raggiunto l'alloggio assegnatole dalle autorità di Ziqi City. Si trattava di un modesto edificio non molto distante dalla centrale di polizia dove erano stati riuniti tutti gli agenti della colonia occidentale, o per lo meno tutti quelli che avevano ultimato le cure. I cinque più gravi si trovavano ancora in ospedale, e altri tre colleghi dovevano ultimare gli ultimi esami.

Le stanze non erano molto grandi e tutti quanti avrebbero dovuto condividere l'alloggio con almeno un collega. Le quattro donne erano state divise in due stanze doppie e Freyja era con una demone dal fisico slanciato. Nell'altra ci sarebbero dovute essere il commissario Mantina e l'agente Linch, ma la teriantropa era ancora in ospedale. I medici stavano facendo il possibile per ricostruirle le vertebre della schiena, così da permetterle di tornare a camminare. Difficile dire se sarebbe riuscita a correre di nuovo.

Hands of Justice - 1 - La frontiera perdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora