16. La vera frontiera

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Il centro di ricerca del Sindaco era sempre stato un luogo silenzioso, ma a tarda sera questa sua caratteristica era ancora più evidente. L'ottima insonorizzazione lo schermava anche dai rumori della foresta, quindi in quel momento si riusciva quasi a sentire il suono dei sofisticati macchinari in funzione.

«Albion, io sto andando» lo informò la dottoressa Mwanda.

Il metarpia lasciò per un attimo il suo schermo. Gli altri tre scienziati se n'erano già andati, quindi rimanevano solo lui e la sauriana. «Ok. Io resto ancora un po', c'è una cosa che vorrei finire.»

Lei lo studiò con lo sguardo. «Ormai è tutto pronto per domani, a cosa stai lavorando ancora?»

Lui abbassò lo schermo olografico. «Eeh... niente. È... una cosa... personale.»

«Mmh. Beh, non fare tardi almeno oggi: domani è il grande giorno. Finalmente potremo andare a vedere la vera frontiera di questo pianeta!»

«Sì, certo. Non vedo l'ora!» Fece per rimettersi al lavoro, ma si interruppe. «Secondo te cosa succederà agli altri tre? Ormai hanno portato a termine il loro compito.»

La dottoressa si appoggiò al bordo del tavolo. «Non ne sono sicura. Forse avremo ancora bisogno di loro. In ogni caso, se ho capito il vero piano del Sindaco, allora credo che non li ucciderà in ogni caso.»

«Mmh. Beh, non che mi importi molto in realtà.»

La sauriana rimase in silenzio. A volte si chiedeva cosa frullasse per la mente del suo collega.

«Ehi, perché ti interessa tanto la ricerca sulle armi? Non mi sembri il tipo amante della violenza.»

«Infatti non mi piace. Io detesto la violenza. Le armi... Le armi non sono violente. Certo, esistono armi pensate per far soffrire, ma non le mie. Le mie armi sono pensate per uccidere, stordire a volte, ma sempre causando la minima sofferenza al bersaglio. È questa l'efficienza che ricerco. Questa è la frontiera che voglio esplorare. Che voglio conquistare

La sauriana riconobbe una scintilla negli occhi di Albion, simile a quella che aveva visto in molti altri brillanti ricercatori. Ma c'era qualcosa di diverso in quella del metarpia: qualcosa di distorto, sbagliato.

Si alzò. «Come ho detto, non fare troppo tardi. Ci vediamo domani.»

«Certo, a domani.»

La dottoressa Mwanda attraversò la prima delle due porte a tenuta stagna e solo in quel momento Albion si convinse a riaccendere il suo schermo olografico. La luce soffusa mise in risalto le sue occhiaie, ma non poteva andare a dormire: doveva migliorare il suo progetto, renderlo più efficiente, più affidabile.

Non c'era limite ai progressi che poteva realizzare, e per questo non aveva nessuna intenzione di fermarsi.


Era da poco passata l'alba solare di Niflheim quando la dottoressa Mwanda e il suo agente di scorta raggiunsero il laboratorio. I deboli raggi solari faticavano a scaldare la superficie del pianeta e la foresta risultava ancora immersa nella consueta nebbia. Se non altro la luce li avrebbe aiutati a individuare possibili minacce durante la loro imminente missione.

Hands of Justice - 1 - La frontiera perdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora