Capitolo 50

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Come al solito eseguii la mia solita routine,aiutare mia madre in cucina,preparare la tavola,sparecchiare,lavare a terra,ecc...
Una volta terminate le faccende domestiche cercai di poggiarmi sul letto per riposare solo alcuni minuti ma il lavoro mi chiamava e dovevo rispondere.
Giunta al bar servii varie persone meccanicamente senza mai sostare.
La mia mente però era altrove, tra gli abissi del mio cervello si faceva spazio l'idea che tutto quello che avevo passato in quei mesi fosse stato solo sfruttamento da parte di Riccardo.
E accresceva in me la rabbia verso di lui per aver lasciato una giovane donna incinta ed essere scappato come un codardo, un vigliacco!
Come ho potuto innamorarmi di lui?
Pensai forse a voce un po' più alta perché notai le strane espressioni dei signori che stavo servendo.
A scostare quei pensieri però fu Patrizia.
La prima, secondo l'ordine che avevano stabilito, a studiare con me.
"Ehi zombie che ti è successo?"
"Simpatica come sempre vedo"
Sorrise
"Come sta tua madre?"
"Bene più o meno, vomita spesso ma è normale nei primi mesi"
"Eh già, dai cominciamo ci sono un sacco di cose da fare"
E così passai il pomeriggio lavorando e studiando, con il consenso del mio capo ovviamente a cui avevo riferito i motivi precedentemente.
Fin qui tutto tranquillo voi penserete.
E invece no, qualcuno doveva irrompere quella quiete in qualche modo e ci riuscì.
Dovevo tornare a casa camminando quel giorno, il mio motorino purtroppo si era rotto e non potevo utilizzare la macchina perché serviva a mio padre.
In fondo una passeggiata non mi avrebbe fatto del male, anzi mi avrebbe aiutato a riflettere.
Ma il destino volle che per qualche ragione oscura quella sera non sarei dovuta tornare a casa a piedi.
"Ehi signorina lo sa che è pericoloso passeggiare la sera per queste strade?"
Mi voltai terrorizzata ma mi rassicurai quando osservai un ciuffo biondo fuoriuscire dal finestrino di una Fiat 500 X .
"Mi hai fatta spaventare!"
Dissi ridendo per la gioia di non aver incontrato un maniaco.
"Che fai mi stalkeri anche tu?"
"Perché c'è qualcuno oltre me che ti pedina?"
Disse imbronciato
"Beh fino a poco tempo fa si"
"Dai sali e la prossima volta avvisami se hai bisogno di un passaggio"
Senza pensarci due volte aprii lo sportello e mi sedetti contraddicendomi però all'istante.
"Una camminata non mi avrebbe fatto del male"
"Infatti hai detto bene, avrebbe"
Disse mimando l'ultima parola tra virgolette.
Accese la radio e partii con destinazione paradiso, no che dico, casa mia.
Quando però ci fermammo al semaforo
scorsi dal finestrino un Audi bianca, cercai di focalizzare l'autista ma non ci riuscii.
Era troppo buio per capire chi fosse.
Stefano continuò a guidare senza accorgersene ma io notai che quella macchina stava avanzando con noi, ci stava pedinando. Era piuttosto inquietante anche perché ero certa di chi fosse alla guida.
"Stefano fermati"
Dissi ad un certo punto bloccandogli il braccio.
"Che c'è? Non stai bene?"
Mi guardò preoccupato
"Penso che qualcuno ci stia seguendo...e credo di conoscere quel qualcuno"
Comprendendomi all'istante si voltò e finalmente notò l'Audi bianca che aveva accostato con noi.
D'un tratto scese dalla macchina anche se con le mie proteste, l'uomo dell'altra autovettura lo imitò e finalmente potei accettarmi della sua identità.
"Tu, cosa vuoi ancora eh?"
Disse Stefano rivolgendosi in malo modo.
"Che tu chiuda quella boccaccia che ti ritrovi! Cosa le hai raccontato? Un'altra tua balla, non è vero?!"
Non riuscivo a capire, in che senso "balla".
"È la verità e tu lo sai benissimo!"
"Questo è solo quello che credi tu e non puoi raccontare alla gente ciò spacciandolo per vero!"
"Balle! Stai cercando scuse come fai sempre. TU hai abbandonata quella ragazza e tuo figlio!"
"No, sei stato tu!"
Prima che la conversazione si mutasse in una rissa, intervenni.
"Che ci fai qui?"
Gli urlai
"Sono venuto a prenderti"
"Sei un folle! Io non vengo con te!"
"Credi veramente a ciò che ti ha detto?"
"Lo hai confermato tu!"
Dissi, forse anche per auto proteggermi, come se avessi dovuto dargli delle spiegazioni.
"Ma quando? Non ho mai confermato nulla!"
"In classe, lo hai confermato in classe!"
"Menzogne!"
"Stai cercando di negare l'evidenza? Davvero hai la faccia tosta di fare una cosa simile? Non ti vergogni?!"
"Non ti ho confermato nulla Serena, ti ho soltanto chiesto come sapevi quelle informazioni"
"Non è forse affermarle allora?"
"No, se tu non capisci l'italiano cosa vuoi da me?!"
"Maleducato"
Gli diedi uno schiaffo sulla guancia, tutti sembravano sorpresi da quella reazione persino me stessa.
Osservai la gote che si arrossava e la mia mano e poi di nuovo la gote e la mia mano.
Stefano fortunatamente intervenne e mi fece accomodare in macchina partendo immediatamente.
Ed io ero lì, seduta ad osservare dal finestrino l'uomo che amavo e odiavo di più nello stesso tempo.
Era ancora in piedi e nonostante la distanza riuscivo ad osservare i suoi occhi annebbiati da qualcosa, forse da un liquido. Sicuramente non per la forza dello schiaffo, ma per quel gesto.
Non mi accorsi neppure che ero arrivata sulla soglia di casa.
Salutai Stefano velocemente nonostante i suoi consigli e salii nella mia camera distrutta, mi sdraiai e pian piano mi addormentai.

Il Nuovo Prof. di GrecoWhere stories live. Discover now