Capitolo 36

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"È che...che"
Disse tra un respiro e l'altro
"Tutti mi prendono in giro a scuola perché studio,mi chiamano 'secchione',io li rispondo ma ho tutti contro"
Si fermò e prese un lungo respiro
"Nessuno è dalla mia parte,neanche gli altri come me"
Quell'espressione, 'gli altri come me',
mi procurò un enorme fastidio.
Tutti sono uguali,non esistono distinzioni e avrei tanto voluto parlare non con i bambini,ma con i loro genitori.
Che educazione davano ai loro figli?!
Poi ci lamentiamo del razzismo quando già facciamo distinzioni all'interno del nostro paese!
"Luigi,so come ci si sente,tutti abbiamo passato questa fase sai?
Ma la devi superare.
Ti prendono in giro?
Rispondi,ma non con parolacce o quant'altro,con frasi logiche che ricordano ciò che studi.
Devi farli sentire piccoli rispetto a te,farli capire che tu riesci a farli provare quelle sensazioni solo grazie allo studio,che loro evitano.
Vedrai,non ti prenderanno più in giro,ti lasceranno in pace perché sapranno che potresti 'sbiancarli' in qualsiasi momento"
"Ma non è facile,come faccio?!"
"Hai letto tanto libri,prova a citarli"
"Non so se ci riuscirò"
"In tal caso non pensarli,non far gravare le loro opinioni su di te,sai benissimo che non hanno un minimo di istruzione e dunque non possono ragionare.
In futuro saranno ignoranti e questo li penalizzerà.
Pensa a questo e fatti degli amici"
"Fosse così semplice"
Disse asciugandosi le lacrime e stendendo le gambe sul pavimento,dove eravamo seduti.
"Perché?"
"Sono tutti stupidi,pensano solo a giocare o a cose sporche"
Mi divertivano i termini che utilizzava,aveva 13 anni ma con dei genitori come i nostri era impossibile usare termini come "scopare".
"E tu non pensi a giocare?"
"Si ma non sempre!
Poi dopo un po' gli stessi argomenti scocciano,ci vorrebbe solo un po' di originalità!"
"Sei sicuro di non esserti allontanato da loro autonomamente?"
Era perplesso
"Forse...un pochino"
"Luigi?"
"E va bene si,mi sono allontanato"
"Cerca di capire i loro interessi,non puoi stare sempre da solo a casa,esci con loro o con persone che ti piacciano almeno un po' "
"Ci proverò"
Disse con aria arresa
"Me lo prometti?"
"Si te lo prometto,ma non dire niente"
"Si tranquillo"
Dissi accarezzandogli la schiena e dandogli un ultimo abbraccio prima di abbandonare la sua camera e immergermi nello studio.
Per quell'idiota di Stefano avrei dovuto studiare il più veloce possibile quando invece avrei potuto prendermi tutti i comodi!
Verso cena mia madre e mio padre litigarono,forse per i soldi non so,in quel periodo stava andando tutto male!
Tutta avevano dei problemi in quella famiglia,non ero l'unica.
Mio fratello era in piena fase adolescenziale,i miei genitori probabilmente avrebbero divorziato ed io ero ricattata da un maniaco,
che bel quadro!
"Mamma,papà io devo uscire con le ragazze"
"Dove vai?Non ci hai detto nulla!"
"Esco con loro,ho già studiato,non ho bisogno di soldi ho già mangiato quindi vado,a dopo"
Non volevo creare altro fastidio ai miei genitori,avevano già troppo problemi:il mutuo,l'affitto,il gas,l'energia e troppe,troppe tasse.
Chiamai Stefano e mi disse di raggiungerlo al
parco,camminai per il vialetto continuando a pensare alla mia situazione,al grande pasticcio che avevo creato.
"Signorina come va?"
"Ho un nome"
"Come siamo permalose stasera"
Salii in macchina adirata,chiusi il portello con tutta la forza che avevo e come conseguenza ricevetti i lamenti di Stefano.
"Oggi andiamo in un bel posto,vedrai ti piacerà"
Arrivammo dinnanzi ad un edificio possente in oro,avevo l'impressione di conoscerlo.
La serata con Riccardo!
Ecco dove lo avevo già visto!
"Che genere di rapporto hai con Riccardo?"
"Perché questa domanda?"
"È lo stesso edificio in cui lui mi ha portata al nostro primo appuntamento"
Spalancò la bocca
"Avrei dovuto immaginarlo"
"Si può sapere chi sei?Cosa siete?!"
"Non ora"
"Quando?"
Dissi sbattendo le mani sul tavolo cui ci avevano riservato,provocando scalpore agli occhi esterni.
"Tempo a tempo"
Disse con tono mite
"Non ne posso più,io me ne vado"
Mi alzai dalla sedia e mi avviai verso l'unico posto che conoscevo di quel palazzo,il giardino.
Mi rifugiai dietro una siepe sperando che non mi trovasse.
Eccolo lì con i capelli biondi perfettamente lisci piegati verso l'alto,due occhi azzurri come il cielo e un fisico per niente male.
Se solo non fosse un maniaco,avrei anche potuto conoscerlo meglio.
Dopo le sue disperate ricerche decisi si rendermi rintracciabile e mi svelai a lui.
"Ma dove eri finita,mi sono preoccupato?"
"Tu?Preoccupato per me?"
Risi
"Non fare mai più una cosa del genere"
Mi sgridò,era rigido e serio.
"Non posso garantirtelo"
"Sai benissimo che ti ho in pugno"
"E tu"
Gli girai intorno per poi soffermarmi suoi suoi occhi.
"Sai benissimo che per me la libertà non ha prezzo"
Gli alzai il volto con le dita
"Quindi"
Mi soffermai
"Di' pure a tutti che sono stata io,non mi importa più niente"
"E a Riccardo,non ci pensi?"
"E a te cosa importa?
Volevi che venissi nel tuo letto,ma con me i giochetti non funzionano"
"E della tua dignità?Non ti importa?"
"Preferisco avere la libertà e poi,da che pulpito viene la predica!"
"Cosa vuoi insinuare?"
"Hai capito benissimo"
"Beh allora non saprai mai chi è Riccardo!"
"Lo chiederò a lui,personalmente"
"Oh,sicuramente lui ti dirà la verità!"
Rise di gusto
"Serena sarò clemente con te,ti darò un giorno a disposizione per rifletterci e secondo la tua decisione le conseguenze saranno tragiche o non"
Mi voltai di scatto dandogli le spalle e mi diressi verso la sua macchina,la curiosità di sapere la verità su Riccardo mi stava lacerando,ma dovevo resistere.
Mi accompagnò a casa e mi disse:
"Se provassi a darti un bacio mi chiuderesti la porta in faccia?"
Come risposta feci esattamente ciò che lui aveva preventivato.
"Lo immaginavo"
Gridò per farsi sentire.
Per qualche strana ragione sorrisi ma mi ricomposi subito e dopo aver indossato il pigiama e lavato i denti,mi catapultai sul letto e dormii.

Il Nuovo Prof. di GrecoWhere stories live. Discover now