Capitolo 46

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"Oh Ric quanto mi sei mancato"
Mi feci strada con le dita tra i suoi capelli e li accarezzai.
Le lezioni erano terminate da 20 minuti e il bagno della scuola era occupato solo da noi due.
Osservai le sue labbra bramanti di desiderio avvicinarsi sempre più al mio petto.
Lasciò dei baci e si protrasse lungo il collo,fu proprio in quel momento che mi percorse un brivido dietro la schiena,costringendomi a sedere sul termosifone freddo.
La sua lingua si dimenava contro la mia e le sue mani sui miei fianchi non aiutavano di certo il mio corpo a placare gli ormoni.
Ogni movimento in più era una goduria, nel vero senso della parola.
Ebbi un sussulto quando i suoi pollici gelidi accarezzarono la seconda parte più sensibile del mio corpo,i miei capezzoli. Le sue dita ruotavano intorno ad essi e li stuzzicavano, tirandoli leggermente e pizzicandoli.
Come se non bastasse qualcosa dal basso cominciò a premere tra le mie gambe dilungandosi fino alla mia intimità.
Come può una donna autogestirsi in balia di queste sensazioni?
Cercai di resistere ma mi abbandonai agli istinti primitivi lasciando che il mio corpo prendesse il comando e sovrastasse la mia anima.
Gli cinsi la vita con le gambe per sentire più contatto nel basso, poi cominciai a premere contro il suo petto
e si crearono delle prime goccioline di sudore.
"Mh..."
Si creò una situazione ambigua, i nostri corpi si premevano e strusciavano a vicenda, con pezzi di tessuto addosso però. Insomma in gergo si sarebbe potuto dire che stavamo "scopando o sbattendo con i vestiti".
Quando l'erezione era ormai troppo grande per essere contenuta Riccardo si sfilò i pantaloni e nel medesimo momento qualcuno chiuse la porta dal retro del bagno procurandoci uno bello spavento. I nervi impietriti per l'attimo precedente si rilassarono e il "mio uomo" poté continuare la sua azione.
Un preservativo lo coprì e prima di entrare dentro di me, massaggiò le piccole labbra e i suoi confini facendo accrescere così la mia tensione.
"Ah"
Ci volle un po' per farlo entrare completamente e una volta inseritosi iniziò a spingere più forte e poi più velocemente, il basso ventre di entrambi fu soddisfatto quando raggiungemmo il culmine del piacere.
"Mi mancava da troppo tempo"
Disse appoggiandosi sulla mia spalla.
Dopo alcuni minuti ci riprendemmo sciacquandoci il volto, Riccardo chiuse il preservativo in più fazzoletti e lo buttò nel cestino, l'unico problema era uscire da quel luogo. Sono questi i casi in cui si ringrazia di avere una scuola non troppo curata. La finestra sulla parete era aperta il necessario da far passare una persona e dato che l'unica soluzione plausibile era quella, sbucammo dalla finestra come dei ladri, ridendo senza sosta.
Nascondendoci poi ci spostammo nel cortile e con passo fugace attraversammo il cancello senza farci scoprire, alla "mission impossible" maniera.
"Ehi 007 non c'è bisogno che mi accompagni a casa, devo comprare alcune cose"
Rise
"Ne è sicura? Qualche criminale potrebbe infastidirla"
Risi a mio volta e risposi
"Me la so cavare, ho imparato dal migliore no?"
Lui acconsentì con finta superiorità e dopo avermi salutato e aver insistito per accompagnarmi, sfrecciò via.



Cinque ore dopo ero nei panni di una barista nel suo secondo giorno di lavoro e quando vidi due fidanzati in perfetta sintonia sorseggiare una cioccolata calda, ricordai il mattino e ne ebbi una dolorosa nostalgia.
Finalmente le mie amiche arrivarono, come d'accordo, alle sei e le servii tre cappuccini per allenarmi con le bevande che avrebbero dovuto essere "le più difficili". Accompagnai le tazze con deliziosi biscotti al cioccolato e ,come una buona barista sa fare, servii tutto su un vassoio d'argento.
I commenti che seguirono furono:
"Ottimo Sery"
"Chi l'avrebbe mai detto!"
"Non deludi mai"
Le ringraziai per le loro lusinghe e dialogai con loro nei frammenti di tempo in cui il bar era vuoto.
Spiegai la mia situazione e mi sostennero come sempre, promettendomi di aiutarmi con i compiti.
Alla fine decisero che due volte alla settimana ognuna di loro sarebbe venuta al bar nel pomeriggio in modo da farmi studiare mentre lavoravo senza che nessuna fosse venuta un giorno meno delle altre.
Un piano perfetto come tutti quelli che organizzavano le mie migliori amiche, del resto.
Per quel giorno mi limitai a lavorare,
c'erano pochi compiti per il giorno seguente e fortunatamente li avevo già fatti.
Verso l'orario di chiusura le ragazze erano andate via già da un pezzo e un ragazzo avvolto nell'ombra stava per entrare nel bar.
"È chiuso signore"
"Serena sono io"
Una fitta al cuore
"Vai via,subito!"
"Aspetta voglio soltanto scusarmi"
"Non ti sembra già troppo ciò che hai fatto?!"
"Lo so, per questo voglio soltanto rimediare e dirti che Riccardo ti ha mentito"
La rabbia mi accecò
"Ti ho detto di uscire!
L'unico che mente qui sei tu!"
Il proprietario,probabilmente infastidito dalle urla, si precipitò sulla scena e si rivolse al ragazzo.
"Giovanotto come ti chiami?"
Colto di sorpresa, rispose:
"Stefano, Stefano Fioli"
Tossicchiò
"Beh Stefano vedi,stai dando fastidio a questa bella ragazza quindi da gentiluomo oltrepassa quella porta e non importunarla più intesi?"
"Ma signore io"
Il signor Camillo non volle sentire obiezioni e più serio di prima disse:
"Intesi?"
Stefano sbuffò e scomparve, il mio capo mi aveva salvato.
"Grazie mille signore, per la seconda volta"
"Figurati, dovresti stare attenta a questi giovanotti di oggi, sono dei malandrini"
Sorrisi per il termine da lui usato
"No signore le posso assicurare che Stefano non è uno di loro e non è neanche pericoloso, ma ha fatto qualcosa che non potrò mai accettare"
Riamasi sul vago, non avevo certo intenzione di raccontargli tutta la storia della mia vita anche perché non avrei potuto trovare consolazione.
I miei problemi in confronto ai suoi, uomo che aveva sicuramente assistito alla guerra, erano briciole.
Alle nove chiusi la serranda e con lo scarabeo nero corsi verso casa dove mi aspettava una splendida notizia.

Il Nuovo Prof. di GrecoWhere stories live. Discover now