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Il freddo di gennaio si sente ovunque, persino nelle ossa. Odio il freddo, l'ho sempre odiato, nonostante io viva in una città prevalentemente fredda d'inverno.

Non trovo mai un modo esatto per riscaldarmi, sopratutto qui a scuola. Sembra di essere in una cella frigorifera, non ho neanche il coraggio di levare il giubbotto per quanto freddo ci sia.
Fuori nevica, ma all'interno dell'istituto sembra di stare al polo nord. Neanche Mackenzie al mio fianco riesce a riscaldarsi, e lei è abituata alle temperature fredde, specialmente per via del pala ghiaccio.

È sempre così; d'estate ci si lamenta per il caldo, d'inverno per il freddo. Non c'è un punto d'incontro.

«Sapevo che dovevo restare sotto le coperte oggi.» si lamenta lei, stringendosi nel cappotto poi inclina la testa di lato, «Vi muovete? Anche io voglio la cioccolata calda!» esclama nervosa verso la fila di studenti davanti a noi.

Le do un pizzicotto sul braccio per farla smettere nel momento che qualcuno si gira verso di lei, rispondendole a tono di aspettare il suo turno. La riccia per questo si agita di più e punta il dito contro gli altri additandoli come lumache.

Al contempo cerco di non ridere per la scena che mi si presenta davanti, è buffa ed è un peperino, sopratutto da arrabbiata.

Però non posso darle torto, ho bisogno di riscaldarmi al più presto e la fila è troppo lunga e lenta, di questo passo diventerò un ghiacciolo.
I termostati non funzionano, c'è stato un guasto per il loro eccessivo uso già da Novembre e ancora non sono stati riparati.
Mi auguro che lo facciano al più presto, perché non si può continuare così.

Meno male che mamma mi ha detto di vestirmi pesante e non andare in giro con le mie solite maglie a maniche corte e Jeans. Sia lodata quella donna!

«La tua amica è inarrestabile, però ha ragione, questa fila è troppo lenta.» sento sbuffare alle mie spalle.

Lascio perdere il braccio di Kenzie e mi giro verso il ragazzo che ha appena parlato, e rimango ferma a guardarlo. Incredula.

Christopher Hamilton del quarto anno sta parlando con me!
Oddio sta veramente parlando con me?

Mi do una veloce occhiata intorno e poi lo guardo di nuovo, constatando che sì, sta parlando effettivamente con me. Perché nessun'altra ragazza con la propria amica si trova in fila vicino a noi.

Sorride, capendo il mio stato d'incredulità.  Ma stendo io a non esserlo, Christopher Hamilton è uno dei ragazzi più famosi della scuola, nonché capitano della squadra di Football, dove anche mio fratello maggiore gioca.
L'ho sempre visto dalla tribuna, il venerdì sera, ma mai da così vicino. Ne tantomeno ho mai avuto modo di parlare con lui.

Quindi forse questo è un sogno e non sto veramente parlando con lui.

«Hai perso la lingua piccolina?» domanda divertito, allargando il suo sorriso. Oddio è così bello!

Arrossisco alla sua battuta e mi mordicchio il labbro, «ehm no... sono solo rimasta sorpresa tutto qui.» mi giustifico, e poi mando un'occhiata a Mackenzie che ha iniziato a discutere con il ragazzo difronte a lei, «beh si ha ragione.» aggiungo divertita e poi guardo di nuovo lui.

Allunga la mano verso di me,«io sono Christopher.» si presenta.

"Lo sappiamo già genio!" Smettila.

Io la guardo e poi la afferro, ricambiando il suo sorriso, «Isabell.» mi presento anche io.

Fa guizzare le sopracciglia, «è un piacere conoscerti finalmente, Piccola Campbell.»

La luce fuori dal tunnel.Where stories live. Discover now