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Kenzie

Tampono la tovaglia sul mio viso, osservando il mio riflesso allo specchio.
Non sembro neanche io; capelli sparati ovunque, occhiaie, occhi gonfi e labbra pizzicate.
Capita delle volte che mi sveglio così, dove sono completamente un'altra persona, dove la mia corazza mi abbandona e la tristezza fa da padrona.

Capita quando sono in camera mia più che altro, quando non ho niente per distrarmi, e tutto mi travolge in una volta.

Sto male per Isabell, sempre ogni giorno e ogni secondo, voglio aiutarla, voglio non starmene zitta in un angolo ad aspettare, portarla via da quella casa e mandare Peter dietro le sbarre. Saperla al sicuro mi farebbe stare più tranquilla.
Mi sento in colpa, terribilmente in colpa, perché non sto facendo niente per evitarlo.

Peter le ha fatto di nuovo del male e io non c'ero, ero ad una stupida festa, che con la mia migliore amica. Quando l'ho richiamata sabato mattina per chiederle com'era andato il tragitto in auto e chiederle della sua serata, la sua voce mi ha spezzata.
Riconosco quando Isabell ha un tono diverso della voce, riconosco quando sta male, e ogni volta io muoio dentro.

L'ho conosciuta come una bambina felice e piena di vita, l'ho vista crescere sempre con questo suo carattere allegro e con il suo sorriso sul viso e ora la sto vedendo spegnersi poco a poco. Non è più lei, anche se finge il contrario.
E io non l'aiuto a stare serena per almeno un quarto della sua giornata. Come ad esempio la situazione con Travis.

Lo odio per come si sta comportando, lo odio profondamente. Capisco che sia arrabbiato e deluso, ma non potevo dirgli cose non mie, non quando Isabell mi prega di non farlo.
Ma lui non sembra capire. Non capisce mai niente, capisce solo quando gli conviene a lui il discorso.

Quando sabato ho chiamato Isabell, mi ha detto di non essere a casa, di essere con Travis.

Quando me l'ha detto, ero sollevata, saperla fuori casa mi ha tranquillizzata. In più sapere che abbiano chiarito mi ha sollevata su il morale, almeno una cosa giusta è successa dopo così tanti giorni di silenzio.
Vedevo com'era triste a vederlo lontano, vedevo come cercava il suo sguardo quando lo incrociava. Ho avuto rabbia, tanta rabbia mentre lui la ignorava.

Per un momento ho pensato di picchiarlo in queste settimane. Ma non voglio avere a che fare con lui, non voglio spendere il mio tempo o le mie energie per una persona così ottusa.

Ma mi manca, lo ammetto, mi manca terribilmente. Sento la sua mancanza in tutto ciò che faccio, specialmente la mattina.
Quando mi sveglio, la prima cosa che faccio è guardare il telefono, e quando vedo le solite notifiche, ma non la sua, il mio cuore si rompe di nuovo. Non è vero che lo odio, non riesco ad odiarlo nonostante le sue parole cattive.

Conosco Travis e so che non le pensa veramente, o almeno voglio illudermi di crederlo. Ha pienamente ragione ad essere arrabbiato con me, a guardarmi in quel modo.
Ma non l'ho fatto di proposito, non con cattiveria.
Voglio proteggere la fiducia di Isabell, ma allo stesso tempo proteggere lui, perché so quanto sia legato a lei, quanto sia protettivo nei suoi confronti.

Tutto puoi toccare a Travis Jenkins, ma non toccategli il fratello e Isabell, un passo sbagliato e diventa completamente ingestibile, a tratti irriconoscibile.

Tu non ti metti a paragone di importanza? No, non penso di essere così importante per lui.

Lascio la tovaglia sul lavandino e accenno un sorriso triste, guardandomi ancora, «guardati Kenzie, guarda come ti spezzi per un ragazzo, tu così irraggiungibile...» mi mordo il labbro e distolgo lo sguardo quando sento gli occhi pizzicarmi.

La luce fuori dal tunnel.Where stories live. Discover now