USG - United States of Galaxy

By Floryana_flo

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Kasumi ha un obiettivo: tenersi lontana dai guai! Ma, essendo il capo di una flotta di pirati, è difficile... More

Premessa e Commiato
Prologo
1. Amore e odio
2. Dalla memoria di ADHA-s
3. L'amore sparisce e ciò che lascia è solo odio
4. Quando un gelataio decide di vita e di morte?
5. Pausa
6. Le ricchezze del Lux (prima parte)
7. Le ricchezze del Lux (seconda parte)
8. Epilogo
9. Uno strano messaggio
10. Un fiore che sboccia non fa rumore
11. Un fiore che sboccia fa rumore
12. Epitaffio ai vivi
13. Epitaffio ai morti
14. Epitaffio a lei
15. Desideri Pericolosi: Primo desiderio
16. Desideri Pericolosi: secondo e terzo desiderio
17. La fine del mondo
18. Deimos (prima parte)
19. Deimos (seconda parte)
20. Deimos (terza parte)
21. L'anemone e l'orchidea
EXTRA: Bollini, interviste e altro!
Pubblicità (seconda parte) - Di sale, acqua e Donato
22. Correre è il mio destino
23. Una pizzeria ai confini della Galassia (prima parte)

Pubblicità (prima parte) - Le pubblicità delle macchine sembrano trailer

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By Floryana_flo


Il Maestro di arti marziali della Scuola del Kamasut*a si ergeva contro il Maestro della Scuola dell'Agenzia delle Entrat*.
Attorno a loro c'erano solo le macerie dell'oramai ex campus, ora ridotto a un mero ricordo.

Nel suo cheongsam a scacchi verde scuro e nero e pantaloni bianchi, strappati e ricoperti di sangue che un tempo sicuramente avevano visto giorni migliori, il Maestro della Scuola del Kamasut*a si mise in posizione: non avrebbe permesso che la Scuola dell'Agenzi* vincesse quella battaglia millenaria.

-Sei un pazzo... - mormorò quest'ultimo sbiancando, riconoscendo la posa assunta dall'altro.

-Fa silenzio, bambino! - gli rispose, mentre un rivolo di sangue gli uscì di bocca sporcando la barba bianca.

-Senti, perché non proviamo ad arrivare ad un accordo? - replicò l'altro Maestro, più propenso a parlare.

-L'accordo è saltato mille anni fa, quando il tuo antenato ha messo il ketchup sulla pasta! - urlò il Maestro della Scuola del Kamasut*a - Pazzi come voi andrebbero solo condannati a morte!

-È PER QUESTO CHE STA CONTINUANDO QUESTA STORIA?!?

-Mh...? - fece dubbioso l'altro.

-E non guardarmi così... si, insomma, pensavo che fosse perché il mio antenato avesse rinchiuso il tuo nell'armadio con un nido di calabroni, o per quella volta che l'ha riempito di miele e liberato le formiche nella sua camera, oppure quell'altra volta in cui durante una gita l'ha gettato in una vasca piena si squali, o per quella...

-Basta! Ok, ho capito! MA CHE RAZZA DI MAESTRO AVEVATE...?!

-Aho, sta calmo!

-Aho lo dici a qualcun altro!

I due scattarono all'unisono, uno contro l'altro. Coi loro pugni si colpirono a vicenda in volto.

Ne scaturì una terribile onda d'urto che spazzò via gli ultimi edifici rimasti ancora in piedi.



Stacco su corpo sinuoso femminile immerso nel buio accarezzato da delle gocce d'acqua che seguono le sue morbide curve. Si contorce, si stende.

Cambio d'inquadratura sull'onda d'urto che si propaga per tutto il campus e oltre.

Visione di un missile che impatta e sprigiona un fungo atomico.

Voce fuori campo che chiede "hai mai voluto andare oltre?".

-Non vincerai! Non è ancora giunto il mio momento! - il maestro dell'Agenzi* si reggeva a mala pena in piedi.

Rivoli di sangue sgorgavano da minuscole ferite situate in punti facilmente inquadrabili dalla telecamera.

Voce che chiede "hai mai voluto sognare?".

Flashback del Maestro mentre si accascia al suolo a rallentatore, esausto.

In un mondo pieno di luce, lui da bambino e un altro ragazzo della sua età, probabilmente quello che sarebbe diventato il maestro del Kamasut*a, si rincorrevano felici in mezzo alla campagna.

-Non mi prendi, non mi prendi! - gridava il primo ridendo.

-State attenti, bambini! - la voce di una donna li redarguiva da lontano.

Stacco. Presente.

-Ricordi... quando eravamo piccoli? - chiese il Maestro a terra sputando sangue, parlando a fatica. Calde lacrime gli sgorgavano dagli occhi.

Voce fuoricampo che dice "hai mai voluto tornare indietro nel tempo per cambiare le cose?".

Stacco su corpo sinuoso di donna che si contorce mentre un velo agitato dal vento le copre le nudità.

Cambio inquadratura sul fungo atomico che si propaga.

Il maestro del Kamasut*a si avvicina al suo amico e gli porge una mano.

-Amico mio... - le parole gli muoiono in gola, non riesce a parlare.

L'altro afferra la sua mano e si tira sua a fatica.

Sono pronti a combattere di nuovo. Questa volta per tenere alto l'onore delle loro Scuole. Questa volta per il proprio onore. Questa volta per il loro passato. Questa volta sarà l'ultima. Lo sanno.

Si guardano negli occhi. Inquadratura ravvicinata delle loro pupille.

La voce che chiede "cosa ti spinge ad andare avanti?".

La donna vestita di veli si avvicina a una macchina. Anch'essa è avvolta dall'oscurità. La accarezza.

Stacco su interni. Lei si sdraia sui sedili. Tocca il volante.
Un brivido le corre lungo la schiena.

Inquadratura ravvicina su un braccio. Poi su mano che accarezza il petto. I veli posati sui seni.

Si mostra finalmente in volto.
Il viso ha dei lineamenti delicati. I capelli corti, riccioluti, di un biondo splendente.
Un velo di rossetto chiaro sulle labbra.
Le lecca.

La voce chiede "cosa ti lega qua?".

I due maestri si ergono uno di fronte all'altro, pronti a combattere. Sono sporchi di sangue, ma ciò non gli importa. Sanno che ogni ferita sul loro corpo rappresenta un segno indelebile dell'altro. Sanno che quello che stanno facendo va oltre il semplice essere nemici. Non sono nemici. Né rivali. Non si odiano.

Sanno solo che devono andare avanti. Per loro. Per i loro allievi. Per lei.

-Questa... - urlano all'unisono - ... sarà la FINE!

Scattano in avanti.

Il fungo atomico smette di propagarsi. Si estingue.

La voce fuoricampo domanda "perché non ti lasci andare?".

La macchina parte. Attraversa l'oscurità. Fari illuminano quel buco nero d'agonia.

-Sto arrivando - mormora la donna al volante.

Stacco sui Maestri. I loro pugni hanno colpito l'uno il volto dell'altro. Si respingono a vicenda. Cadono con la schiena a terra.

Provano a rialzarsi, ma non ci riescono.

Uno dei due ride. È il maestro della scuola dell'Agenzi*.

-Mi... hai bat... tuto... - cerca di dire a fatica.

-No... n... dire assurdi... tà - risponde l'altro fra un colpo di tosse e l'altro - ...sei... davvero cresciuto... da allora.

-Anche tu... amico mio...

La voce dice "è arrivato il tuo momento".

Finalmente la donna arriva sul campo di battaglia.

Esce dalla macchina. Stacco sul suo vestito nero in pelle attillato. Inquadratura ravvicinata sulle sue curve. Telecamera che segue il suo corpo.

Stacco su inquadratura che segue questa volta le curve della macchina.

Cambio su telecamere che segue le curve di un dirupo.

-Rialzatevi! Non è ancora finita! Dobbiamo fare altro.

La voce fuoricampo dice "non è la fine...".

I tre sono davanti a un palazzo nel centro della città. Solo distruzione vi è attorno. Su quell'edificio cadde quella bomba, ma non fu minimamente scalfito.

Sono pronti a combattere. Hanno capito che il nemico non è nessuno di loro, l'unico da sconfiggere li sta aspettando là dentro.

-È tempo di andare - mormora uno dei maestri.

La voce continua la frase "... è solo l'inizio".

Avanzano decisi verso la costruzione. Sono pronti a sacrificare tutto per la libertà.

La voce chiede "e tu, sei pronto?".

La macchina sfreccia su un ponte.

Esplosione di un grattacielo.

La donna si è salvata. È appesa a una corda retta da un elicottero. Si allontana.

Voce fuoricampo che esclama "nessuno è pronto!".

-La famiglia... gli amici... al diavolo! - urla il maestro dell'Agenzi* mentre scaraventa una bottiglia di whisky per terra.

Stacco sulla donna che piange mentre si allontana da un cimitero.

Inquadratura del quadro comandi della macchina. Stacco. Zoom sui cerchi in lega. Cambio nuovamente su una panoramica dell'impianto d'aerazione.

-Sauvage - dice la donna mentre accarezza il volante e sfreccia sull'autostrada.

La voce aggiunge "benvenuto in Sauvage XXX. L'unica macchina che tocca tutti i tuoi punti di piacere".

-Sauvage XXX - mormora ella mentre posa le mani su corpo nudo muscoloso coperto da robuste catene.

"Sauvage XXX l'unica macchina progettata per resistere a un fall-out nucleare".

Stacco sulla macchina che corre per delle strade distrutte mentre un fungo atomico si propaga dietro di lei.

"Tua per soli cento mila astrodollari".

La donna si volta verso la telecamera.

"Sì, l'hai già comprata".

I tre fanno di no col dito.

"È già tua. L'auto per fare Mad Max è tua".

-No, ma... - cerca di dire la donna.

"Sì, continua a muoverti sinuosamente, dai".

-L'AGCOM...?

"L'AGCOM non può nulla contro la Sauvage XXX. Resiste ai fall out nucleari. Resiste alle perquisizioni della Finanza. Non potete nulla".

I due maestri si accasciano a terra.

"Non potete fingervi morti. Lei lo avverte".

-No un attimo, ma è legale sta cosa?


Kasumi e Jii erano seduti su una poltrona di un salottino al decimo piano della Nave.

Avevano guardato tutta la pubblicità fino a quel punto, poi Jii aveva preso il telecomando e aveva spento il televisore.

-Un attimo... - fece Kasumi - ...cosa diamine abbiamo appena visto?

-Ma quella non era Lucy, l'Ammiraglio della prima flotta? - le chiese l'altro.

-Sì...? - fece dubbiosa la donna, strascicando il "sì" non molto convinta - Era lei?

-Eh sì... era Lucy... che ci faceva la?

-NO, MA CHI SE NE FREGA DI LEI?! MA NOI ABBIAMO PERSO MEZZ'ORA DELLA NOSTRA VITA PER STA ROBA?! - urlò Kasumi - IO MI ASPETTAVO LA FINE DI STA STORIA! DOV'È L'EPILOGO?!

-Ma io pensavo fosse un film.

-Chiama l'AGCOM, ora!

* * *

Quel giorno l'AGCOM dichiarò che non poteva fare nulla contro la Sauvage XXX, e riconobbe la sua prima sconfitta in mille anni di attività.

Perché vi chiederete.

Perché il solo fare causa alla Sauvage XXX aveva portato all'acquisto istantaneo di più di cento auto.

Lucy vendette la sua nave spaziale per pagare le rate.

Kasumi e Jii invece se ne comprarono una, ma quell'unica volta che la usarono su un pianeta radioattivo finì distrutta in un dirupo.


(continua...)

********

Sì, avrei dovuto pubblicare il finale della storia, ma come dire... stavo pensando a una storia natalizia e mi è venuta in mente questa. Perché? Perché mi sono sentita tradita da una pubblicità su youtube...

Chiedo perdono!! Pubblicherò al più presto il gran finale!

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