Vampires ~ Incubus & Succubus...

By Carrigirl

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**La storia si svolge durante il settimo anno** « Ma quelli... non sono Draco Malfoy e Hermione Granger? » «... More

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News Parte 2 postata ❤️

Capitolo 69

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By Carrigirl

Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero.

Oscar Wilde

Un'alba piovosa si fece lentamente strada attraverso le grandi finestre della stanza. La fioca luce mattutina bagnò il camino ormai spento, il tappeto cosparso di cenere nera e la scrivania oltre la quale un piccolo divano ospitava un uomo addormentato.

Furono le gocce di pioggia che battevano incessantemente sui vetri bagnati a far ridestare Severus Piton, sul quale Fanny la Fenice aveva vegliato fino a quel momento con il suo fosco sguardo. Aprì gli occhi e, dopo un iniziale stato confusionale, si alzò di scatto guardandosi intorno con le sue palpebre ancora assonnate. L'orologio a pendolo in fondo alla stanza gli comunicava che aveva dormito per molte ore, decisamente troppe, per uno che si era visto puntare contro una bacchetta da parte di una persona di cui si era sempre fidato, e che gli aveva rivolto un'infinità di parole così ambigue da confonderlo ancora terribilmente.

Sprofondato nella stanza semibuia, Severus riuscì a disincastrare la sua bacchetta da una piega del divano e gettò un muto incantesimo in direzione delle candele, che si accesero improvvisamente illuminando l'ufficio di un caldo bagliore che nulla aveva a che vedere con il gelo che sembrava trasparire dalle finestre scosse dal vento. Dopo essersi guardato intorno per un attimo, Severus si alzò con l'iniziale intento di dirigersi verso la porta; dopo aver mosso soltanto qualche passo, però, la sua attenzione fu catturata da qualcosa che la sera precedente aveva forse mancato di notare.

La scrivania di Silente risultava diversa. Adesso, poggiati sulla superficie di legno chiaro, tra le pile disordinate di documenti, calici di cristallo e pregiate piume d'aquila, era evidente un grosso volume rilegato in nero sul quale giaceva quello che apparentemente sembrava un pezzo di pergamena. Più li guardava, più Severus si convinceva che quegli oggetti non ci fossero affatto stati il giorno prima, ma che Silente doveva averli posti lì dopo averlo addormentato. Lentamente, con passi misurati, Severus si avvicinò finché non li sovrastò con la sua ombra proiettata in direzione della libreria, e dopo una breve esitazione, allungò la mano per prendere la pergamena che scoprì contenere un messaggio.

Un mio caro amico una volta mi disse che in effetti c'è un modo per restare immune al morso di un Vampiro. Si tratta di un segreto di cui solo poche persone esistenti sono a conoscenza. In questo caso, penso che far quadrare il tutto sia facile quanto bere un bicchier d'acqua.

Albus

Severus rilesse il biglietto più volte, le sopracciglia nere aggrottate, e lentamente, dentro di sé, la muta domanda sul perché Silente gli avesse scritto quelle parole si fece prepotentemente largo tra i suoi pensieri. Ci vollero più o meno un paio di minuti, affinché Severus si accorgesse di non trovare alcuna risposta e gettasse lo sguardo sul tomo su cui la lettera era poggiata, un grosso libro che sulla copertina recava la vaga immagine di un uomo che passeggiava con un mantello nero mosso dal vento. Lo prese con le sue mani lievemente tremanti, e rigirandolo, notò una pagina con un orecchio piegato verso l'interno. Aprendo il libro in sua corrispondenza, si spaziò davanti a lui un fitto testo dall'aria complessa.

A Severus bastò leggere le prime righe per comprendere di cosa parlasse, e mano a mano che andava avanti i suoi occhi neri e solitamente imperscrutabili si allargavano. Ad un certo punto chiuse il libro con uno scatto secco che risultò quasi inudibile nel trambusto del diluvio esterno, nascondendolo sotto il braccio, e una volta infilatosi il biglietto nella tasca, dedicò un ultimo sguardo all'ambiente innaturalmente silenzioso prima di voltarsi e precipitarsi all'esterno della stanza.

***

Harry richiuse il giornale.

Sotto le sue dita tremanti, che tracciavano percettibili solchi sulla carta giallognola della Gazzetta del Profeta, ipocriti fiumi di parole scorrevano inesorabili fino alla fine della pagina. Frasi benevole, così odiosamente perbeniste da rivoltare lo stomaco, frasi che non c'entravano niente, assolutamente niente con ciò che era realmente accaduto la sera precedente.

Parole che non avrebbero mai saputo, né potuto contenere il peso che adesso Harry sentiva gravare nel suo cuore divenuto così dolorosamente inquieto; la familiare sensazione di perdita che lasciava quel vuoto incolmabile dentro di sé, quel silenzio che si sarebbe portato dietro tutta la vita, infranto forse da allegri mormorii e dolci parole sussurrate, un piacevole chiasso che lo avrebbe visto sorridere, luce dorata nei suoi occhi color smeraldo, ma che infine, in un modo o nell'altro, avrebbe nuovamente lasciato spazio a quel tetro, freddo silenzio.

Lo stesso silenzio che pesava sulla Sala Grande in quell'esatto momento; labbra socchiuse, occhi imperlati d'acqua, fogli di giornale stropicciati si riflettevano sul soffitto oberato di fresca pioggia invernale. Le gocce cristalline, così simili a quelle che tracciavano la loro strada sulle guance degli studenti, si facevano spazio tra gli sprazzi di nuvole plumbee lasciandosi trasportare dalle spire del vento che odorava di neve. Il cupo scricchiolio di un tuono si udì in lontananza, e una mano candida si posò leggera sulle spalle del Ragazzo Sopravvissuto.

Harry piegò leggermente la testa, senza davvero voltarsi. I suoi occhi scintillavano pericolosamente e il colorito della pelle, più pallido del consueto, in qualche modo era simile alla trasparenza del corpo dei fantasmi che sedevano anch'essi ai tavoli degli studenti, lo sguardo fisso sul lucido bordo legnoso e le mani strette in grembo. Le sue labbra, stranamente contratte, tradivano il dolore che lo aveva costretto ad allontanare quel giornale da sé il più possibile, lo sguardo acquoso che cercava di evitarlo mentre le persone, attorno a lui, cominciavano a mormorare e a chiedersi spiegazioni.

Quasi nessuno aveva chiuso occhio, quella notte.

Le notizie a Hogwarts circolavano in fretta, e benché l'ora, la sera prima, fosse stata tarda, allo scadere del coprifuoco tutta la scuola era già al corrente di ciò che era accaduto in quel bagno del primo piano. I professori erano accorsi sulla scena del delitto e gli studenti erano stati spediti immediatamente nei loro dormitori, che naturalmente avevano speso gran parte della nottata a discutere dell'accaduto in toni non sempre placati; c'era chi sosteneva che il mostro di Serpeverde fosse ancora vivo e che fosse stato lui la causa della morte di Silente, c'erano quelli convinti che fosse stato un infiltrato ad averlo assassinato, magari un Mangiamorte, e d'altro canto, c'era chi non aveva assistito direttamente alla scena e che di conseguenza aveva preso la notizia come l'ennesimo, infantile scherzo di Pix.

Eppure quella mattina, nella sala ora densa di stupiti bisbigli, nessuno sentì di avere più motivo di dubitare della veridicità di quelle voci di corridoio. Silente era morto, e ciò era provato in quelle numerose pagine di giornale che giacevano aperte sui tavoli sotto decine e decine di sguardi disorientati.

Silente era morto e ciò non poteva più essere smentito.

« Harry ».

La presa della mano di Hermione sulla sua spalla si rafforzò. Harry non ebbe la forza di incontrare quegli occhi, che immaginò essere lucidi e invasi di tristezza, non ebbe la forza di fare alcunché. Avrebbe voluto semplicemente alzarsi e lasciare quella sala, abbandonare quelle false parole compassionevoli e correre sotto la pioggia impetuosa del giardino, sentire le gocce fredde che percorrevano il suo viso immerso nell'odore dell'erba bagnata e sentire di poter respirare di nuovo, di inalare la pungente aria fredda della foresta e cercare di udire i dolci sussurrii di Silente che lo raggiungevano al di là dei tronchi, parole che lo confortavano e gli suggerivano cosa avrebbe dovuto fare adesso.

Adesso che un tassello della sua vita si era come frantumato.

« Harry - ripeté Hermione con più forza; la sua voce era spezzata, anche se era evidente che lei cercasse di ottenere il pieno controllo di sé. - Ti ho già detto stanotte come la penso».

Harry scrollò le spalle; Hermione ritrasse la mano, con un'espressione ferita che fece sentire il ragazzo ancora peggio.

« Senti... - disse lui facendo finta di niente, la voce arrochita dalle molte ore di silenzio - sarebbe bello, ma non è così ».

« Harry, non puoi saperlo! Cosa ci costa tentare di andare a parlare con loro? »

I suoi occhi dorati lo guardarono con una speranza così intensa, così invitante che Harry distolse il suo come se si fosse scottato.

Sì, pensò. Sarebbe stato bello crederci come ci credeva Hermione, pensare che non tutto fosse perduto... ma non sapeva se si sentiva in grado di farlo.

Sarah Hoggs e Kate Verge, si chiamavano le ragazzine che erano state al centro dei loro discorsi durante le ore notturne, le Tassorosso del secondo anno che avevano scoperto per prime il corpo di Silente. Hermione era convinta che le loro parole della sera prima avessero aperto le porte a molte possibilità che non si sentiva pronta a scartare, ma su cui aveva intenzione di indagare il prima possibile. Perfino Harry, per un momento, si era trovato d'accordo con lei sul dire che nella faccenda ci fosse qualcosa di strano, ma con il passare dei minuti, con la consapevolezza di ciò che era accaduto a Silente che si inoltrava dentro il suo petto, così velocemente da fargli male, il peso inesorabile della perdita gli aveva impedito di reagire come avrebbe dovuto. Era come se il mondo si fosse fermato, come se la sua stessa esistenza fosse ruotata, senza saperlo, attorno alla vita di Albus Silente, che adesso se ne era andato lasciando quell'oppressivo senso di disorientamento nel cuore del Ragazzo Sopravvissuto.

E adesso, adesso che c'era da combattere e da andare avanti, qualcosa lo stava trattenendo. Le lacrime che bruciavano nei suoi occhi non erano mai state più inutili, e la voce e le parole di Hermione gli scivolavano addosso senza lasciare più traccia nella sua mente. In risposta al suo silenzio, indifferente quanto ostinato, Hermione si fece più vicina, abbassando la voce fino a un sussurro. Il suo tono era cauto, eppure così deciso che Harry non poté far finta di non udirla.

« Harry, dobbiamo andare a cercarla. Tutto ciò è così improbabile, ne abbiamo già parlato, non ti sembra strano che un mago potente come lui... »

« Forse lo sopravvaluti. - Harry parlò con voce sorda, continuando a fissare il liscio bordo del tavolo - Forse si è trovato a che fare con qualcuno molto più abile di lui ».

Hermione emise un breve sospiro, il volto più ostinato che mai. Si guardò intorno, controllando che nessuno dei compagni fosse in ascolto, e riprese: « Non lo metto in dubbio, ma credi sul serio che Silente non si aspettasse una cosa del genere? Con tutto ciò che sta accadendo al Ministero, con la trasformazione di Voldemort? Forse... »

Hermione si interruppe; Harry si era voltato di scatto e adesso la fissava con gli occhi lucidi invasi dalla collera, le mani sul grembo che ancora tremavano.

« E' morto, Hermione. Domani ci sarà il funerale ».

« Ma... »

« Se proprio vuoi divertirti a indagare, fallo. - la sua voce adesso era glaciale, così fredda che Hermione ne rimase stupita - Domanda in giro, fai ricerche in biblioteca, esamina anche il suo cadavere, già che ci sei. Qualsiasi cosa scoprirai, non cambierà quel che è successo ieri sera. Non farà tornare Silente ».

Si fissarono ancora per un momento, dopodiché Harry si alzò, allontanando con stizza la Gazzetta del Profeta dalla sua vista, oltrepassando velocemente la Sala Grande fino a sparire oltre la soglia delle arcate di pietra. Parecchi sguardi lo avevano seguito, occhi che ancora si chiedevano cosa ne sarebbe stato adesso di Hogwarts, mentre quelli di Hermione si diressero istintivamente verso il tavolo dei Tassorosso. Scrutandolo attentamente, scoprì che le due ragazzine della sera precedente non erano sedute lì.

« Mi dispiace per Harry. - disse Calì, seduta vicino a lei, che ancora fissava il punto in cui il Grifondoro era sparito - Sapevo che era molto affezionato a Silente ».

Si portò nuovamente il fazzoletto umido sugli occhi, mentre Lavanda le batteva una mano sulla spalla. Dall'altra parte del tavolo Neville e Dean fissavano ancora il giornale con espressione dolente, mentre Ginny Weasley, dopo aver casualmente incrociato lo sguardo di Hermione, si affrettò a distogliere il suo arrossendo vistosamente. Hermione si sforzò di far finta di niente.

« Nessuno di voi sa che fine hanno fatto le due Tassorosso di ieri sera? Quelle che sono entrate per prime nel bagno? » domandò Hermione a nessuno in particolare, ma fu Neville a rispondere, la cui voce apparve tremendamente infelice.

« Mi sembra che le abbiano portate in infermeria. Erano sconvolte ».

Riprese a sfogliare con lentezza il quotidiano, mentre Hermione decise che era l'ora di prendere in mano la situazione. Non nutriva alcun rancore per le parole che Harry le aveva appena rivolto, e di certo non lo biasimava se non aveva accettato di aiutarla a fare le sue ricerche; sapeva che Harry percepiva la perdita in modo nettamente superiore, e che in casi come questi la solitudine era l'unica cosa che, per un po', potesse davvero aiutare a riflettere. Puntò lo sguardo al tavolo degli insegnanti, che nessuno occupava fin dalla sera precedente, e immaginò che si fossero tutti radunati da qualche parte a discutere dell'accaduto, magari ad esaminare il corpo in cerca di indizi che potessero svelare il colpevole.

E riguardo ciò, Hermione aveva un tenue sospetto che si rafforzava dentro di lei minuto dopo minuto.

Osservò per un attimo i pochi studenti che cominciavano ad avviarsi fuori dalla Sala Grande, dopodiché si diresse anche lei verso di loro, il passo spedito e lo sguardo fisso e concentrato di chi è immerso nelle proprie considerazioni. Non appena fu arrivata alla sommità delle scale, però, si sentì afferrare il polso e voltandosi un piccolo sorriso si aprì sulle sue labbra.

« Ciao » gli disse, ricambiando appena il bacio di Draco. Lui si allontanò subito dopo e la fissò per un lungo momento, il suo sguardo indagatore che, per la prima volta, la fece sentire a dir poco minuscola.

« Tutto bene? » domandò Draco. Non gli era sfuggito il vago cipiglio di colpevolezza che adesso invadeva gli occhi della Mezzosangue, e nemmeno il suo sorriso, che a quella domanda si era affievolito all'istante.

Hermione per un attimo non disse niente. Avrebbe voluto affrontarlo più tardi, prepararsi psicologicamente per quella conversazione. Il momento di parlare non sembrò mai esser giunto tanto a sproposito; per qualche motivo, non riusciva a guardarlo negli occhi.

« Granger... - Draco le lasciò il polso, l'atmosfera che già si percepiva tesa - non ho intenzione di estorcerti niente. Quindi se hai da dire qualcosa... »

« Si tratta di ieri sera ».

Hermione continuava a fissare il pavimento. Adesso che aveva cominciato, sembrava terribile dover andare avanti, terribile ma necessario.

« Silente è stato trovato in un bagno del primo piano » continuò a voce bassa, ma completamente ferma.

« Lo so. - disse Draco, che continuava a fissarla senza aver la più pallida idea di cosa le stesse passando per la testa. - E quindi? »

Hermione finalmente lo guardò. Aveva rimuginato su quell'incontro durante la notte, ma adesso che era arrivato, e Draco era lì di fronte a lei con espressione interrogativa, scoprì che era difficile andare avanti con il suo intento. Incrociò le braccia al seno, determinando involontariamente quell'atteggiamento di chiusura che fece corrugare, per un attimo, le sopracciglia del Serpeverde.

« Tuo padre proveniva esattamente da quella direzione. Ho chiesto in giro, a quanto pare siamo stati gli unici ad averlo visto. Avrebbe potuto benissimo... commettere lui il delitto. E' un Vampiro, sa come passare inosservato. Se ci pensi, è l'unica spiegazione possibile... e non guardarmi così! Se ti sto dicendo questo, è perché ci tengo davvero a scoprire come stanno le cose ».

Aveva cominciato, e così il fiume di parole si era propagato dalle sue labbra senza possibilità di fermarsi. Non aveva potuto evitare di imprimere una sfumatura supplicante nella sua voce, accompagnata dalla dolcezza dei suoi occhi con cui mirava a far capire a Draco che la sua non era una minaccia, ma una semplice constatazione che era stato il frutto dei suoi pensieri.

Eppure sembrò che Malfoy l'avesse preso esattamente come un affronto personale. Apparentemente la sua espressione non cambiò, ma Hermione, che ormai lo conosceva così bene, si sentì lievemente intimidita dal gelo che il suo sguardo sembrò improvvisamente sprigionare e dalla linea della sua bocca, pericolosamente inclinata verso il basso.

« Mio padre » ripeté Draco semplicemente, e Hermione avvertì l'intimidazione che lui aveva voluto far trapelare.

« Sì... »

« Pensi davvero che sia stato mio padre, a ucciderlo? »

La domanda era diretta e fredda, fredda come la lastra di ghiaccio che Hermione percepiva tra di loro. Lo stesso ghiaccio che per anni li aveva divisi, che non gli avevano mai permesso di essere ciò che erano stati fino a un giorno prima.

« Con questo atteggiamento complichi le cose » ribatté, la voce quasi spezzata.

« Ah, davvero? Diciamo che se faccio il bravo, non denuncerai me e mio padre all'intero corpo insegnanti? - si avvicinò, gli occhi assottigliati come se la vedesse per la prima volta - Mille grazie, Granger ».

Hermione sentiva gli occhi bruciarle, eppure si sforzò di rimanere fedele a sé stessa.

« Sai bene che non farei mai una cosa sim... »

« Bugiarda, di nuovo. - Draco percorse il suo viso con disprezzo, un disprezzo che la fece rabbrividire - Scavalcheresti tutto e tutti pur di avere ragione, pur di portare a termine il tuo ennesimo caso. Non ti senti a posto se non dimostri di essere la migliore, eh? Perfino i morti, con te, non possono riposare in pace ».

« Non è vero! - Hermione era ormai sull'orlo delle lacrime, e alcuni studenti del corridoio si voltavano a guardare la scena - Le tue parole sono orribili, è questo che pensi di me dopo tutto ciò che abbiamo passato? »

« Tutto ciò che penso - Draco si allontanò di un passo, senza smetterla di fissarla atrocemente con le sue iridi di ghiaccio ardente - è che non manderai di nuovo mio padre ad Azkaban. Quindi puoi tranquillamente considerare chiusa la questione ».

Le dedicò solo un ultimo, fuggevole sguardo prima di voltarsi e sparire velocemente oltre le arcate del giardino. Hermione fissò la sua figura dissolversi tra la pioggia battente, e solo dopo che fu scomparsa, ebbe la forza di asciugarsi le lacrime.

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