Divisa a metà

By whitea94

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Prefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i n... More

Presentazioni
🌻
1. Un piatto di lasagne
2. Posso farcela
3. Delusione
4. Fratelli
5. Divertirsi
6. Il destino
7. Tre domande
8. Caramello fuso
9. Roba da matti
10. Le mosse sono sempre quelle
11. Sorprese
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Dolore
14. Richiesta
15. Gattini
16. Regalo
17. Ridere insieme
18. Conoscersi
19. Verità
20. Hakuna Matata
21. Cattivo o Supereroe?
22. Giusto o sbagliato?
23. Sessione di studio
24. Rivincita
25. Vivere
26. Salto nel vuoto
27. Fragilità
28. Incontri inaspettati
29. Un principe azzurro
30. Confidenze
31. Mattia
32. Musica
33. Buon compleanno
34. Un turbine d'emozioni
35. Fortuna
36. Segreti
37. Bevi che ti passa
38. Paura
39. Ospedale
40. Claudia
41. Sempre
42. Seconda scelta
43. Come prima
44. Dimmi la verità
45. Non prenderti gioco di me
46. Qualcosa di più
47. Colazione
48. A fior di labbra
50. Confessione
51. Resistere
52. Il passato non si dimentica
53. Libertà
54. Partenza
Ringraziamenti 🌻
Extra - Elia
Extra - Enea
Avviso!

49. Verde speranza

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By whitea94

Mi scosto e mi alzo per evitare di compiere ulteriori gesti sconsiderati. Scavalco le sue gambe e vado verso la porta per allontanarmi il più possibile da lui.

Il suo volto si irrigidisce e un'emozione che non riesco a definire oltrepassa fulminea i suoi occhi. Si mette in piedi e raddrizza le spalle, per poi portare le mani dentro le tasche della tuta. Mi supera ed esce dal bagno, stando attento a non sfiorarmi neanche per sbaglio. «Se sei pronta, è meglio andare. Ci penserà la domestica a rimettere in ordine la cucina.»

Usa un tono distaccato, lasciandomi stordita per il suo repentino cambio d'umore. D'altronde ha ragione; sono io che lo sto confondendo con i miei comportamenti ambigui. Lo osservo mentre indossa una felpa nera, prima poggiata sulla spalliera del divano, per poi afferrare un mazzo di chiavi posto sul tavolino in vetro.

«Hai paura delle moto?»

«No...» sibilo tentennante, seguendolo verso la porta di ingresso.

Scendiamo le scale e vedo la sua moto rossa parcheggiata nel cortile centrale del palazzo. Prima che lui possa chiedermelo, mi volto in direzione del grande portone in ferro e lo raggiungo per aprirlo. Enea oltrepassa l'uscio e chiudo le ante in modo repentino: voglio tornare a casa. Lo raggiungo mentre chiude una telefonata, impedendomi di ascoltare la conversazione.

«Tieni, metti il mio casco» mi ordina porgendomelo.

Non faccio storie e lo indosso prima di posizionarmi dietro di lui. Cerco di tenere i nostri corpi distaccati e con le mani afferro le sporgenze della moto per sostenermi. Anche se non dovrei, vorrei sapere cosa gli stia passando per la testa. Forse mi sono lasciata trasportare troppo dalle emozioni e l'ho infastidito; in fondo per lui sono solo un'estranea che è scoppiata a piangere tra le sue braccia.

«È un problema se deviamo un po' il tragitto?»

«No... nessun problema.»

Annuisce mentre fa ruggire il motore e solleva il cavalletto. Con un ultimo strappo secco, si immerge nella confusione del lunedì mattina. La sua guida è rimasta la stessa: un pericolo ambulante che si diverte a fare slalom tra le automobili. Chiudo gli occhi e tento di immaginarmi ovunque fuorché qui.

«Carla.»

«Sì?»

«Apri gli occhi.»

Socchiudo lentamente le palpebre e mi accorgo che siamo fermi a un semaforo rosso.

«Potevi dirmi che hai paura.» Usa il suo solito tono beffardo, accompagnato dal ghigno che tanto conosco e che riesco a gestire.

«Non ho paura. È la tua guida che fa davvero pena.»

Inarca il sopracciglio destro. «Io guido benissimo.» Si sporge e osserva qualcosa alle mie spalle. «Il problema è che stai tenendo il baricentro indietro per aggrapparti alla moto.» Senza attendere una mia risposta, allunga il braccio per afferrarmi la coscia e mi fa scivolare per aderire bene alla sua schiena. «Tieniti a me. Cosa c'è? Sei diventata improvvisamente timida? Fino a due minuti fa ti avvinghiavi al mio corpo come se fosse l'unica ancora che hai su questa terra. A proposito, il ragazzo di cui sei innamorata si potrebbe ingelosire.»

Innamorata?

Il semaforo diventa verde e lui scatta in avanti, senza che io abbia la possibilità di ribattere. Dice qualcosa sottovoce, ma non riesco a sentirlo per via del rumore della marmitta. Dopo circa venti minuti, accostiamo davanti a un negozio con una delle due vetrine totalmente spoglia e l'altra che permette solo una vista sbiadita dell'interno. Scendo dalla moto e mi tolgo il casco, continuando a scrutare il negozio perplessa. Ha tutta l'aria di essere un posto losco e, conoscendolo, non mi stupirei se sia davvero così.

«Mai giudicare un libro dalla copertina.»

«Io non...»

«È inutile che provi a giustificarti. La tua espressione non ammetteva fraintendimenti.»

«Beh, vuoi darmi torto?» gli chiedo, puntando il mio indice destro verso la porta scrostata.

«L'apparenza, spesso, inganna» dichiara con aria saccente.

Una risata amara esce dalle mie labbra. Proprio lui che con il suo gemello mi hanno ingannato con il loro aspetto, adesso mi fa la morale?

Magari ci avesse pensato prima ad essere così saggio.

La vita alle volte è paradossale.

Si avvia verso la porta ed entra con il suo solito atteggiamento sicuro. Non mi ha esplicitamente invitato ad andare con lui, ma la voglia di vedere l'interno del negozio è troppo forte. Spingo l'anta e mi blocco quando scorgo il parquet in legno appena lucidato. Sollevo lentamente gli occhi e mi ritrovo circondata da un'infinità di chitarre di ogni forma e colore. Individuo Enea appoggiato con il gomito sul bancone, mentre mi osserva con un ghigno compiaciuto e soddisfatto.

«Enea Grasso, quanto tempo!» Un uomo sulla cinquantina compare da una porta laterale.

«Signor Di Mauro, la trovo informa» gli risponde, mostrandogli un sorriso che oserei definire affettuoso.

«Ragazzo, gli anni passano per tutti. Guarda che belle spalle possenti hai adesso. Ricordo ancora quando sei entrato per la prima volta qui, mingherlino ma con la faccia da diavoletto in cerca di una chitarra» dichiara il venditore, mentre gli dà delle pacche sulla schiena.

L'uomo distoglie l'attenzione da Enea e, sollevando lo sguardo, incrocia la mia figura. «Che mi venga un colpo. No, non ci credo, hai rispettato il nostro patto.» Avanza verso di me con un'espressione stupita e, dopo alcuni attimi in cui mi sento una cavia da laboratorio sotto i suoi occhi azzurri, mi schiarisco la voce.

«Oh, perdonami. Che maleducato. E che per un breve istante ho pensato che tu fossi un miraggio. Sto cercando di capire cosa abbia colpito una bella ragazza come te di questo scapestrato.»

«No, veramente...»

«Oh, suvvia, stavo scherzando. Enea è forse il ragazzo che stimo di più al mondo.»

Con la coda dell'occhio, noto lo sguardo di orgoglio che passa sul viso di Enea quando sente le parole pronunciate dal venditore. Si nota subito che l'ammirazione è reciproca.

Il Signor Di Mauro torna da lui e gli poggia le mani sulle spalle. «Sono contento che ti sei sistemato. Adesso posso anche andarmene in pensione alle Maldive con il sorriso sulle labbra, sapendo che sei in buona compagnia.»

Vedo Enea spostare gli occhi dall'uomo fino a posarli su di me. Mi avvicino di più verso di lui e da quella distanza, stranamente, capisco che cosa mi stanno chiedendo le sue iridi: Ti prego, non contraddirlo.

Una sensazione di inquietudine mi fa accelerare il respiro, tuttavia sollevo comunque gli angoli della bocca per rasserenarlo e le sue labbra si incurvano di riflesso alle mie.

«Eh, sì, l'amore che non ha bisogno delle parole è quello più forte» mormora il venditore, osservandoci con occhi quasi malinconici. «Adesso, però, è meglio concentrarci. Al telefono mi hai detto che vuoi prendere una nuova bambina, ho capito male?»

«No, voglio allargare la famiglia. Cosa mi consigli?» ribatte Enea mentre si volta verso di me per farmi l'occhiolino.

Cosa crede che sia stupida? Ho capito che con bambina si riferisce a una chitarra nuova. Li seguo, ma mi tengo a debita distanza per lasciargli il loro spazio. Osservo gli strumenti appesi sulla parete alla mia destra, posizionati seguendo una sequenza ben precisa a seconda della sfumatura di colore. Capisco che sono delle chitarre classiche, ma il mio sapere finisce qui. Allungo la mano e sfioro la corda in modo delicato. Mi è sempre piaciuta la musica. Personalmente se avessi scelto di suonare uno strumento, avrei optato per il violino.

«Carla, vieni qui» mi chiama Enea, facendomi voltare.

Seguo la sua voce e lo trovo intento a scrutare due chitarre elettriche di diverso colore.

«Forza, ragazza, aiuta il tuo uomo a scegliere.»

Se avesse detto a scegliere la vostra bambina mi sarei eclissata seduta stante!

Lancio un'occhiata di traverso a Enea prima di posizionarmi al suo fianco. «Su cosa sei indeciso?»

«Non riesco a decidere il colore» mi confessa mentre gioca con uno dei suoi ricci.

«Perché una chitarra elettrica? Non suoni la classica?» sibilo perplessa vicino al suo orecchio per non farmi sentire dal veditore.

La sua espressione indecisa scompare e punta i suoi occhi su di me. Noto il guizzo di irrigidimento della sua mascella. «E tu come fai a saperlo?»

Il cuore inizia a battermi più veloce, mentre cerco una risposta logica che mi possa salvare. «Me lo ha detto tuo fratello.» Distolgo lo sguardo dal suo per evitare che possa leggere nei miei occhi la menzogna.

Sento le iridi di Enea fisse su di me, ma mi mostro indifferente. Guardo prima la chitarra rossa e poi quella verde. La scelta più scontata per lui sarebbe quella rossa, proprio come la sua moto, tuttavia mi ritrovo a dire tutt'altro. «Sceglierei la verde. Verde speranza.»

Senza distogliere il suo sguardo dal mio, annuisce con decisione. L'uomo afferra lo strumento e si allontana ridacchiando.

Sto per seguirlo, ma Enea mi ferma e si piazza davanti a me. «Carla, te lo ripeto ancora. C'è qualcosa che vorresti dirmi?»

Mordo l'interno della mia guancia per scaricare la tensione. «No, assolutamente niente» affermo con un tono sicuro che sorprende anche me.

Gli volto le spalle, ma noto comunque il suo pugno sinistro chiuso in una morsa ferrea. Non mi crede.

«Ecco a te, ragazzo.» Il venditore gli porge la custodia contenente la nuova chitarra e lui la afferra con un sorriso sincero sulle labbra. «Mi raccomando, torna a trovarmi presto.» Esce dal bancone e viene verso di me per stringermi la mano in una presa vigorosa. «È stato un piacere conoscerti,» mi dice prima di avvicinare il suo viso al mio orecchio, «tienilo lontano dai guai e abbi cura di lui.»

«C-certo, non la deluderò» mi ritrovo a balbettare, mentre le sue iridi speranzose e genuine sono puntate sulle mie.

Alzo lo sguardo oltre la sua spalla e incrocio gli occhi di Enea che mi fissano con curiosità. Salutiamo ancora una volta il proprietario in modo caloroso e usciamo dal negozio.

Siamo sull'ultimo gradino quando l'uomo richiama di nuovo la nostra attenzione. «Ragazzo, non lasciartela sfuggire. Oggi giorno è difficile trovare ragazze serie e per bene che riescano a guardarti come fa lei» dichiara prima di chiudere la porta alle sue spalle.

Le mie guance vanno in fiamme. Come diavolo lo guardo?

Leggermente imbarazzata mi volto verso di lui, che mi fissa intensamente come se mi stesse vedendo per la prima volta.

Sposto il peso del mio corpo da un piede all'altro, terribilmente a disagio. «Avresti dovuto dirglielo» affermo per colmare il silenzio che si è creato prima di voltarmi e raggiungere la moto.

«Cosa?»

«Che non sono la tua ragazza.» Prendo il casco e aggancio il cinturino attorno al viso, forse con più forza del necessario.

Rimane per un attimo in silenzio di fronte a me, inserendo una mano nella sua chioma riccia per giocare con una ciocca scura. «Forse, ma anche tu avresti potuto smentirlo.»

Lo guardo con un'espressione sconcertata e un sorriso di derisione compare sulle mie labbra. È inutile che fa il sostenuto adesso, ricordo perfettamente lo sguardo speranzoso che mi ha rivolto. «Lo so che non mi conosci, ma non sono una persona meschina.»

«Sto iniziando a capirlo» mormora lui, abbassando lo sguardo e celandomi il suo volto. «Potresti metterti la custodia della chitarra a tracolla così non rischio di uccidere la mia bambina alla prima uscita?»

«Certo, dammi.»

Mi porge lo strumento e io faccio passare la fascetta di cuoio sul capo. Controllo che regga mentre lui monta sulla moto. Mi posiziono dietro, attenta a sfiorare il suo corpo il meno possibile. Chiudo gli occhi e, una decina di minuti dopo, mi ritrovo davanti la mia abitazione.

Smonto dal sellino e mi slaccio il casco prima di restituirgli anche la chitarra. «Ti ringrazio per il passaggio... e per avermi ascoltato questa mattina.»

Enea allunga le braccia e afferra gli oggetti che gli sto porgendo in una presa salda. Continua a guardarmi senza dire niente e io mi ritrovo a stringermi le braccia attorno al corpo nell'attesa che lui ricambi il saluto.

«Qualcosa non va?» gli chiedo a causa del leggero turbamento che noto nei suoi occhi.

«Credo che tu e io andremo d'accordo.»

«Ne sono... contenta.»

«Non sembri molto convinta» ribatte, mentre l'angolo sinistro delle sue labbra si solleva verso l'alto.

«Oh, no, ti sbagli» dico con più convinzione. In fondo, lo vorrei sul serio che noi andassimo d'accordo.

Lui mi osserva e inclina leggermente il capo. «Lo sai, vero, che non sei brava a dire le bugie?»

«Io... non racconto mai bugie» mormoro, mentre il mio respiro aumenta leggermente. In questi ultimi mesi non mi sembra di far altro che vivere nelle menzogne. Primo o poi mi soccomberanno e mi trascineranno giù, nel buio.

«Certo, come no.» Mette il casco e posiziona la chitarra dietro la schiena.

«Posso farti una domanda?»

«Un'altra? Sei sicura?»

«Perché mi hai portato con te?»

I suoi occhi diventano più scuri e noto il suo sguardo sormontato da mille emozioni diverse. «Non lo so, ho avuto l'intuizione di potermi fidare del tuo giudizio.»

Lo guardo confusa pronta a ribattere, ma lui dà un po' di gas per chiudere la conversazione.

«Prima o poi scoprirò ciò che mi nascondi» dichiara per poi sfrecciare sull'asfalto.

Sospiro e chiudo gli occhi.

I miei segreti sono fuoco che arde. Meglio per te se non li sfiori o rimarrai scottato.

Percorro il vialetto e la suoneria del mio telefono mi fa bloccare. Lo estraggo dalla tasca dei jeans e vedo che è il mittente è un numero sconosciuto.

Ciao, Carla, sono Lux! È da tanto che non ci vediamo, spero tu stia bene. Domani sera io e la band suoneremo al solito bar e mi farebbe davvero piacere se tu ci fossi. Sarà divertente! Fammi sapere, baci.

Le mie dita indugiano sulla tastiera, perché l'ultima volta che sono stata a un loro concerto non è finita bene. Alla fine, però, scrivo una risposta affermativa e mi avvio verso la porta di casa.

Ho uno strano presentimento.

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