Con te non ho paura

By ilariadellapigna

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{Completa} Alexandra Morrison è acida, testarda e diffidente nei confronti del mondo esterno. Figlia del bos... More

Copyright
Dedica
Prologo
1-Safety issues!?
2-New encounters
3-I dirve
4-Come you too?
5-Fuck you, I'll shoot!
6-Blacklist
7-Guilt feelings
8-Come here
9-Thoughts to be canceled
10-I won't let you win
11-Kayla
12-We bring you home
13-Unexpected help
15-I thought badly
16-You won, but the game is still long
17-I'm happy
18- Katherine!?
19-Nothing
20-The old me
21-Give her another chance
22-Explanation
23- Many questions, zero answers
24- Silence
25-What happened?
26-You fucking beautiful
27- Too proud to admit reality...
28-Questions and memories
29-We know who attacked us
30-Would be proud of you
10k❤
31-You are softening, Ivanov
32-Everyone deserves a second chance
33-Bad dreams
34-I will tell you the truth
35-Sixteen years ago (pt.1)
36- Sixteen years ago (pt.2)
37-It all hurts so much ...
38- What happened after your birthday?
39-Do it!
40-Confused and angry
41-Stories
42-Now I enjoy it
43-Suspected
44-Stranger
45-The other side of the coin
46-Fair exchange
47- Twenty-first of July
48-What are you afraid of?
49-What are you doing to me?
50-Inconveniences
51-Information
52-Blackjack
53-I love to play
54-The truth
55-Certainties crumbled
56-I protect what I love
57-The whole truth
58-I fell in love
59-Keep your eyes open.
60-Has my end come?
61-I love you.
Epilogo.
Ringraziamenti e informazioni sul sequel
Sequel disponibile!!
Vendita copie cartacee

14-Modest atside!

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By ilariadellapigna

Fissai ancora per qualche istante lo schermo illuminato del mio telefono e, in un gesto improvviso e istintivo, pigiai il dito sul tasto verde, causando l'inizio della chiamata.

Portai il telefono all'orecchio e aspettai con impazienza che Anthony mi rispondesse.

«Si?» La voce mascolina del ragazzo risuonò dall'apparecchio.

«Sono Alexandra Morrison.» Spiegai, trascinando la sedia verso la scrivania.

«Dimmi baby, sono tutto orecchie.» Rispose, appellandomi con quello sciocco nomignolo che ero stanca di sopportare.

«Ho bisogno di un favore.» Andai presto al dunque.

Muovevo, a un ritmo immaginario, le dita sulla superficie in vetro che avevo di fronte e osservavo distrattamente la stanza che mi circondava.

«Certo, Alexandra, per te sono sempre a disposizione.» Immaginando un ghigno disegnato sul suo volto, non potei fare a meno di innervosirmi, tuttavia, placai i miei istinti poco civili e ripresi a parlare.

«Necessito d'informazioni su una persona...» M'interruppi qualche secondo, prendendo un secondo di pausa «Su Dylan Ivanov.» Aggiunsi infine.

«A cosa devo questo interesse verso di lui, baby?» Domandò curioso.

«Non sono tenuta a darti spiegazioni.» Sbottai, irritata dalla mancanza di rispetto. «Ho bisogno di informazioni precise; sappiamo entrambi di chi si tratta, il suo cognome è conosciuto anche delle nostre parti, voglio qualcosa in più che possa giovare ai miei scopi. Entro le sette di questa sera mi aspetto una mail con le informazioni richieste. Quando avrai eseguito i miei ordini, dimentica questa conversazione.»

«D'accordo.» Utilizzò un tono di voce serio, sapeva cosa sarei stata disposta a fare pur di raggiungere i miei obiettivi.

«Un'ultima cosa.» Lo richiamai prima che riuscisse a interrompere la telefonata. «Smettila di chiamarmi baby, è un soprannome patetico e tu sei un mio sottoposto; mantieni un certo ritegno, se non vuoi trovarti senza il pene.» Lo minacciai e terminai la chiamata.

Rilassai le spalle, poggiandomi elegantemente allo schienale della sedia e mi voltai osservando la città, dall'enorme vetrata che offriva il mio ufficio.

«Melanie!» Richiamai la mia segretaria, sorseggiando il mio caffè. Ben presto la ragazza fece capolino nel mio ufficio.

«Mi dica, signorina Alexandra.» Pronunciò le parole mentre la sentivo sfogliare un'agendina, sapeva già quello che le avrei domandato.

«Quali sono i miei impegni per la giornata?»

Iniziò subito a parlare.

«Ha una sfilata questa sera e deve occuparsi del controllo degli ultimi preparativi.»

Annuii, anche se lei non poteva vedermi, poiché ero rivolta verso la grande vetrata.

Osservare le cose dall'alto, aveva sempre scatenato dentro di me un'immensa tranquillità e pace.

«Sarà meglio che mi sbrighi, allora! Puoi far ritorno nel tuo ufficio, Melanie.» La congedai, e dopo aver sbirciato l'orario dall'orologio che portavo al polso, mi alzai dalla sedia e mi diressi nell'ufficio della mia nuova amica.

Passai attraverso il corridoio, osservando con attenzione tutti gli impiegati intenti a lavorare nelle loro rispettive postazioni, tentando di mostrarsi capaci ed efficienti.

«Ehi.» Salutai Kayla, che stava smanettando al computer.

«Ciao.» Mi salutò di rimando, sollevando gli occhi dell'oggetto elettronico.

«Come sta andando il tuo primo giorno di lavoro?» Domandai avvicinandomi alla sedia di pelle, che si trovava di fronte alla sua scrivania.

«Benissimo!» Sorrise ampiamente, poi proseguì. «Come ti ho detto in precedenza, non ho mai avuto esperienze in campo lavorativo, giacché mi sono laureata da pochissimo, ma ho già appreso molto, grazie anche all'aiuto di Georgina, una delle tue dipendenti.» Spiegò entusiasta.

«Sono contenta di questo.» Sollevai leggermente gli angoli delle labbra. «Sono sicura, inoltre, che affidare in mano tua le questioni fiscali dell'azienda, sia stata un'ottima scelta.» Annunciai con fermezza e convinzione. «Per questa sera è prevista la sfilata, durante la quale presenterò la mia nuova collezione. Io sfilerò solamente alla fine, per mostrare quello, che a parer mio, è l'abito migliore; tu sei invitata, ovviamente.» Le dissi, giocherellando con la penna che stringevo tra le dita lunghe.

«Non credo di essere all'altezza per un evento di tale importanza.» Mi rivelò tristemente, ma io la interruppi.

«Pensi che se non ti avessi ritenuta abbastanza, ti avrei parlato dell'evento?» Sollevai le sopracciglia e lei annuì in modo quasi impercettibile, ma tornò subito a ribattere.

«Non ho nulla di appropriato da mettere, dovrò dirti di no questa volta.» Tentò di essere convincente, sollevandosi gli occhiali da vista che le erano scivolati sul naso.

«Kayla, io non accetto i no, mi dispiace per te. È inutile tentare, ho un carattere particolarmente testardo. Tu verrai alla sfilata di questa sera!» Ridacchiai quando mise un leggero broncio. «Per quanto riguarda il vestito, purtroppo non posso allontanarmi dall'azienda, oggi, ma l'autista di fiducia, ti accompagnerà in una delle boutique di mia proprietà sparse nella città, dove potrai scegliere il vestito che più ti piace. Consideralo un regalo.»

Kayla spalancò gli occhi.

«Ti prego, Alexandra, non posso accettare! Stai facendo abbastanza per me, non potrò mai ricambiare...»

La interruppi subito.

«Kayla.» Sbuffai esasperata. «Lo faccio con piacere, non devi sentirti in debito con me.» Parve convincersi, in effetti, dopo avermi ringraziata, tornò a lavorare. «Avviso Melanie di chiamare il mio autista, tu sistemati, tra poco sarà qui.» Le sorrisi e uscii dalla stanza, chiudendomi la porta alle spalle.

Riferii alla segretaria quanto doveva fare e ritornai nel mio ufficio, accomodandomi sulla sedia. Controllai il cellulare sperando in un messaggio da parte sua, tuttavia, quando non trovai alcuna notifica, alzai gli occhi al cielo, scocciata.

Iniziai a visionare la lista degli invitati alla sfilata: come previsto, ci sarebbero stati i massimi esponenti della moda e alcuni giornalisti, che si sarebbero occupati di pubblicizzare i nostri capi, attraverso le riviste e i cataloghi di alta moda.

***

Quando le lancette dell'orologio indicarono le cinque del pomeriggio, spensi il computer aziendale e riposi nella valigetta quello portatile, indossai il soprabito e lasciai il mio ufficio, dirigendomi verso il grande ascensore che si trovava alla fine del corridoio.

Salutai i pochi dipendenti rimasti e raggiunsi la mia auto, partendo in direzione di casa.

Quando varcai la soglia della mia villa, parcheggiai la macchina e a passo svelto giunsi in salone, dove, come mi era stato riferito, mi aspettava Kayla, intenta a smanettare con il telefono.

«Con chi parli?» Domandai.

Sobbalzò leggermente, portandosi una mano sul cuore; si rilassò quando si accorse della mia presenza.

«Con Ian, mi chiedeva se tu fossi tornata a casa, poiché quando ha provato a telefonarti, non hai risposto.» Raccontò, mentre camminavamo per raggiungere la mia camera.

«Capisco. Come va con Caleb?» Le chiesi, interessata alla risposta che mi avrebbe dato.

«Siamo costretti ad andare d'accordo, abitando nella stessa casa, nulla di più.» Spiegò scrollando le spalle.

«Pensandoci, non vi ho mai sentito andare d'accordo. Come ha avuto inizio quest'odio reciproco?» Chiesi ancora, mentre entravo nella mia stanza

«Ci ha provato con me e, presa dal terrore, causato dall'esperienza con quei maiali, gli ho sferrato una ginocchiata nei genitali.»

Ridacchiai immaginandomi la scena e lei continuò a parlare.

«Avevo appena rischiato di essere venduta per diventare una prostituta e lui flirta con me.»

Scossi il capo rassegnata. «Devi perdonarlo; Caleb non è un tipo sensibile.»

Kayla annuì, probabilmente concordando con le mie parole.

«Ad ogni modo, è normale che sia particolarmente antipatico nei tuoi confronti... lui non è abituato a ricevere dei rifiuti.» Spiegai ghignando.

«Beh, non credo che da me otterrà mai niente, che si metta l'anima in pace.» Sbuffò incrociando le braccia sotto il seno.

«Mai dire mai, tesoro.»

***

Dopo due lunghe ore, ricche di gossip e urla da parte mia, quando per telefono mi annunciavano dei problemi riscontrati nella preparazione della sfilata, indossammo i nostri abiti nuovi.

Io avevo indossato l'abito migliore della collezione; era lungo, con qualche centimetro di strascico. Presentava uno spacco sul lato sinistro, il quale aveva inizio poco più giù di metà coscia. Il tessuto, color rosa antico, era arricchito da strass, che ne aumentavano la luminosità, ma soprattutto la visibilità del meraviglioso vestito. La mia vita era avvolta da un cinturino di pelle rosa, ornato da alcuni brillanti Swarovski e, infine, il corpetto, che presentava un profondo spacco a cuore, era retto da una sola spallina sul lato sinistro.

I capelli scuri, invece, erano raccolti in uno chignon ordinato, con solo due ciocche lasciate libere sul mio viso. I miei occhi mostravano un trucco molto naturale, che richiamava i colori dell'abito, e le decolté, anch'esse rosa antico, completavano l'abbigliamento.

Anche Kayla aveva scelto un abito lungo, con un piccolo strascico. Il tessuto era di un argento brillante, ed era ricoperto di lustrini, anch'essi argentati. Il vestito risaltava, con la sua semplicità, le forme di Kayla, rendendola un vero piacere per gli occhi: a vita era stretta da un cinturino bianco, lo scollo era a V e le spalline sottili s'incrociavano dietro, lasciando la schiena scoperta. Come calzature le avevo consigliato di indossare un tacco nero, molto semplice. I capelli erano sciolti, tranne le ciocche davanti, che, invece, erano raccolte in due trecce che si univano dietro. Per il make-up, l'addetta aveva usato un ombretto tra i toni del nero e del bianco, invece per labbra, un rossetto chiaro.

Ammirammo per qualche secondo il riflesso che offriva lo specchio presente nella mia cabina armadio, sorridemmo soddisfatte del risultato finale, in seguito raggiungemmo i miei fratelli, che ci attendevano in salone. Anche loro erano stupendi, quella sera. Indossavano uno smoking nero, piuttosto comune, tuttavia era capace di risaltare maggiormente la bellezza che li aveva caratterizzati fin dalla loro infanzia.

Mi avvicinai al fianco di Ian e presi il suo braccio, mentre Kayla, sbuffando, si diresse da Caleb, che la guardava con un sorriso sghembo.

«Permettetemi di dire che siete delle vere meraviglie!» Ci sorrise Ian, mentre Caleb annuì soltanto, sorridendomi.

«Lo sappiamo.» Ribattei ghignando.

«La modestia non è di famiglia, a quanto pare.» Borbottò Kayla.

Ridacchiai capendo a chi si riferiva, mentre il diretto interessato la fissava con disappunto, preferendo, però, rimanere in silenzio. Magari quella sera non aveva voglia di litigare.

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