Divisa a metà

Autorstwa whitea94

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Prefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i n... Więcej

Presentazioni
🌻
1. Un piatto di lasagne
2. Posso farcela
3. Delusione
4. Fratelli
5. Divertirsi
6. Il destino
7. Tre domande
8. Caramello fuso
9. Roba da matti
10. Le mosse sono sempre quelle
11. Sorprese
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Dolore
14. Richiesta
15. Gattini
16. Regalo
17. Ridere insieme
18. Conoscersi
19. Verità
20. Hakuna Matata
21. Cattivo o Supereroe?
22. Giusto o sbagliato?
23. Sessione di studio
24. Rivincita
25. Vivere
26. Salto nel vuoto
27. Fragilità
28. Incontri inaspettati
29. Un principe azzurro
30. Confidenze
31. Mattia
32. Musica
33. Buon compleanno
34. Un turbine d'emozioni
35. Fortuna
36. Segreti
37. Bevi che ti passa
38. Paura
39. Ospedale
40. Claudia
41. Sempre
42. Seconda scelta
43. Come prima
44. Dimmi la verità
45. Non prenderti gioco di me
46. Qualcosa di più
47. Colazione
48. A fior di labbra
49. Verde speranza
50. Confessione
51. Resistere
52. Il passato non si dimentica
54. Partenza
Ringraziamenti 🌻
Extra - Elia
Extra - Enea
Avviso!

53. Libertà

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Autorstwa whitea94

«Carla, ti prego, rispondimi.»

Una voce conosciuta si insinua nella mia mente, ma sono troppo stanca per aprire gli occhi.

«Che cosa le hai fatto? Da quanto tempo è in questo stato?» domanda con un tono duro e aggressivo.

«Io... non le ho fatto niente. Te lo giuro» risponde una seconda persona.

Scende un silenzio confortevole che mi rilassa.
Non voglio sentire niente.
Voglio rimanere così, al buio e senza nessun rumore.

Due braccia solide mi sollevano da terra e mi stringono con una presa salda. Il calore che emanano riesce a lambire la mia pelle poco sensibile. «La porto in ospedale.»

«Elia, ascoltami, non l'ho sfiorata. Credimi.»

«Ne ho abbastanza delle tue stronzate. Non mi trascinerai di nuovo nei tuoi casini e, soprattutto, non trascinerai lei.»

Sento una porta chiudersi con forza e mi sforzo ad aprire le palpebre. All'inizio la luce esterna è troppo intensa, ma pian piano riesco a mettere a fuoco il viso che mi ritrovo davanti. «Elia» sibilo per richiamare la sua attenzione.

Abbassa il capo e noto una lacrima silenziosa scivolargli sullo zigomo. Il cuore, che pensavo si fosse pietrificato di nuovo come dopo quel giorno, mi si stringe in una morsa. Soffre per il dolore che legge in quegli occhi sempre pieni di vita e positività.

«Ehi, principessa.» La sua voce tremante mi procura dei brividi sulle braccia, mentre lui aumenta la presa sul mio corpo, come se avesse paura che possa perdere i sensi ancora una volta. «Ora andiamo all'ospedale per un controllo.»

«No, non è necessario» ribatto con più convinzione, anche se ancora mi sento scombussolata e debole. «Ho solo bisogno di un posto tranquillo. Portami al mare.»

Lui mi guarda titubante, ma ciò che scruta nei miei occhi lo convince ad annuire.

Giungiamo alla sua auto e mi posiziona delicatamente sul sedile anteriore. «Riesci a sostenerti?»

Faccio un cenno col capo e lui aggancia la cintura di sicurezza per poi dirigersi verso il sedile del guidatore. Accende il motore e ci immergiamo nel traffico, mantenendo un'andatura lenta mentre mi rivolge delle occhiate preoccupate.

«Sto bene, davvero» affermo per tranquillizzarlo.

Lui non risponde, ma almeno adesso tiene lo sguardo verso il parabrezza, rimanendo stranamente silenzioso.

Quando giungiamo alla Playa, scende dall'auto e mi riprende in braccio senza esitare. Si avvia lungo la spiaggia, mentre io osservo al di là della sua spalla il tramonto intenso che ci accompagna. Il sole è un ammasso incandescente color rosso fuoco, quasi come un cuore vivo che continua a pompare per vivere, nonostante le nuvole minacciano di oscurarlo.

Elia si siede sulla battigia e mi trascina giù con sé. Mi aggrappo forte a lui, con le braccia attorno al suo collo e la testa appoggiata alla sua spalla. Respiro il suo profumo per imprimerlo bene nella mia mente. Mi sarebbe mancato, come tutto di lui del resto.

Dopo un po', mi scosto per osservarlo meglio e mi accorgo che ha lo sguardo dritto davanti a sé, mentre si morde con insistenza il labbro inferiore. Il suo silenzio mi allarma.

«Elia, stai bene?»

«Dovrei farti io questa domanda» mormora, senza guardarmi.

«Sto bene, sul serio.» Gli afferro il mento per farlo voltare nella mia direzione.

I suoi occhi lucidi mi perforano l'anima e le sue emozioni mi investono come un treno in corsa.

«Ehi, è tutto a posto» dico, mentre asciugo una lacrima che corre lungo la sua guancia.

Chiude gli occhi e appoggia la sua fronte alla mia. «Per alcuni istanti, appena ho visto la stanza ridotta in quel modo e te distesa a terra, ho pensato il peggio, e ho odiato mio fratello con tutto me stesso. Non lo avrei mai perdonato se ti avesse fatto del male. Mai.»

«Sono qui,» dico per rassicurarlo, «e non è stato tuo fratello a ridurmi in quello stato. O perlomeno, non intenzionalmente.» Prendo un bel respiro. «Io... vorrei che tu mi ascoltassi.»

Solleva le palpebre, mostrandomi ancora le iridi leggermente appannate, e annuisce.

Sposto lo sguardo verso il mare e mi concentro sulla linea dell'orizzonte. All'inizio le parole non vogliono uscire, ma pian piano parlare diventa sempre più facile. Gli racconto cos'è successo quel giorno. Non so se riesco a esprimermi nel modo giusto, ma è difficile svelare un segreto celato per così tanto tempo.

È la prima persona con cui ne parlo, oltre alla mia famiglia. Tutti credono che io sia scivolata semplicemente dalle scale dopo che sono andata a cercare il mio ragazzo nel camerino, senza trovarlo.

Probabilmente Alberto si meritava molto di peggio oltre al senso di colpa che lo accompagnerà per tutta la vita, ma ho preferito che le cose andassero così, nonostante le proteste di Mattia.

«Ma non ho ancora finito» dico con voce incrinata.

Voglio dirgli tutto.
Tutta la verità che solo io conosco.
Ne sento la necessità.

«Quando un ballerino della compagnia mi ha trovata, hanno chiamato subito l'autoambulanza per portarmi in ospedale» affermo, persa in quel ricordo lontano. «Mi hanno operata d'urgenza perché la tibia si era spezzata e i tendini erano ridotti a brandelli.»

«Mi dispiace» sussurra Elia e io in risposta gli stringo la mano nella mia.

«Il dottore mi ha operato in maniera egregia, ma per sistemare perfettamente i tendini dovevano farmi un intervento specifico che richiedeva l'autorizzazione del genitore perché ero minorenne» racconto con il cuore che inizia a battere più veloce. «Mio padre gli ha chiesto se senza questo doppio intervento avrei camminato ancora e il medico ha dato una risposta positiva, ma non avrei riacquistato del tutto la mobilità del piede sinistro. Non avrei potuto più ballare. Puoi immaginare quale è stata la sua risposta» concludo, versando delle lacrime liberatorie.

Odio mio padre per quella scelta. Ha deciso il mio futuro senza che potessi dire niente. Non solo non è venuto a salvarmi, mi ha tolto ciò che per me era la cosa più preziosa. Ha ucciso una parte di me che non potrà rinascere mai più.

«E tua madre e tuo fratello?»

«Non erano presenti, sono arrivati in ospedale molto dopo. Loro e mio padre si sono separati per la serata. Lui era in qualche locale ad affogare i suoi problemi lavorativi, bevendo ovviamente. I dottori lo hanno contattato e lui, non so come, è riuscito a raggiungermi.»

Prendo un po' di sabbia nella mano destra per poi farla ricadere giù come una clessidra.

«Nessuno della mia famiglia sa che non ha acconsentito all'operazione. È stata una delle mie infermiere a rivelarmelo. Mio fratello crede che io lo odi solo perché quel giorno era così tanto ubriaco da non essersi recato da me quando l'ho chiamato» aggiungo tutto d'un fiato per sentirmi più leggera.

Finalmente libera.

«Non so cosa dire» ammette, stringendomi al suo petto per cullarmi tra le sue braccia.

«Non devi dire niente. Mi basta che tu mi abbia ascoltato.»

Prendo un profondo respiro, come se non lo avessi fatto davvero per tutti questi anni.

«Vuoi tornare a casa?» mi domanda dopo un po'.

«No, non ancora.»

«Ogni tuo desiderio è un ordine.»

Quando mi sento pronta a rientrare, già è tarda sera. Mia madre si è innervosita per la mia assenza a cena, ma dal tono della mia voce ha capito che qualcosa non andava. Si è tranquillizzata solo quando ha saputo che non ero sola.

Elia mi accompagna davanti alla porta di ingresso e cerco le chiavi di casa dentro la tasca del giubbotto, ma l'anta si apre, rivelando la presenza di Mattia sull'uscio.

«Ho pensato che avessi bisogno di qualcuno» sussurra Elia prima di darmi un bacio sulla tempia.

Si volta per scendere i gradini e solo in quel momento mi rendo conto che è l'ultima volta che lo vedo prima della partenza. Faccio un passo verso di lui, nello stesso istante in cui lui si volta di nuovo verso di me. «Posso venirti a prendere domani pomeriggio per accompagnarti all'aeroporto?»

Le parole mi rimangono incastrate in gola, tentennando per una frazione di secondo, ma alla fine annuisco. Mi sembra la giusta conclusione.

Mi rivolge un sorriso con la sua incredibile fossetta. «Ci vediamo domani.» Saluta mio fratello e si incammina verso la sua auto.

«Andiamo a dormire?»

Mi volto verso Mattia e gli afferro la mano per poi andare al primo piano. Indosso velocemente il pigiama e lo raggiungo nella sua camera dove mi attende già sdraiato sul letto.

Mi stendo accanto a lui e mi abbraccia, mentre gioca con una ciocca dei miei capelli scompigliati. «Li preferisco così corti rispetto a come li portavi prima.»

Sospiro. «Che cosa ti ha detto Elia?»

«Mi ha mandato un messaggio per andare a prendere la tua auto e, nel frattempo, mi ha detto che gli hai raccontato cosa è successo sei anni fa. Ha pensato che non dovessi rimanere da sola stasera.»

«Sto bene.»

«Lo so, lo vedo, e ne sono felice. Non hai avuto neanche bisogno delle medicine e questo mi conforta» mi svela sincero. «Devi esserti legata molto a lui se hai deciso di aprirti.»

«Sì, ma non nel modo in cui vorrebbe.»

«Sei una persona speciale, Carla, credo che Elia ti voglia nella sua vita a prescindere dal ruolo che ricopra.»

«Spero che tu abbia ragione.» Appoggio la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi. «Matti, non combinare guai quando non ci sarò, mi raccomando.»

«Farò il bravo» promette. «Mi mancherai terribilmente.»

«Anche tu.»

***

Stringo i lacci delle scarpe, osservando con aria malinconica gli alberi dei monti. Non venivo qui da parecchio tempo, ma non posso andare via senza percorrere il terreno battuto che ho calpestato in questi anni, sfogando i miei sentimenti trattenuti.

Tra poche ore partirò.

Infilo le cuffie alle orecchie, accendo il mio mp3, e inizio a correre con un ritmo costante ma non eccessivo. Non sono qui per allenarmi sul serio, voglio soltanto godermi la natura e respirare aria pulita. Salutare la mia terra.

Sembrava che questo giorno non dovesse arrivare mai, ma il tempo passa incurante degli avvenimenti che accadono nella vita di ognuno di noi, a prescindere se sia successo o meno qualcosa di positivo o di negativo. Continua a scorrere, quasi voglia dirti che sia le cose belle che le cose brutte diventano passato. Si va avanti così, con un alternarsi di emozioni che in quel momento sembrano avvolgerti, ma di cui poi rimane solo il ricordo.

Volto a destra in una delle curve più strette e qualcuno mi urta la spalla, facendomi perdere l'equilibrio. «Ma che...» mormoro prima che un senso di déjà-vu si insinui in me, mozzandomi il respiro.

Non è solo una mera sensazione. Questa scena è accaduta davvero mesi fa.

Stavolta il corridore si ferma e si volta verso di me mentre toglie le cuffiette. «Carla? Che ci fai qui?»

«Io... corro qui da diverso tempo» mormoro, colta alla sprovvista.

Mi osserva confuso, ma un'ombra compare nei suoi occhi, rendendoli più opachi. «Mi dispiace tanto per ieri. Sono uscito di testa e ho perso il controllo.» Compie alcuni passi verso di me e sono costretta e reclinare il capo per guardarlo in viso. «Non volevo spaventarti e ti assicuro che non ti avrei mai fatto niente di male.»

«Va tutto bene, non è stata colpa tua. Sono io che ho avuto una reazione eccessiva.» Sollevo gli angoli della bocca in un sorriso di circostanza per smorzare la tensione.

Non sono preparata ad affrontare una conversazione con lui. Pensavo che dopo la sbronza di ieri non sarebbe riuscito ad alzarsi dal letto, per questo sono venuta qui senza preoccupazioni.

«Lo sai che sono bravo ad ascoltare se avessi bisogno di parlare» mormora con un tono basso che mi coglie alla sprovvista.

«Non preoccuparti, tuo fratello mi ha già aiutata. Sto meglio adesso.»

Annuisce, mentre noto la sua mascella contrarsi. «Ho saputo che a breve partirai.»

«In realtà ho il volo tra poche ore. Anzi, forse è meglio che io vada a casa.» Compio un passo indietro per allontanarmi da lui prima di commettere gesti avventati. «Ci vediamo tra cinque mesi, Enea» sussurro con la voce che si incrina alla fine.

Solo adesso realizzo che non lo vedrò, né lo sentirò per tutto questo tempo. Sento un peso sullo stomaco mentre scruto i suoi lineamenti per l'ultima volta, soffermandomi sul nuovo piccolo taglio che solca il suo sopracciglio. Anche lui mi guarda di rimando come se volesse imprimersi la mia immagine nella mente.

Socchiude le labbra e io rimango immobile, sperando che dica qualcosa così da prolungare il nostro incontro. Adesso che è qui di fronte a me, lasciarlo andare mi produce un male quasi fisico, come se mi stessi separando da una parte di me di cui però non voglio fare a meno.

Chiudo gli occhi e stringo i pugni per farmi coraggio. «Beh, allora ciao.»

Mi volto, ma la sua mano mi afferra il polso e mi costringe a girarmi verso di lui. Protende le dita verso di me e sfiora il ciondolo che mi penzola sulla maglietta. «Chi ti ha regalato questa collana?»

«Qualcuno che poteva essere tutto» dichiaro con sincerità, guardando dritto nei suoi occhi color nocciola. È ciò di più vero che gli possa dire senza rivelargli la verità.

Inarca il sopracciglio, mentre sposta il suo sguardo dal mio viso alla collana, confuso, alla ricerca di un collegamento che non riesce a trovare.

«Ciao, Enea.» Mi mordo il labbro e mi svincolo dal suo tocco, senza aspettare una sua risposta. Gli do le spalle e corro verso la macchina. Fuggo, lasciandomi il passato alle spalle.








🌻

Ciao a tutti!

Ebbene sì, siamo giunti agli sgoccioli, manca solo l'ultimo capitolo. Scusate il ritardo, ma il lavoro è stato parecchio intenso.

Spero di ritrovarvi anche nelle ultime pagine.

A presto!

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