Vampires ~ Incubus & Succubus...

By Carrigirl

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**La storia si svolge durante il settimo anno** « Ma quelli... non sono Draco Malfoy e Hermione Granger? » «... More

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News Parte 2 postata ❤️

Capitolo 46

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By Carrigirl

Video del capitolo: Draco and Hermione|| Beauty and the Beast.

Rimasi sconcertata per attimo; avrei voluto andare da Harry e nello stesso tempo guardare tutti quanti, venire a conoscenza di ciò che pensavano, ma tutto ciò che fui capace di avvertire fu un'onda di puro terrore che mi investì più forte e duramente di quanto avessi mai potuto immaginare.

E nello stesso tempo, animata da chissà cosa, presi a correre.
Non mi curai di fare attenzione, né di contenere la mia velocità; ormai tutti erano a conoscenza del segreto che mi portavo dentro da fin troppo tempo, e non faticai ad immaginarmi le loro espressioni impaurite nel vedermi lasciare la sala tanto in fretta da sembrare "un fantasma".

Espressioni che avrei trovato insostenibili.
Sentii che qualcuno mi afferrava per il polso, con un tocco un po' familiare, e senza rendermene conto mi arrestai per poi sbattere abbastanza bruscamente contro il torace di Draco.

Non c'era più traccia delle facce spaventate di tutto il resto del mondo, ma non stavo bene lo stesso... e Draco, probabilmente, non era più tranquillo di me.

« Granger... » mormorò, e nel guardarlo capii che ciò che era successo aveva toccato profondamente anche lui, più di quanto dimostrassero i suoi occhi grigi ancora freddi.

« Per favore... lasciami sola ».

Mi allontanai rapidamente, desiderosa solamente di raggiungere il mio dormitorio il prima possibile, e salii le scale con le immagini di ciò che era accaduto che mi balenavano ancora nella mente.

Come era potuta accadere una cosa simile?

Cercai di non pensarci troppo al momento, anche se si rivelava terribilmente difficile, e fu un sollievo entrare pochi istanti dopo nella mia camera che varcai sbattendo la porta con forza... e poi mi arrestai, immobile. Serrai le palpebre.

La furia si era appena placata.

Mi sedetti sul pavimento senza provocare il minimo rumore, certa del fatto che il silenzio mi avrebbe calmata, e che presto avrei trovato una soluzione.

Una certezza che aveva la stessa consistenza dell'aria.

Perché ormai la verità era soltanto una; tutti sapevano che ero una Vampira, e Draco era nella mia stessa situazione.

Cosa ci sarebbe stato da aspettarsi, da tutto questo? Come avrebbe reagito chiunque altro... al mio posto?
L'ignoranza mi disorientava, come sempre, tanto da rendermi forse poco lucida.

Non avrei dovuto colpire la Skeeter. Non era stato da me, io non ero una persona violenta. Ma... potevo ancora considerarmi una persona? Io, che ero diventata un mostro del quale tutti avevano timore? Io, che se fossi stata ancora la stessa sarei riuscita a non farmi prendere dal panico?

Ma non era successo.

Aprii gli occhi, e con un riflesso incondizionato mi guardai le mani, tanto bianche e lisce. Quelle mani, dopotutto, non erano mie. Non ricordavo neanche come fossero state prima della trasformazione... e neanche il mio corpo era più quello di prima, e forse neanche la mia voce.

Hermione Granger era stata così diversa da come ero in quel momento? Lei sarebbe riuscita a tirarsi fuori da quella situazione con semplicità, con il suo solito sangue freddo, senza riuscire a farsi assalire dai suoi pensieri così contrproducenti?

Sentii le lacrime bagnarmi il viso, poi sorrisi con amarezza.

Io ero Hermione Granger.

Ero io la ragazza che avevo vissuto per diciassette anni, quella che stavo cominciando a dimenticare, che vedevo così lontana e irraggiungibile sebbene lei fosse ancora dentro di me. Avevo ancora qualcosa di lei, oppure ero cambiata in modo così radicale?

Era impossibile da capire, e questo mi gettava in una grande crisi di sconforto mai provata prima d'ora. Avevo versato più lacrime in quelle poche settimane da Vampira che in tutta la mia vita... forse non avrei mai trovato pace, né salvezza, né stabilità.

Il mio futuro sarebbe stato un susseguirsi di situazioni di questo tipo, sarei stata trattata come una creatura totalmente disumana, sarei stata perseguitata per sempre!

Singhiozzai, senza più forze.

Ero giunta al culmine.

Toc Toc.

Mi voltai di scatto verso la porta, mentre mi asciugavo con scarso successo il viso bagnato. Quanto tempo era passato da quando ero corsa via dalla Sala Grande?

« Posso entrare? »

C'era un qualcosa di rassicurante nella sua voce ed io risposi di sì senza accorgermene, capendo di aver bisogno d'aiuto più di quanto pensassi; un attimo dopo Albus Silente entrò nella stanza richiudendo la porta alle spalle.

Dovevo sembrargli patetica, lì seduta per terra in mezzo alla stanza, annegata tra le mie stesse lacrime, eppure sapevo che era così che doveva vedermi, esposta nelle mie debolezze... perché di lui mi potevo fidare.

Il suo sguardo aveva un che di triste, e i suoi occhi azzurri mi scrutavano come se capissero perfettamente come mi stessi sentendo.

« Scusa se ti disturbo in un momento come questo, ma... temo che ci siano alcune cose di cui parlare » disse con voce stanca, oltrepassando la piccola stanza per sedersi sul mio letto, di fronte a me, mentre io non trovavo il coraggio di dire niente.

« Ho appena saputo quel che è successo in Sala Grande. Mi rammarico profondamente di tutto ciò, purtroppo non ho potuto essere presente per evitare che accadesse ».

« No, signore, non è colpa sua. Probabilmente sarebbe successo comunque » replicai in fretta, asciugandomi con il dorso della mano l'angolo dell'occhio, dal quale stava per sgorgare ancora un'altra lacrima.

Silente non rispose, continuando a fissarmi; il suo sguardo limpido, al contrario di quello di Draco, era denso di calore.

« Credo... credo che continuando così, non riuscirai mai a vivere serenamente ».
Quelle parole furono dolorose come un pugno nello stomaco.

« Vivere... serenamente? » ripetei sentendomi sola ed impotente, mentre Silente socchiudeva la palpebre lentamente.

« Tu non riesci ad accettarti. Non riesci a convivere con l'idea di essere cambiata in qualcosa di nuovo, che per molti rappresenta la paura, ma per altri il loro più nascosto desiderio. Come potrai mai essere felice, se vivi come se portassi un peso sulle spalle? I fardelli non sono mai stati la pace di nessuno ».

Sentii gli occhi bruciare ancora, e faticai per impedirmi di piangere di nuovo come una stupida. Mi sentivo così incapace.

« Per me è disarmante, tutto quanto. Io... - mi interruppi un attimo - so che sbaglio a reagire così, ma è più forte di me.
Quando ero un umana non piangevo così spesso, non mi sentivo così arrabbiata, non provavo così tanta angoscia ».

Con mia grande sorpresa, Silente sorrise.
« Hai solamente imparato a vivere, Hermione ».

Rimasi stupita, e per molti istanti fui incapace di distogliere i miei occhi grati dai suoi, che apparivano miti e sereni come al loro solito... e mi accorsi di non aver mai incontrato nessuno che mi capisse così bene, prima d'ora. Io ero sempre stata un mistero per tutti quanti, soprattutto per Harry e Ron... ma Silente era davvero qualcosa di diverso.

« Riguardo a ciò che è successo oggi - riprese il Preside, tornando serio - non so con esattezza quel che accadrà, anche se prevedo tempi difficili in arrivo. Ti consiglio solo di non farti abbattere da ciò che le persone diranno di te, di non lasciarti deprimere dai loro pensieri.

Anche se crederai di essere sola, ti basterà guardarti intorno per capire che non è così ».
Sorrisi appena, sentendo riscaldare il cuore.

« Tieniti vicino coloro che ti accettano, impara a convivere con le creature come te. Il tuo non è necessariamente un mondo di solitudine. Puoi essere felice lo stesso, pur non essendo più come prima. Devi solo volerlo ».

Silente si alzò, inconsapevole forse di avermi detto le cose più giuste in grado di rassicurarmi, mentre io non sapevo bene come reagire.

Aveva ragione, aveva dannatamente ragione, ma sarebbe stato così facile ignorare tutto ciò che avevo intorno? Come se avesse saputo esattamente cosa stessi pensando, il Preside sospirò.

« Le cose divengono più complicate mano a mano che perdiamo tempo a rifletterci sopra. Hai una vita che dovrai vivere per ancora lungo tempo; potrai, per ogni singolo giorno della tua esistenza, fare caso alle occhiate spaventate delle persone? Potrai impedirti di uscire dal tuo rifugio solamente per paura di non sentirti apprezzata? Potrai chiuderti in te stessa... credendo di essere sola? Perché non lo sei, Hermione, e tutto ciò è assurdo. Non hai nulla da invidiare a noi comuni mortali, neanche la "vita normale" che forse adesso ti manca più di ogni altra cosa; sei diventata qualcosa che molti non riescono a comprendere, che li affascina loro malgrado, che non esiterebbero a divenire a loro volta. Non hai più motivo di credere il contrario. - tacque per un attimo, poi sorrise - Adesso, basta lacrime e tirati su. La professoressa McGranitt ti aspetta nei sotterranei per la tua punizione... avevo deciso di togliertela, ma credo che una distrazione dai cattivi pensieri sia quello di cui hai bisogno in questo momento ».

Mi alzai, con il cuore più leggero di quanto mi aspettassi: Silente aveva davvero compiuto il miracolo. Gli sorrisi con sincerità, con una nuova forza dentro di me, e varcai la porta della mia stanza sollevata poi dal fatto che la Sala Comune fosse deserta.

Le sue parole erano state qualcosa di unico, e adesso tutto ciò che provavo, e che pensavo, sembrava inconcepibile e quasi pazzesco; forse mi ero lasciata condizionare troppo dal giudizio comune, e questo solo perché a mia volta ero insicura riguardo a ciò che ero diventata.

« I tuoi compagni sono tutti al campo di Quiddich - rispose Silente al mio sguardo confortato - devo dire che la partita tra Tassorosso e Corvonero attira pure me... sta durando più di tre ore, e spero che non finisca prima che possa andare a darle un'occhiata ».

Oltrepassammo la Signora Grassa, e in completo silenzio ci dirigemmo verso i sotterranei, senza incontrare nessuno al nostro passaggio.
Io mi sentivo un po' in imbarazzo.

Dopotutto Silente era un mago che sarebbe entrato a far parte della Storia della Magia, ed io trovavo piuttosto strana l'idea di camminare a fianco di una persona così importante... da cui c'era così tanto da imparare. Avevo sempre provato una forte gelosia per la sua serenità, ed il suo modo di vedere le cose; sembrava che niente avesse potuto fargli del male, che nulla fosse stato anche solo in grado di turbarlo.

Giungemmo presto nei piani sotterranei di Hogwarts; proseguimmo oltre la Sala Comune di Serpeverde, e anche dell'ufficio di Piton e dell'aula di Pozioni, finché non incontrammo la professoressa McGranitt che ci aspettava di lato ad una porta malandata in fondo al corridoio, che non avevo mai visto prima. Non appena ci vide sorrise lievemente, forse sollevata dal fatto che io mi fossi ripresa così in fretta.

« Grazie, Albus. Non c'era bisogno che ti
scomodassi fino a tanto ».

« Non importa, cara Minerva, fortunatamente non ho impegni per questa sera. Ti lascio la signorina Granger, io credo che andrò a fare una passeggiata fino al campo di Quiddich... chissà che non accada qualcosa di emozionante » disse in tono leggero, poi mi fece un cenno del capo e sparì di nuovo lungo il corridoio.

« Stai bene? » mi chiese la McGranitt, e percepii che si sentiva molto preoccupata.

« Sto meglio, grazie professoressa ».

« Quella giornalista stavolta ha oltrepassato ogni limite - replicò, con le narici frementi - l'abbiamo denunciata al Ministero, quindi non credo che tu debba preoccuparti; non dovrebbe scrivere niente a proposito di te e... il signor Malfoy ».

Mi sentii sollevata, anche se dubitavo che la Skeeter avrebbe gettato la sugna tanto in fretta; avrebbe sicuramente trovato un altro modo per divulgare a mezzo Regno Unito la sua notizia a dir poco sensazionale.

Non risposi, e la McGranitt aprì la porta oltre la quale scorsi una stretta scala buia, che scendeva verso il basso; lei proseguì ed io, facendo lo stesso a mia volta, mi domandai con curiosità cosa avrei dovuto fare. Scendemmo per alcuni minuti la piccola via schiarita da poche torce appese ai muri, finché non ci ritrovammo davanti ad un'altra porta, blindata.

La professoressa McGranitt la aprì con un incantesimo e poco dopo varcammo la soglia di una stanza enorme, che odorava di muffa e aveva tutta l'aria di un deposito, stipata di scatoloni enormi sigillati da Magiscotch.

Non doveva essere usata sovente, indice lo erano gli spessi strati di polvere che ricoprivano ogni tavolo della stanza e perfino il pavimento, che era più sporco che mai.

Oh, no. Avrei forse dovuto pulire?

Prima che avessi potuto fare domande, però, la McGranitt levò di nuovo la bacchetta e in un batter d'occhio fece sparire tutta la polvere, assieme alle ragnatele che occupavano gli angoli delle mura, e fece apparire diverse candele che si fermarono sospese a mezz'aria, illuminando notevolmente l'ambiente di un calore quasi familiare.

« Vedi quegli scatoloni? Dentro vi sono moltissimi libri che la scuola ha acquistato da diverse parti del mondo, il cui scopo è essere riposti nella biblioteca della scuola. Purtroppo non sappiamo niente delle condizioni in cui si trovino, e il tuo compito è di dividere quelli in buono stato da quelli inutilizzabili e illeggibili. Domani sera dividerai quelli Proibiti da quelli di uso comune ».

Annuii, occhieggiando gli scatoloni che praticamente si perdevano a vista d'occhio. Ne avrei avuto fino a notte fonda, ma non mi importava; l'idea di stare tra i libri mi rasserenava enormemente.

« D'accordo, professoressa » risposi, e lei se ne andò con un piccolo sorriso, richiudendo la porta.
Era finalmente giunta l'ora di distrarsi dai cattivi pensieri.

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