Vampires ~ Incubus & Succubus...

By Carrigirl

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**La storia si svolge durante il settimo anno** « Ma quelli... non sono Draco Malfoy e Hermione Granger? » «... More

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News Parte 2 postata ❤️

Capitolo 44

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By Carrigirl

Il bosco che divideva il modo babbano da quello "Proibito", come erano soliti chiamarlo gli abitanti di Shador, la sede della Confraternita delle Anime Perdute, quel mattino era in apparenza più tranquillo e mite che mai, nonostante

Draco Lucius Malfoy iniziasse a percepire un vago sentore di agitazione e angoscia che sembrava penetrargli nelle ossa. Continuò a camminare con passi stabili e assolutamente silenziosi, muovendosi con grazia tra la moltitudine di alberi che invadevano la soglia di quell'antico maniero, desiderando però dentro di sé di riuscire a sbrigarsela di lì al più presto.
Non aveva nessuna voglia di tornare dentro le mura che per una settimana intera avevano costituito la sua prigione, e che avevano rischiato addirittura di rappresentare la sua stessa tomba; il ricordo del Licantropo era ancora vivido nella sua mente, concreto come se facesse parte di lui, doloroso come se lo vivesse ogni giorno.

Ogni qual volta che ci pensava un lungo brivido gli percorreva la schiena, lo stesso brivido che aveva provato la prima volta in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli della bestia che oramai torturava ogni sua notte e suo attimo di solitudine, per poi rievocare l'attimo in cui il suo sguardo aveva casualmente trovato la luna nel cielo, serena e splendente, e di come si era sentito sollevato nel trovarsi di fronte ad una cosa così pura e innocente.
Draco scosse appena la testa bionda, con una smorfia stizzita. Basta, non doveva più pensarci... non in quel momento. Ebbe appena il tempo di radunare le idee con l'intento di distrarsi con qualche altro argomento, ma nello stesso tempo percepì un'altra presenza nell'aria e si arrestò, un po' accigliato, con gli occhi fissi su un punto imprecisato della vegetazione circostante.
Sapeva già chi fosse, ma questo naturalmente non gli impedì di provare una fitta d'irritazione nel rendersi conto di non poter evitare la sua compagnia; non aveva voglia di vedere quel Phyrun, lo stesso che non aveva avuto il minimo scrupolo nel consegnarlo a Gawain con impresso sul viso la stessa espressione soddisfatta che esibiva vittorioso anche in quel momento; tuttavia, Draco si portò di nuovo la sigaretta alle labbra e rimase in attesa che l'altro lo raggiungesse, i cui alti capelli arancioni risaltavano accesi tra gli sprazzi di luce che filtravano tra le foglie degli alberi.

« Ancora con quella roba? - fu il suo saluto, con gli occhi color ametista un po' sprezzanti - Dio, ma che gusto ci troverai? »

Draco seguì il suo sguardo, e si accorse che alludeva alla cicca che aveva tra le dita, ormai completamente consumata sebbene i tiri aspirati fossero stati ben pochi; per l'ennesima volta, si rese conto amareggiato, era stato così preso dai ricordi del Licantropo da non accorgersi di averla lasciata bruciare.

La lasciò cadere indifferentemente, riprendendo a camminare, mentre Cassian lo affiancava nella sua alta figura sottile. Per pochi attimi gli unici rumori udibili furono i loro passi leggeri che si infrangevano nell'erba secca, oppressa dalla staticità dell'aria ferma e profumata, e il delicato fruscio dei rami che ondeggiavano in alto, sospinti appena dal vento frenato dalla morbida corona di rami che cominciava lentamente a svestirsi. Passarono parecchi istanti tesi, e Cassian diede una tregua ai pensieri tormentati di Draco assumendo un'aria stranamente solenne.

« Oggi è un grande giorno, forse il più importante della nostra intera esistenza. Cambieranno molte cose, da ora in avanti ».

« Già » rispose Draco in tono incolore, senza dare molto peso a quelle parole sapendo però erano vere; da lì a breve sarebbero state decise le sorti di molte, moltissime creature, che ben presto avrebbero pagato il prezzo di rappresentare un fastidioso ostacolo ai piani dell'Oscuro Signore... eppure a lui non importava eccessivamente.

Sarebbe stato dalla parte dei vincenti, di chi possedeva il potere, e nulla di ciò che sarebbe avvenuto avrebbe sconvolto quella che era sempre stata la sua esistenza fino a quel momento.

« Non sembri entusiasta » commentò il Phyrun quando gli alberi cominciarono a diradarsi, ma Draco si limitò a stringersi nelle spalle.

« Oggi non sono dell'umore giusto per festeggiare ».

« E invece dovresti - replicò Cassian decisivo - perché si tratta della nostra vittoria contro anni e anni di perseguimento e nascondigli... ma tu cosa ne sai, in fondo - aggiunse con un mezzo sogghigno - non sei nato tanto presto da aver condiviso il nostro passato, e d'altronde nessuno si aspetta che tu lo comprenda. Sei soltanto un ragazzino ».

Qualcosa si mosse, dentro Draco, una sensazione bruciante che lo indusse a scoccare un'occhiata malevola a Cassian e a peggiorare, se possibile, il suo umore già nero.

« Soltanto un ragazzino che poco tempo fa ha ucciso un Licantropo. - sibilò freddo - Ho già dimostrato quel che valgo, e non ho bisogno di inscenare nessuna patetica farsa per conquistarmi la vostra benevolenza ».

« "Farsa"? - ripeté l'altro di slancio - Qui non si tratta di fingere, Draco, malgrado questo ti riesca molto bene, ma di gioire assieme a noi per un giorno che aspettavamo da tempo. E in quanto al Licantropo... non sei il primo né l'ultimo Vampiro ad aver avuto la meglio su una creatura del genere, e in tutta sincerità, il colpo di fortuna grazie al quale sei sopravvissuto ha stupito un po' tutti alla Confraternita ».

Draco serrò i pugni dentro le tasche, e il suo volto si indurì in una maschera di rabbia. E così, il suo sarebbe stato un colpo di fortuna? Le notti passate a urlare, il sangue che aveva versato, la solitudine col suo nemico che l'aveva indotto quasi alla disperazione, sarebbero dunque culminati per un misero fottuto colpo di fortuna?

Si morse la lingua, imponendosi di conservare la lucidità. Era sempre stato un tipo abbastanza impulsivo, ma non poteva permettere alla furia di prevalere; non sarebbe stato saggio litigare con un membro della sua stessa Confraternita, soprattutto in un momento tanto delicato circa la presa del potere.

Allungò il passo, percependo l'odore di sangue nell'aria, e nello stesso tempo si accorse di non avere fame... no, non da quando era stato con lei. Per un attimo si chiese che faccia avrebbe fatto la Mezzosangue se avesse saputo cosa sarebbe accaduto da lì a pochi minuti; forse sarebbe andata su tutte le furie, oppure sarebbe rimasta sconvolta... gli parve di scorgere di fronte a sé la sua espressione determinata, e persino la voce della Granger nella sua testa che cominciava a progettare astuti piani al fine di ostacolare il nemico.

Draco sorrise a mezze labbra, lo sguardo rivolto al cielo. Erano così diversi, loro due... e cosa sarebbe accaduto, se e quando la Mezzosangue avesse scoperto il reale motivo del suo allontanamento dalla scuola? Cosa avrebbe provato... se in quel preciso momento si fosse trovata al suo posto?

Gli occhi di Draco si strinsero appena mentre cominciavano ad intravedere le mura scure e inondate di sangue di Shador, le cui fondamenta andavano poi a perdersi nel lago color cremisi che attorniava il castello, e improvvisamente si sentì un po' angosciato. Oltrepassò il piccolo ponte di legno, sotto il quale ribolliva pigro il sangue che sgorgava dalle fessure di pietra delle pareti, e sentendo i passi di Cassian raggiungerlo velocemente fece risuonare i battenti del portone principale.

Fortunatamente non ci volle molto perché si aprisse rivelando Deidra, una Vampira cannibale dalla pelle arrossata e le unghie affilate come artigli, che rivolse loro un sorriso freddo come il marmo.

« Entrate » disse in tono spiccio, conducendoli nell'atrio invaso da una miriade di pipistrelli volanti, i quali quelli poggiati sull'architrave scrutavano attenti tutto ciò che accadeva.

I tre Vampiri percorsero il corridoio in silenzio con i fischi acuti di quelle creature come tetro sottofondo, e svoltarono in direzione della stanza dove erano soliti riunirsi tutti i Vampiri della setta, che a prima vista appariva come una specie di sala del trono; era enorme e divisa in tre navate da due lunghe file di colonne corinzie di marmo nero, riccamente decorate da foglie d'acanto sovrapposte l' una sull'altra, e quella centrale era occupata in piccola parte da un trono piuttosto sontuoso che poggiava su una larga piattaforma circolare, scolpito nella pietra, su cui Gawain era solito sedere ogni qual volta si teneva una riunione importante.

I quattro angoli della sala, infine, erano occupati da fontane di sangue anch'esse circolari da cui i Vampiri erano soliti abbeverarsi nel caso non avessero avuto fortuna nel trovare sul momento una vittima disponibile.
Quando Draco vi entrò, assieme a Cassian e a Deidra, la trovò più affollata di quanto fosse mai stata, e con una sola occhiata capì che erano presenti tutti componenti della Confraternita delle Anime Perdute assieme ai Mangiamorte distinguibili solo dai loro mantelli completamente color pece.

Benché l'ambiente fosse molto affollato, vi regnava una strana calma innaturale dettata dal fatto che tutti chiacchieravano tra di loro tenendo la voce molto bassa, come se si trovassero in una chiesa, lanciando però molto spesso alcune occhiate in direzione del trono che però si presentava ancora vuoto.

« Draco, finalmente! »

Lucius Malfoy raggiunse suo figlio non appena lo vide, sorridendo compiaciuto, e Draco fu lieto di avere una scusante per potersi finalmente allontanare da Cassian.

« Padre » rispose senza entusiasmo, guardandosi in giro, ma nulla di ciò che vide fu in grado di risollevare il suo umore praticamente devastato.

« E' questo che ti dicevo, vedi? E' arrivato il nostro momento, Draco » disse Lucius con la voce traboccante di emozione, mantenendo però il suo aspetto algido e glaciale, mentre Draco annuiva senza avere la benché minima idea di cosa dire; a lui non importava assolutamente niente di quella cerimonia.

« Tua madre sarà lieta di vederti dopo tutto questo tempo » mormorò poi Lucius con un cenno della mano, attirando l'attenzione di una Vampira di straordinaria bellezza che lenta si avvicinava a loro.

Narcissa Malfoy era superba come sempre, dalla pelle bianca e i capelli biondissimi, avvolta in un sontuoso vestito che sottolineava ancora di più la sua figura sottile. Tra le lunghe dita teneva un calice ancora pieno di un liquido rossastro e le sue piccole labbra erano curvate appena da un lieve, freddo sorriso.

Draco non ebbe reazioni quando la vide; erano circa cinque mesi che non incontrava il suo sguardo, non essendo tornato a casa per le vacanze di Natale, eppure non le era mancata. Suo padre aveva detto che era stata male nel saperlo nella prigione in balia del Licantropo, eppure Draco faticava immensamente ad immaginarla in un'espressione sofferente, che non fosse quella marmorea e altezzosa che esibiva ogni qual volta lui era nei paraggi.

« Draco, sono lieta di vedere che stai bene » disse Narcissa con voce bassissima e tenue, guardandolo con i suoi occhi incapaci di trasmettere calore.
Occhi così diversi da quelli di lei.

« Anche io sono contento di vederti, Madre » disse Draco senza emozione.

Avrebbe voluto allontanarsi da loro, prendere un bicchiere e starsene in un angolo per conto suo, ma i suoi genitori non sembravano ancora aver finito con i convenevoli e si costrinse quindi a non mostrarsi troppo impaziente di togliersi di torno.

« Sono contenta di vederti qui proprio in un giorno tanto importante. Non devi perderti un istante di ciò che sta per accadere ».

« Non ho sentito altro in tutta la mattinata » sbuffò incapace di controllarsi, già stufo di tutta quell'agitazione per un evento a cui non aveva voglia neanche di pensare, e lo scappellotto di Lucius non tardò ad arrivare.

« Chiedi scusa a tua madre ».

« Non importa - disse Narcissa velocemente, mentre Draco assumeva un'espressione ferita e umiliata - non può capire, e non dobbiamo fargliene una colpa. È ancora giovane ».

Nell'udire quelle parole l'irritazione di Draco montò su ancora più violenta, e in uno scatto d'ira aveva appena deciso di allontanarsi da loro proprio mentre la mano fragile di Narcissa si poggiò sulla sua spalla.

« E' il momento, Draco. Guarda » mormorò indicando l'altare, e nello stesso istante la folla di Vampiri e di Mangiamorte si acquietò di botto.

Il giovane Incubus si voltò verso la direzione che gli indicava sua madre, improvvisamente teso, ma scoprì di non avere paura nel percepire a cosa avrebbe portato quel giorno.

Sapeva solo che quel silenzio tombale si era insinuato dentro di lui e che neanche il fruscio del sangue nelle fontane, che zampillava sotto i cupi riflessi della grande stanza poco illuminata, sarebbero stati sufficienti a farlo piombare in una realtà di cui sarebbe entrato a far parte troppo presto.

E lentamente, dalla densa oscurità del trono, emerse un Vampiro dalla pelle lattea e cicatrizzata che tutti riconobbero all'istante; avvolto in una tunica color sangue con due ossa incrociate sul petto, come quella di molti Vampiri presenti lì dentro, Gawain si fermò immobile nel centro della piattaforma per poi allargare le braccia in direzione del soffitto.

I suoi occhi, appena visibili sotto la moltitudine di cicatrici e malformazioni facciali, erano serrati.

« Gioite, per questo giorno! Questo è il mattino della vittoria, il giorno che segnerà l'inizio di una nuova era. Un nuovo potere ci sarà dato, nuovi alleati allargheranno le nostre file, assieme ai quali riusciremo a imporci contro le costrizioni a cui siamo sottomessi da troppi secoli, ormai. Da oggi le cose cambieranno grazie a un potente alleato che si unirà alla nostra specie! »

La sua voce, tonante e gutturale, rimbombò lungo le pareti della sala per fin troppo tempo, ma nessuno dei presenti osò provocare anche il minimo rumore. Dal momento stesso in cui Gawain smise di parlare un'altra figura gli si affiancò sull'altare, nera come il buio dietro di essa, ma i cui ben visibili occhi del colore del sangue scrutavano gelidi la folla che, se avesse potuto, avrebbe certamente trattenuto il respiro.

Sembrava stranamente a suo agio in un edificio così tetro, che forse si adattava alla sua personalità molto più del vecchio Maniero dei Malfoy, e nonostante non avesse detto ancora niente era possibile scorgere un'ombra di timore nello sguardo di ciascuno dei suoi seguaci.

Era alto e maestoso, immobile come una statua di bronzo, e appariva terribilmente letale ed inquietante a confronto con la vecchia figura di Gawain, lì vicino. Sebbene fosse ancora un umano, per Draco fu impossibile carpire i suoi pensieri: non appena ci ebbe provato si era sentito come sbattere contro una spessa barriera impenetrabile di una potenza quasi disumana, che sospettò essere molto di più che semplice Occlumanzia.

E fu in quel momento, con quella precisa constatazione, che Draco si rese conto appieno della grandezza di chi aveva di fronte. E ciò non era esattamente un fattore positivo.

« Venite, miei Mangiamorte, e unitevi a me in questa nuova vita ».

La sua voce risuonò sibilante come sussurrata da un serpente, ed ebbe il potere di far rabbrividire molti dei presenti; dopo quelle parole, i Mangiamorte della folla presero ad avviarsi in direzione della piattaforma ad eccezione di Lucius, Narcissa e Bellatrix, che osservava la scena poco più in là con un ghigno soddisfatto, dal momento che erano gli unici Vampiri Purosangue ad ingombrare le file di Voldemort.

Draco scorse terrore puro sul viso dei Mangiamorte che avrebbero subito la trasformazione e si chiese ancora una volta, d'istinto, cosa avrebbe pensato la Granger se in quel momento si fosse trovata nella sala assieme a lui.
Di seguito ai seguaci di Voldemort, silenziosi come vento e anonimi come fantasmi, almeno una decina di Vampiri si disposero in fila, uno di fronte a ciascun Mangiamorte, e subito fu chiaro a tutti i presenti quali fossero le reali intenzione del Signore Oscuro.

Sarebbero stati Vampirizzati tutti insieme.
La presa di Narcissa divenne un po' più forte ma Draco non vi badò, troppo preso da quel che stava succedendo. Non l'aveva creduto possibile, ma adesso si sentiva agitato anche lui, e suo malgrado stava seguendo con occhi ansiosi tutto ciò che stava accadendo di fronte a loro.

« Che la mia nuova vita abbia inizio » proclamò Lord Voldemort con un piccolo sorriso, una volta che tutti i Vampiri si furono posizionati, ma nello stesso momento accadde l'inevitabile; in un angolo della sala, vicino alla fontana zampillante, un lungo pitone verde brillante stava osservando la scena raggomitolato su se stesso.

"No, non farlo, non farlo!" urlò, e gli occhi rossi di Voldemort si posarono su di lei solo per un istante, prima di essere rivolti altrove con indifferenza.

Aveva fatto finta di non sentirla.
Seguì un istante di assoluto silenzio, in cui la testa del Signore Oscuro si chinò appena in avanti lasciando ben visibile l'incavo tra il collo e la spalla. I suoi Mangiamorte fecero lo stesso, tremando quasi violentemente, e serrarono con forza le palpebre come se sperassero che il momento successivo non fosse mai arrivato.

"Amore mio, non farlo! Ti prego, non farlo!"

Ma non si accorse nessuno delle sue urla disperate, per il semplice motivo che nessuno poteva capirla; nessuno fece caso al fatto che fosse lì, perché era considerata solo l'orribile serpente dell'Oscuro Signore; nessuno si chiese cosa ci fosse che non andasse, perché solo Voldemort si occupava di lei.

C'era solo lui, per lei.

Nagini si contorse con agitazione, facendo ondeggiare il corpo squamoso con strani movimenti innaturali, gli occhi del colore dell'erba puntati solo sul Signore Oscuro, fermo nel centro del trono.

"No, NO!"

Gawain si posizionò alle sue spalle, e come lui tutti gli altri Vampiri rimasero fermi. I secondi che trascorsero furono così tesi che ciascuno dei presenti, angosciati e nello stesso tempo eccitati, sussultarono quando l'atto fu infine compiuto.

Uno scatto, e poi altri dieci, e altri ancora.
I Vampiri attaccarono tutti nello stesso momento, avventandosi sui colli nudi degli umani di fronte a loro, le cui facce erano sfigurate in espressioni di intensa sofferenza e dolore; tutte tranne quella del Signore Oscuro, che rimaneva appena accigliata come se, neanche in quel caso, fosse in grado di provare gli ultimi residui di sentimenti che ben presto lo avrebbero abbandonato.

I corpi ormai inermi dei Mangiamorte, che venivano privati del loro sangue e della loro stessa natura, erano prossimi ad accasciarsi sul pavimento e Lord Voldemort perse presto conoscenza. I suoi occhi si chiusero e rimase abbandonato, come privo di vita, sostenuto però subitaneamente da altri Vampiri che lo sorressero mentre l'atto andava avanti.

Nessuno seppe quanto durò, per quanto tempo la cerimonia andò avanti; nessuno si accorse dei sibili disperati di un serpente in fondo alla sala o degli occhi sgranati di Draco. Tutta l'attenzione era puntata su di lui, il Mago Oscuro più potente mai esistito, che veniva trasportato dagli altri Vampiri fuori dalla sala proprio mentre Gawain, palesemente soddisfatto, si asciugava l'angolo della bocca con il dorso della mano.

A moltissimi chilometri di distanza, nello stesso identico momento, una cicatrice ardeva come una fiamma sulla fronte di un ragazzo che urlava di dolore.

Note:

Ecco un altro capitolo :)

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