Vorrei solo starti accanto. (...

By Umi_Yume

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➡️ CONCLUSA ⬅️ ⚠️ATTENZIONE CONTENUTO YAOI (boyxboy). In questa storia sono presenti scene R18⚠️ -Daniel, un... More

1- Il Trasloco
2- Il teschio con la rosa.
3-Incantesimo
4- Sorriso.
5- Abilità.
5.5-Incompatibili.
6- Io non ti odio.
7- Le persone non sono tutte uguali.
8- Inspiegabile.
EXTRA.
9- Mr. Crush
10- Immune.
11- Calma.
11.5- Strano.
12- Vigilia di Natale.
13- Otto anni fa.
14- Capodanno.
15- Dimenticalo.
16- Semplicemente io.
16.5- Fanculo Daniel.
17- Punizione.
18- Mamma.
19- Dolcezza.
20- È tutta colpa tua.
21- Importante.
22- Solo lui.
23-Niente più segreti.
24- Sospesi.
25- Lavorare insieme.
25.5- Cambiato.
26- Il peso del giudizio degli altri.
27- Rimani qui con me.
28- Debole.
29- Legame.
30- Carlotta.
31- Qualcosa che ti turba.
32- La mia forza.
34- Il giorno della mostra scientifica (seconda parte).
35- Danny.
36-Voglio solo che tu rimanga con me per sempre.
37- Non cambierà mai.
37.5- Pericoloso.
38- Ignorato.
39-"Lasciami Stare"
40- Un'altra rissa.
41- Una scena programmata.
42- Litigio.
43- Sospensione.
EXTRA 2- Nuovi Disegni ❤
44- BROKEN.
44.0- COLORS.
45- Vuoto.
46- Non innamorarti di me.
46.5- La cosa migliore.
47- Compleanno (prima parte)
47.5- Troppo tardi.
48- Compleanno (seconda parte)
49- Compleanno (terza parte)
50- Di nuovo insieme.
51- Piacevole.
52- Chiedere scusa.
53- Un nuovo inizio.
54- Volevo solo farmi notare da te.
55- Decisione Giusta.
56- Vorrei solo starti accanto
Ringraziamenti e Nuovi progetti!

33- Il giorno della mostra scientifica.

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By Umi_Yume

Dopo settimane di lavoro, siamo finalmente arrivati al grande giorno.
Oggi finalmente si terrà la tanto attesa mostra scientifica e saremo impegnati tutto il giorno, dalla mattina fino al tardo pomeriggio, a mostrare e spiegare gli esperimenti alle persone che verranno a vedere la mostra.
Mi è sempre piaciuto partecipare ai progetti scolastici ed infatti, mi sono sempre impegnato in questo tipo di cose anche nelle altre scuole che ho frequentato.
Mi sono sempre divertito tanto a lavorare con i miei compagni di classe, ma avendo sempre visto il mio rapporto con gli altri miei compagni come un'amicizia temporanea, destinata a sparire una volta che sarei partito nuovamente, purtroppo non ho mai potuto vivere appieno quelle esperienze.
Tuttavia, stavolta è stato diverso.
È la prima volta che riesco a divertirmi appieno con i miei amici, degli amici non temporanei, ma che, se loro lo vorranno, staranno sempre con me.
Inoltre, ho potuto vivere quest'esperienza  anche con il mio ragazzo.
Mi fa ancora strano pensare di avere un ragazzo e soprattutto che si tratti di Riccardo.
Prima di incontrare lui, non mi ero mai innamorato di nessuno, non sapevo esattamente cosa volesse dire "amare" ed "essere amati" e in ogni caso, non ci avevo mai pensato troppo perché, anche in quel caso, sarebbe stato qualcosa di temporaneo e che avrebbe portato solo a una grande sofferenza.

Mi è capitato più volte di pensare a cosa avrei fatto se, per diverse ragioni, mio padre avesse deciso di partire nuovamente, nonostante avesse detto che saremmo rimasti qui, e credo proprio che una decisione del genere da parte sua, ora non potrei mai accettarla.
Non potrei più accettare di andare via da qui, non potrei accettare di lasciar andare i miei amici, non loro, non ora che mi sono abituato a delle vere amicizie e soprattutto, non potrei mai accettare di separarmi da Riccardo, che è diventato una delle persone più importanti per me.
Ogni volta che penso a una nuova possibile partenza da parte mia e di mio padre, vengo sempre pervaso dall'ansia.
Lo so che mio padre ha deciso di rimanere qui e di non partire più ed inoltre, la questione con mia madre si sta rimettendo al suo posto molto lentamente, però non riesco a fare a meno di pensarci di tanto in tanto.

Papà non ha più problemi con il suo lavoro...
La questione con mia madre si sta risolvendo lentamente...
In generale si può dire che le cose stiano andando bene...
Però...
C'è comunque qualcosa che mi preoccupa...

«Buongiorno Dani.»
Mio padre entra in cucina e viene ad abbracciarmi affettuosamente.
Tiene gli occhi socchiusi, ancora presi dal sonno, ed emette poco dopo un sonoro sbadiglio.
«Sei sveglio da presto oggi...»

«Sì, mi sono alzato presto per fare la colazione e poi oggi devo uscire prima del solito.» pronuncio mentre verso il latte appena scaldato, dal pentolino alla tazza preferita di mio padre.

«Dove devi andare?»

«Oggi c'è la mostra papà. L'hai dimenticato?»

Mio padre assume un'espressione sorpresa, portandosi una mano sulla fronte.

«È vero! Sì, l'avevo dimenticato...»

«Hai intenzione di passare a vederci? Mamma ha detto che verrà...»

«Oggi è il mio giorno libero quindi non credo di avere di meglio da fare. Piuttosto... sei sicuro che sia aperto ai genitori? Nelle altre scuole è capitato che qualche progetto a cui hai partecipato non fosse aperto a tutti.»

«Erano dei progetti diversi... questa è una mostra scientifica papà. Ho chiesto chiarimenti al professore di fisica qualche giorno fa e mi ha confermato che è aperta a tutti.»

Porgo la tazza e un pacco di biscotti a mio padre che, dopo averli presi, va a sedersi al suo solito posto al tavolo della cucina.

«Allora ci sarò, sicuramente.» pronuncia poco dopo.

Dopo aver versato anche il mio latte nella mia tazza, lo raggiungo al tavolo, sedendomi nella sedia davanti a lui.

«Papà... posso farti... delle domande?»

Mio padre assume un'espressione confusa, alzando un sopracciglio e inclinando leggermente di lato la testa.
«Mmmh? Certo Dani. Di che si tratta? Se ti servono dei consigli su Riccardo... posso provare ad aiutarti ma credo che tua madre possa esserti più d'aiuto...»

«Eh?! N-no... con lui va tutto bene... si tratta proprio di mamma in realtà...»

L'espressione di mio padre si fa più seria e resta in silenzio, aspettando la mia domanda.

«Come... come sta andando con lei? Io... la vedo ogni tanto durante la settimana e credo che il rapporto tra me e lei stia aumentando gradualmente... e che in generale le cose stiano andando bene... però... in effetti... non so come stiano andando le cose tra di voi...»

«Dani... ovviamente, tra me e tua madre non ci potrà mai più essere quello che c'è stato prima, o almeno dal mio punto di vista.»

«Questo lo so papà, infatti... non intendevo quello.»

«Ora io e lei, stiamo cercando di mantenere un buon rapporto... lo stiamo facendo soprattutto per te Dani... c'è ancora molto da "recuperare" sia da parte nostra che da parte tua con lei e ci vorrà del tempo.»

«Sì... però... in generale... si può dire che le cose vanno bene... vero?»

Mio padre assume un'espressione confusa e mezzo interrogativa e resta a guardarmi in silenzio per qualche minuto prima di riprendere a parlare.

«C'è qualcosa che ti preoccupa Dani?»

«Volevo solo... sapere come stesse andando tra di voi... per me... è importante...»

«Puoi stare tranquillo Dani. Non ci sono più i problemi di prima... certo... non posso dire di aver cancellato tutto quello che è successo in questi anni... ma sto cercando di mantenere un rapporto normale con lei, come mi hai chiesto tu.»

«Mmmh... meglio così.»

Mio padre, dopo aver bevuto un sorso di latte dalla sua tazza, riporta lo sguardo verso di me e accenna un sorriso.
«C'è dell'altro che devi chiedermi?»

«Beh... io... vedi io... da quando ci siamo trasferiti qui... non ho fatto altro che chiedermi... "Davvero non partiremo più?"... e... io... ho continuato a pormi dei dubbi su questo...»

«Daniel... io l'ho sempre saputo che a te non è mai piaciuto trasferirti in continuazione... tu non ti sei mai lamentato... ogni volta che prendevo la decisione di trasferirci tu non dicevi mai nulla... ma dal tuo sguardo lo capivo che questo non ti è mai piaciuto...»

«Non è proprio così... certo non posso dire di essere stato contento di aver fatto tutti questi traslochi... Però... praticamente mi ero abituato a non restare per troppo tempo in un luogo...»

«Tutto questo è successo solo per colpa mia... mi dispiace Daniel...» mio padre fa una pausa e una volta finito di bere il suo latte, si alza in piedi per mettere la tazza a lavare, per poi voltarsi nuovamente nella mia direzione.
«Da quando siamo arrivati qui... sono successe tante cose... sia positive che negative... e... tutte queste situazioni... tra cui la questione di tua madre... ci hanno anche permesso di avvicinarci di più... ti confidi molto di più con me... e in generale posso dire che osservandoti... ti vedo molto più felice e sorridente da quando siamo qui.»

«Papà io... mi sono sempre trovato abbastanza bene ogni volta che ci siamo trasferiti... non ho mai avuto troppi problemi ad adattarmi... però...»
Faccio una pausa e resto a guardare mio padre dritto negli occhi per qualche istante.
«Però... non potrò dirti di sì se mai deciderai di trasferirci di nuovo... se mai dovesse succedere di nuovo... mi opporrò... io... non voglio andarmene da qui...»

Mio padre resta in silenzio per qualche minuto e poco dopo si stampa sul suo viso un sorrisetto divertito.
«Ovviamente... lo so che ti opporresti... non vorresti lasciare qui Riccardo, vero?»

«N-non... non è s-s-solo... non è solo per lui!» emetto imbarazzato, abbassando lo sguardo.

Mio padre, divertito dalla mia reazione, emette una sonora risata divertita.
«Sì lo so Dani... qui ormai ti trovi bene, hai i tuoi amici stretti e poi c'è Riccardo con te adesso... e per questo... ti dico che puoi rimanere tranquillo. Ho detto che saremmo rimasti qui... e così sarà.»

«Davvero?!»

«Sì Daniel, lo prometto.» pronuncia mio padre con un lieve sorriso.

Resto a guardarlo incerto per qualche minuto e poi emetto un sospiro di sollievo.

Finalmente mi sono levato questo peso...
E da quando siamo arrivati qui che sono attanagliato da questo dubbio...
Non avevo mai avuto il coraggio di chiederlo a mio padre...
Ho sempre avuto paura della sua risposta...
Pensavo che fosse strano... quasi assurdo... che noi fossimo rimasti qua per troppo tempo...
Mio padre... stavolta si è davvero deciso... me l'ha promesso...
Mi sento veramente sollevato...

«Se devi uscire presto, ti conviene sbrigarti Dani.» pronuncia mio padre, facendomi uscire dai miei pensieri.

«Sì... hai ragione...» faccio una pausa e riprendo poco dopo. «Quindi... ci sarai alla mostra?»

«Ci sarò!» risponde, dirigendosi fuori dalla cucina per poi andare verso il soggiorno.

Resto a guardarlo andare via per qualche minuto e poi decido di riprendere a mangiare la mia colazione.
Dopo aver finito di bere il mio latte e aver messo apposto la cucina, torno nella mia camera per finire di prepararmi.
Opto per una camicia bianca semplice, dei jeans neri e le mie scarpe nere.
Dopo essermi vestito, mi dirigo verso il bagno, dove mi sistemo bene i capelli, ancora scompigliati e con una forma tutta loro.
Una volta finito di prepararmi, recupero il mio cellulare dal comodino in camera mia e dopo controllato l'orario, mi rendo conto che è davvero il caso di sbrigarsi.
Saluto mio padre e comincio a scendere velocemente le scale, per poi aprire il portone dell'ingresso e uscire fuori da casa mia, incamminandomi sul marciapiede verso casa di Riccardo come d'abitudine.

Le giornate stanno iniziando a farsi più calde del solito, il cielo azzurro e senza nuvole, mi mette quasi di buon umore.
Generalmente io, sono una persona non poco freddolosa, ma oggi si sta talmente bene che non ho avuto il bisogno di indossare una giacca o un giubbotto leggero.
Riassumendo, oggi è proprio una bella giornata.

Mi incammino sul marciapiede con passo svelto, fin quando non arrivo davanti alla casa di Riccardo.
Quando suono il campanello, è Luna ad aprire la porta.

«Ciao Dan!» pronuncia, salutandomi con un abbraccio e un bacio sulla guancia.
«Oggi sei qui prima del solito.»

«Oggi c'è la mostra scientifica e dobbiamo essere lì in anticipo per sistemare la nostra postazione.»

«Ah è vero! Me l'ha detto Ricky ieri sera che sarebbe stata oggi... sarei voluta passare a vedervi, ma purtroppo ho un impegno...»

«Nessun problema.» la rassicuro, accennando un sorriso.

Luna ricambia il mio sorriso, sorridendo a sua volta ma poco dopo assume un'espressione preoccupata ed emette un sonoro sospiro.
«Ricky... ultimamente mi preoccupa Dan.»

«Eh?!» emetto confuso.

«Credo... che ci sia qualcosa che lo turba... e credo anche che la notte non riesca a dormire... lo vedo sempre stanco.»

Questo l'avevo notato anche io.
È da un po' di giorni che Riccardo viene a scuola, molto più stanco del solito.
Ho provato più volte a chiedergli se ci fosse qualcosa che non andava, ma ogni volta si è limitato a dirmi che sta prendendo sonno tardi nell'ultimo periodo ma che non c'era nulla di cui preoccuparsi.

«L'ho notato anche io... a me... ha detto che sta prendendo sonno tardi e che poi la mattina quando si alza risulta essere più stanco del solito...»

Luna emette nuovamente un sospiro e si porta una mano sulla fronte.
«Questo ragazzo finisce sempre per farmi preoccupare per qualcosa!»

«Che stai dicendo?»

Riccardo compare alle spalle di Luna, facendola sobbalzare.

«Accidenti... che spavento Ricky!» protesta Luna, voltandosi verso Riccardo.

Riccardo sbuffa con fare annoiato e poco dopo supera Luna passando alla sua sinistra, per poi fermarsi vicino a me.

«Andiamo?» chiede Riccardo voltandosi verso di me.

Annuisco con un cenno della testa e saluto Luna che, dopo aver lanciato un'altra occhiata infastidita in direzione di suo cugino, mi saluta con un cenno della mano.

Riccardo ed io, dopo aver oltrepassato il cancello dell'abitazione, cominciamo a camminare sul marciapiede, dirigendoci verso il luogo in cui si terrà la mostra, ovvero un grande edificio con i muri bianchi ed i bordi delle finestre gialle, situato non molto distante dalla scuola.
Anche Riccardo oggi ha deciso di indossare una camicia, è nera con i bottoni bianchi e gli ricade morbida sui sottostanti jeans neri con gli strappi sul ginocchio.
Sul suo viso, posso leggere la sua stanchezza, tipica di quest'ultimo periodo. I suoi begli occhi blu notte sono contornati da delle occhiaie non troppo evidenti e sul suo viso è presente un'espressione assonnata.

«Non so esattamente di cosa stesse parlando voi due prima ma...» Riccardo fa una pausa ed emette un ampio sbadiglio.
«Non dare troppa retta a quello che dice Luna. Quella esagera sempre.»

«Lei si preoccupa per te Rick...»

«Non deve.»

«È solo preoccupata del fatto che ultimamente... sei sempre così stanco... e... questo sta iniziando a preoccupare anche me...»

«Dan...»

Mi volto dalla sua parte e noto che l'espressione di Riccardo si è fatta leggermente più cupa.

«Rick? Che c'è? C'è... qualcosa che ti turba?»

«Io... Non so esattamente... cosa fare...»

«Eh?!» emetto, assumendo un'espressione preoccupata.

«Ogni volta che mi addormento mi appare quel sogno... per quello sto dormendo male.»

«Rick...»

«Io sto andando avanti Dan... sto cercando di non pensarci... ma continua ad apparirmi quell'incubo! Demone del cazzo! Sta cercando in tutti i modi di... di farmi impazzire...»

«Rick... calmati...» emetto fermandomi sul marciapiede e mettendomi davanti a lui.

«Dan... io non voglio finire per farti del male sul serio...»

«Non succederà Rick! Devi convincerti di questo...»

Riccardo rimane in silenzio per qualche minuto, poi distoglie lo sguardo e riprende a camminare, spostandomi di lato e riprendendo a camminare sul marciapiede.

«Non puoi saperlo Dan.» pronuncia poi, mantenendo lo sguardo davanti a lui.

«Rick... io so che tu n-»

«È tardi Dan. Andiamo.» pronuncia secco Riccardo, interrompendomi.

Resto fermo sul marciapiede a guardarlo con aria triste per qualche minuto, poi decido di riprendere a camminare, rimanendo di qualche passo indietro rispetto a lui.

***

Il resto del tragitto, è stato alquanto silenzioso.
Riccardo, ha continuato a rispondermi quasi freddamente ogni volta che cercavo di mettere in mezzo un argomento.
Credo che tutta questa storia dell'incubo e del demone lo stia turbando davvero tanto.

Tutto questo... non è facile per lui...
Però io... sono sicuro che lui non potrebbe mai farmi del male...
Riccardo... non farebbe mai male a nessuno...

«Dan.»
Riccardo mi blocca prendendomi per un braccio e mi tira verso di lui.
«Dove stai andando? Dobbiamo entrare qui.»

«Eh?!» emetto confuso, guardandomi intorno fin quando non vedo il cartellone con la scritta ed il logo della mostra, appeso vicino alla porta d'ingresso.
«Ah... ehm... sì scusami... ero distratto.»

Riccardo lascia andare la presa dal mio braccio e poco dopo apre la porta, entrando nell'edificio, seguito subito dopo da me.
Una volta entrati, ci dirigiamo verso il bancone dello staff, dove troviamo diversi professori intenti a parlare tra loro.
Il professor Orlando, vedendoci arrivare, si allontana dal gruppo e ci viene incontro per salutarci e dopo averci dato il badge con sopra scritto i nostri nomi e la classe e averci consegnato un camice bianco, ci mostra la nostra postazione, accompagnandoci lungo tutto il lungo corridoio fino alla sala già arredata per la mostra.

La sala è già alquanto affollata: i ragazzi delle altre classi che partecipano al progetto, sono arrivati quasi tutti e hanno già occupato le varie postazioni dedicate agli esperimenti.

Una volta arrivati alla nostra postazione, ringraziamo il professore, che si congeda poco dopo per ritornare al bancone dello staff e salutiamo Andrea e Francesco, che a quanto pare sono arrivati qui prima di noi.

«Siete in ritardo!» commenta Francesco.
«Abbiamo già sistemato tutto qui.» continua poi, mostrandoci il tavolo con sopra già presenti i vari oggetti per gli esperimenti.

Dopo aver indossato il camice e aver posizionato il badge sulla tasca di quest'ultimo, li raggiungo dietro al tavolo per controllare che sia presente tutto il materiale.

«Dobbiamo solo appendere i cartelloni sulla parete con lo scotch.» interviene Andrea, recuperando i cartelloni da una busta.
«Riccà, vieni a darmi una mano.»

Riccardo, dopo aver indossato anche lui il camice ed il badge, raggiunge Andrea per aiutarlo mentre io e Francesco discutiamo tra noi per scegliere la sequenza con cui mostreremo gli esperimenti ai visitatori.

Andrea, una volta finito il suo compito, torna da noi ed abbraccia Francesco da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla.
«Quando inizierà questa cosa? Io ho sonno!»

«Spo-spostati deficiente!» protesta Francesco, tirando dei leggeri colpi ad Andrea che si sposta poco dopo sbuffando.

«Oggi Francesco è di cattivo umore. È da quando siamo arrivati che se la prende con me.» pronuncia Andrea, rivolgendo un'occhiata infastidita in direzione di Francesco.

«Veramente sei tu che non fai altro che fare e dire stronzate!» ribatte Francesco, portandosi una mano sulla fronte.

«Ti ho detto che la mia idea degli occhiali è una cosa carina!»

«Eh?! Quale idea?» chiedo confuso, guardando prima Andrea e poi Francesco.

Sul volto di Andrea compare un sorrisetto fiero e poco dopo, estrae dalla tasca del camice un paio di occhiali da vista che indossa, assumendo poi un'espressione pensosa.

«Allora? Non sembro più intellettuale così?» chiede poi, con tono fiero.

Cerco di trattenere una risata ma inutilmente, scoppiando poco dopo a ridere di gusto.

«Hey Dani! Non ridere! Pensavo fosse un'idea carina... se dobbiamo fare i finti scienziati... facciamolo fino in fondo.»

«Che stronzata! Ti rendi solo ridicolo in questo modo.» Interviene Riccardo.

«Ma tu non sai prendere niente con almeno un po' di entusiasmo?!»

«Dovrei entusiasmarmi per cosa esattamente? È una cazzata e pure una cosa completamente inutile.»

«Dio Santo!» Andrea fa una pausa ed emette un sonoro sospiro.
«Dani, spiegami ancora una volta cosa ci trovi di bello in un morto vivente come lui!»

«Non prendertela con Riccardo! Ha ragione Andrè. Questa cosa è una cazzata assurda!» interviene Francesco in difesa di Riccardo.

Andrea sbuffa con fare rassegnato e si toglie gli occhiali.
«Siete tutti dei veri e propri guasta feste...»

«Beh in realtà... dai non credo che sia una cattiva idea.» pronuncio poco dopo, accompagnato da una breve risata.

«Scherzi?!» emettono Riccardo e Francesco all'unisono.

«Finalmente qualcuno che mi appoggia!»
Andrea si rimette gli occhiali e mi viene incontro per poi posare un braccio sulle mie spalle.
«Forza Dani, dì a questi due guasta feste che la mia è una buona idea!»

«Dani sta solo cercando di fare il gentile con te Andrè! Lo sappiamo tutti che questa cosa è una stronzata.» afferma Francesco, incrociando le braccia sul petto.

Andrea resta in silenzio a guardare storto Francesco, mentre io emetto una risata divertita e poi mi volto in direzione di Francesco e Riccardo.

«Beh dai... non è una cosa indispensabile ma... non è nemmeno una cosa così stupida, in fondo. È per... boh... "calarci più nella parte"? Potrebbe essere divertente.»

«Gli occhiali ci daranno un effetto più intellettuale e sinceramente, lasciatemelo dire... sono figo anche con gli occhiali! Mi piace proprio come mi stanno!» pronuncia Andrea, specchiandosi nello schermo del suo cellulare.

Riccardo assume un'espressione alquanto infastidita.
«Se credi che le persone possano pensare che tu sia intelligente solo mettendoti un paio di occhiali e per giunta finti, non hai capito niente. Rimani un deficiente con o senza quegli occhiali inutili.»

«Ma è mai possibile che ogni volta che propongo qualcosa tu abbia sempre qualcosa da ridire?!»

«Se quello che proponi per me sono stronzate lo dico! Avrei pensato che fosse stata una cazzata anche se fossero stati loro due a proporla. Ricordati che, al contrario di quanto pensi, le cose non girano tutte attorno a te, non ho mai detto di bocciare le tue proposte solo perché sei tu a proporle. Se tu fino ad ora, avessi proposto qualcosa di intelligente e non queste stronzate, magari ti avrei pure appoggiato.»

«Ragazzi vi prego...» intervengo io poco dopo.
«Non avevate stabilito una tregua?!»

Andrea e Riccardo rimangono in silenzio a lanciarsi occhiate infuocate per qualche minuto, poi è Andrea ad interrompere il contatto visivo, distogliendo lo sguardo.

«Ehm... bene dai...» faccio una pausa e mi volto verso Andrea.
«Ne hai un paio in più? Li metto anche io.»

Francesco e Riccardo mi guardano straniti alla mia affermazione, mentre Andrea mi porge un sorriso ed estrae dalla tasca, un secondo paio di occhiali da vista finti con le stanghette blu, che mi porge poco dopo.

Dopo averli indossati, mi volto prima verso Andrea e poi verso Riccardo e Francesco.

«Allora? Come mi stanno?»

«Secondo me ti stanno bene. Perfetto, io e te Dani siamo pronti ad illustrare gli esperimenti ai visitatori!» pronuncia Andrea, sistemandosi i suoi occhiali.

Francesco emette un sospiro con fare annoiato, portandosi una mano sulla fronte e poco dopo rialza lo sguardo verso di noi.

«E va bene... facciamo questa cazzata... passami un altro paio di quei cosi.»

Sul volto di Andrea si stampa un sorriso soddisfatto e poco dopo, estrae un altro paio di occhiali rossi, che porge a Francesco.
Francesco indossa il suo paio di occhiali con fare incerto e poco dopo, rimane a guardarci con un'espressione annoiata.
«Contenti adesso?»

«Tantissimo!» risponde Andrea, accompagnato da una risata.
«Ti stanno pure bene Francè.»

Francesco assume un'espressione imbarazzata e distoglie lo sguardo, per poi posarlo su Riccardo.
«Allora? Tu non ti unisci?»

«Mai.» emette secco Riccardo.

«Dai Rick, ormai li abbiamo indossati tutti, ci manchi solo tu.» continua Francesco, cercando di convincerlo.

«Assolutamente no.»

«Guasta feste!» commenta Andrea poco dopo, per poi voltarsi nuovamente verso me e Francesco ed estrarre dall'altra tasca il suo cellulare.
«Beh ragazzi, qui ci vuole una bella foto. Dobbiamo catturare la nostra bellezza con il camice e gli occhiali.»

«Ehm... d'accordo.» rispondo io con fare incerto.

«Ho a che fare con uno più scemo dell'altro...» commenta Riccardo assumendo un'espressione annoiata e portandosi una mano davanti agli occhi.

«Sta zitto guasta feste!» gli risponde Andrea poco dopo.
«Se non vuoi metterti gli occhiali, almeno vieni qui a farti una foto con noi.»

Riccardo lo guarda stranito in silenzio per qualche minuto, per poi pronunciare un secco:
«No.»

Andrea sbuffa con fare rassegnato.
«Ci rinuncio con te...»

«Ora lascialo stare Andrè... magari dopo cambierà idea...» intervengo io poco dopo.

Andrea sbuffa nuovamente e poco dopo, alza la mano nella quale è stretto il suo cellulare, con la fotocamera frontale attivata e una volta messi tutti e tre in posa, Andrea scatta una foto.
Dopo aver fatto un paio di foto tutti e tre assieme, Andrea si scatta prima un selfie e poi si avvicina nuovamente a Francesco per poter fare una foto con lui.

Ora che ci penso...
Con loro ho varie foto... ma...
Io e Riccardo invece... non abbiamo una foto insieme...

Mi volto lentamente verso Riccardo e vedo che mantiene lo sguardo concentrato sullo schermo del suo cellulare.
Mi avvicino a lui e appoggio una mano sul suo braccio, coperto dalla manica del camice, accarezzandolo dolcemente.

«Avete finito di fare le foto?» chiede Riccardo, senza levare lo sguardo dallo schermo.

«Loro se le stanno ancora facendo.»

«Che cosa inutile. Come fai a seguire ogni stronzata che fanno quei due?»

«Beh sono miei amici... so come sono fatti... e mi piacciano per quello che sono... e poi... le foto non sono qualcosa di inutile, rappresentano comunque un ricordo.»

«Non c'è bisogno di una foto per ricordare qualcosa. Se è un momento importante lo ricordi in ogni caso.»

«Secondo me non ci sono ricordi più importanti di altri... sono tutte cose che hanno a che fare con noi, con la nostra vita... i ricordi... che siano belli o brutti... sono comunque una parte, un attimo della nostra vita... e poi... una foto secondo me... serve soprattutto per ricordarti in maniera più approfondita quel piccolo attimo che magari puoi aver dimenticato. Non ci sono parti più importanti nella vita di una persona... la vita è unica... è fatta di cose positive o negative ma che comunque servono entrambe a farci andare avanti e ogni momento della nostra vita ha un valore.»

«E in tutto questo... a cosa serve esattamente fare una foto? A parte vantarsi e fare like sui social come quell'idiota?»

«In generale... fare una foto significa catturare un determinato attimo... poi ovviamente c'è chi come Andrea, posta le foto sui social per ottenere like... però... non so... vedila in questo modo: una foto da un lato potrebbe essere paragonata a uno dei tuoi disegni... il disegno è anche un tuo modo di catture le cose intorno a te... per esempio... il ritratto che mi hai regalato a Natale rappresenta comunque un ricordo per me... hai catturato un momento della mia vita e l'hai riportato su un foglio.»

«Non paragonare i miei disegni alle foto ignoranti di Andrea.»

«Non l'ho fatto!» pronuncio, accompagnato da una breve risata.
«Comunque... adesso che ci penso... io e te non abbiamo una foto insieme...»

«E allora?»

«Non vorresti avere una foto con me?»

«È indispensabile? Ci vediamo tutti i giorni io e te, che me ne faccio di una foto?»

«Beh... io la voglio una foto con te...»

Riccardo assume un'espressione perplessa e rimane in silenzio per qualche minuto, poi sbuffa con fare rassegnato, portandosi una mano sulla fronte.
«E va bene... ma solo una. Non sono esattamente fotogenico e non mi piace granché fare le foto.»

Accenno un sorriso verso di lui e recupero il mio cellulare dalla tasca, per poi attivare la fotocamera.

«Sorridi dai.» gli dico, alzando il cellulare davanti a noi.

Riccardo mi guarda prima con fare incerto, poi rivolge lo sguardo in direzione della fotocamera e accenna un sorriso.
Anche io sorrido e poco dopo scatto la foto.
Apro la galleria e cerco la foto appena scattata, per poi girare il telefono verso Riccardo.

«È uscita bene! Non è vero che non sei fotogenico.»

Riccardo mantiene lo sguardo verso lo schermo del mio cellulare per qualche minuto, poi sbuffa con fare annoiato e distoglie lo sguardo.

«Se lo dici tu... Comunque...» Riccardo fa una pausa e riprende poco dopo.
«Gli occhiali ti stanno bene.»

Alla sua affermazione, non posso fare a meno di arrossire, chinando leggermente il capo.
«N-non... non avevi detto che era una stronzata?»

«Infatti è una stronzata... però ti stanno bene.»

«Ti unirai anche tu?» chiedo poi, accompagnato da una risatina.

«Assolutamente no.»

Ridacchio divertito, beccandomi in risposta un'occhiataccia da parte di Riccardo, che poco dopo si volta verso la sala, assumendo un'espressione sorpresa.

«A quanto pare hanno già aperto la sala.» pronuncia poi, indicando in avanti una folla di bambini delle elementari, accompagnati dalle maestre.

«Mmmh... già!» faccio una pausa e riprendo poco dopo. «Beh... mettiamoci ai nostri posti! Che la mostra abbia inizio!»

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