Divisa a metà

By whitea94

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Prefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i n... More

Presentazioni
🌻
1. Un piatto di lasagne
2. Posso farcela
3. Delusione
4. Fratelli
5. Divertirsi
6. Il destino
7. Tre domande
8. Caramello fuso
9. Roba da matti
10. Le mosse sono sempre quelle
11. Sorprese
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Dolore
14. Richiesta
15. Gattini
16. Regalo
17. Ridere insieme
18. Conoscersi
19. Verità
20. Hakuna Matata
21. Cattivo o Supereroe?
22. Giusto o sbagliato?
23. Sessione di studio
24. Rivincita
25. Vivere
26. Salto nel vuoto
28. Incontri inaspettati
29. Un principe azzurro
30. Confidenze
31. Mattia
32. Musica
33. Buon compleanno
34. Un turbine d'emozioni
35. Fortuna
36. Segreti
37. Bevi che ti passa
38. Paura
39. Ospedale
40. Claudia
41. Sempre
42. Seconda scelta
43. Come prima
44. Dimmi la verità
45. Non prenderti gioco di me
46. Qualcosa di più
47. Colazione
48. A fior di labbra
49. Verde speranza
50. Confessione
51. Resistere
52. Il passato non si dimentica
53. Libertà
54. Partenza
Ringraziamenti 🌻
Extra - Elia
Extra - Enea
Avviso!

27. Fragilità

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By whitea94

Seguo Enea tra le sterpaglie del terreno e ci ritroviamo in una stradina sterrata dove è parcheggiata la sua moto. Ecco come mi ha raggiunta tanto velocemente.

Mi porge il casco senza guardarmi negli occhi.

«Che ne dici di mettere qualcosa nello stomaco prima di rientrare?» domando per stemperare la situazione. L'atmosfera inquieta che aleggia tra noi sta diventando soffocante.

«No. Ho un impegno importante e sono già in ritardo.» Dà gas al motore, impedendomi di controbattere.

Salgo sulla moto un po' stizzita, ma mantengo un'espressione rilassata, come se il suo atteggiamento distaccato e freddo non mi sfiorasse minimamente. Mi posiziono nello spigolo più estremo del sellino così da non far sfiorare i nostri corpi di un millimetro.

Il suo carattere altalenante mi sta mandando in confusione... e mi sta facendo incazzare.

Altro che leggere i segnali. Se dovessi farlo, dovrei chiamare una clinica psichiatrica.

Il viaggio lo trascorriamo senza scambiarci una parola. Riesco a percepire la tensione che emanano i nostri corpi; un duello che nessuno dei due vuole perdere.

Nonostante abbia detto di avere premura, mantiene un'andatura più moderata rispetto al viaggio d'andata. Forse è un modo tutto suo per chiedermi una specie di tregua, ma purtroppo per lui preferisco i fatti espliciti.

Quando accosta a pochi metri dalla mia abitazione, salto giù e agilmente mi tolgo il casco per consegnarglielo. «Ci si vede» affermo con tono monocorde prima di avviarmi verso casa.

«Carla.»

Riluttante, mi volto nella sua direzione. «Enea.»

Lui mi osserva con intensità per alcuni secondi per poi sospirare profondamente. «Non volevo essere scortese» ammette con sincerità, anche se sembra che confessarlo gli costi un certo sforzo.

«Lo sei stato invece» ribatto mentre incrocio le braccia al petto.

«Ho davvero un impegno stasera.»

«E allora perché sei qui a perdere tempo con me?»

Mi fissa come se la mia domanda non avesse alcun senso. «Ho le prove con la band.»

«Non ti devi giustificare. Puoi andare dove vuoi e con chi vuoi.»

«Quindi non ti stai arrabbiando perché sto preferendo rispettare il mio impegno invece che stare con te, giusto?»

«Sei tu che sei piombato a casa mia senza che nessuno te lo abbia chiesto. E poi cosa fai? Ti inventi una scusa banale per scaricarmi.»

Mi sto comportando come una bambina di cinque anni e pur sapendolo non riesco a mordermi la lingua. D'altronde sono stanca che lui compaia e scompaia dalla mia vita a suo piacimento, come se fossi un giocattolino che può utilizzare quando vuole.

I suoi occhi si assottigliano e inarca il sopracciglio sinistro. «Sei seria?»

Sollevo le braccia esasperata. «Fai finta che non ti abbia detto niente. Ti ringrazio per la serata e ti auguro delle buone prove con la tua band» dichiaro, marcando volutamente l'ultima parola.

A chi vuole prendere in giro? Sono le undici di sera.

«Non mi credi? Guarda che davvero mi devo vedere con i ragazzi e non li metterò in secondo piano neanche per te.»

«E chi ti ha chiesto di farlo?» La mia voce si alza di un'ottava mentre stringo i pugni.

Questa conversazione sta degenerando.

«Tu non capisci.»

«Menomale che tu sei intelligente per entrambi.»

Ci guardiamo con disappunto, tutti e due decisi a mantenere la nostra posizione. Potrebbe benissimo invitarmi ad andare con lui e smentirmi, ma ovviamente non lo fa. Il suo telefono squilla e sposta lo sguardo sullo schermo per vedere chi è il mittente.

«Non rispondi?» gli chiedo con tono beffardo.

«È mio fratello. Lo chiamerò domani» afferma, riportando le sui iridi su di me.

Il sentire nominare il suo gemello mi provoca una morsa nello stomaco. Osservo il suo viso e la mia mano destra inizia a tremare leggermente. L'immagine di Elia con la sua fossetta sul volto mi compare davanti e un senso di nausea mi travolge.

Sei una doppiogiochista insensibile, mi rimprovera la mia coscienza.

«Ciao, Enea, buona serata.» Lo saluto con fare sbrigativo e mi volto verso casa senza aspettare la sua risposta. Ho bisogno di raggiungere la porta bianca dell'ingresso prima che la mia crisi imminente mi investa davanti a lui.

Sento il rumore della moto che si accende e percepisco due sentimenti contrastanti: sollievo e delusione. Il primo perché ho bisogno di allontanarmi da lui, il secondo perché mi ha lasciato andare via con tanta facilità senza fermarmi.

Entro in casa e appoggio la schiena al muro, scivolando lentamente fino ad arrivare al pavimento. Non ho la forza neanche di andare in camera tanto è incasinata la mia testa.

In che guaio mi sono cacciata?

Non riesco a respirare bene. È come se qualcuno mi stesse stringendo la gola e lo stomaco senza che io possa opporre resistenza.

Non mi piace fare il doppio gioco; mentire alle persone è qualcosa che non mi appartiene. So che per Enea è solo un passatempo, ma non credo sarebbe contento di sapere che sto anche amichevolizzando con suo fratello.

Inoltre, sono perfettamente conscia che Elia non sta giocando. Non ho bisogno di sentirgli dire che fa sul serio; ogni suo gesto, ogni suo sguardo e ogni sua parola né sono una conferma. Ha ragione mio fratello. Lui vuole qualcosa di più dell'amicizia e il suo bacio di oggi pomeriggio lo ha dimostrato.

Stringo forte i polsini del giubbotto e guardo verso il soffitto a doppia altezza del soggiorno per tentare di attenuare i brividi lungo la mia pelle. La luce della luna entra attraverso le finestre in alto, creando un gioco di luci con gli ornamenti in vetro del lampadario.

Sospiro e sprofondo la testa tra le ginocchia. In fin dei conti non ho tradito nessuno; devo solo adottare la politica niente baci con entrambi. Mi chiedo come facciano gli altri a tradire o ad avere vite parallele con persone diverse con così tanta facilità; già così mi sento logorata.

Il rumore del mio stomaco che brontola rimbomba nel silenzio dell'abitazione e un sorriso sarcastico compare sulle mie labbra.

È strano come l'organismo vada avanti nonostante le sofferenze che percepisce; continua con le cose basilari. Forse dovrei prendere esempio da lui: andare avanti pian piano iniziando da tutto ciò che è più semplice da affrontare.

Mi alzo lentamente e appendo il giubbotto nel porta abiti di legno accanto alla porta. Levo le scarpe e le appoggio vicino alle scale per girovagare a piedi scalzi; mi piace sentire la superficie stabile del pavimento.

Vado verso la cucina, sperando che sia rimasta qualcosa della cena preparata da mia madre. Apro il forno e vedo una casseruola con un po' di parmigiana che mi fa venire l'acquolina in bocca.

Prendo un piatto dalla credenza e le posate e appoggio tutto su una tovaglietta per la colazione per non perdere tempo. Mi volto verso il frigo; mi servirebbe un po' di vino per rilassarmi. Sorrido pensando al brindisi che fa mio zio ogni Natale: Beviamo per dimenticare!

Sospiro e decido che devo davvero farmi un esame di coscienza e capire cosa sta succedendo dentro di me. Che sentimenti provo... se già di sentimenti si può parlare.

La porta della cucina che sbatte mi fa riscuotere e mi giro spaventata con il cuore che batte in maniera assordante. Pensavo che dormissero tutti, ma mi sbagliavo.

«Dove sei stata?» domanda con tono monocorde.

Deglutisco e cerco di decifrare il suo umore.

«Sono uscita con un amico. La mamma lo sapeva» dico, spostandomi lentamente verso la portafinestra per avere una via di fuga alle mie spalle. La sua postura rigida e il suo sguardo vacuo mi fanno venire i brividi.

Si ferma vicino al tavolo e poggia su di esso una bottiglia di Brandy quasi completamente vuota. È ubriaco.

«Sono le undici... dove sei stata?» biascica le ultime parole e perde l'equilibrio, sbattendo il fianco sullo spigolo del tavolo. Il suo corpo è così indolenzito che non percepisce neanche il dolore.

«Abbiamo mangiato qualcosa al centro e poi ci siamo fermati a bere qualcosa.» Improvviso sul momento, cercando di non far tremare la voce.

Lui si avvicina lentamente e io in automatico indietreggio. Non lo vedevo in queste condizioni da mesi. Il suono martellante del mio battito mi invade le orecchie.

«Senti, ragazzina, ho investito tanto su di te, quindi non fare cazzate. Sono stato chiaro?» sentenzia con tono tagliente nonostante l'alcol.

Il mio corpo è scosso da brividi, ma tento di controllare la tensione infilzando le unghie nei palmi delle mani.

Lui non ha investito su di me. Lui mi ha solo portato via ciò che più desideravo al mondo, rovinandomi la vita.

«Rispondimi!» mi urla mentre fa rovesciare una sedia con la mano destra.

La paura mi invade e non riesco né a fare né a dire qualcosa. Sono inerme difronte a mio padre.

Sta per annullare la distanza quando un corpo si frappone tra noi. «Non ti azzardare a toccarla» afferma mio fratello con voce sottile.

«Vuoi picchiarmi, moccioso?»

«Non costringermi a farlo, allontanati.»

Guardo la schiena imponente di mio fratello senza avere la possibilità di osservare la reazione di mio padre. Dopo attimi interminabili, lo sento uscire dalla stanza e Mattia si rilassa leggermente. Le mie gambe non mi sorreggono più e crollo sul pavimento freddo.

Sommersa dalle emozioni, inizio a piangere come la ragazzina spaurita che ancora aleggia dentro di me e che so non mi abbandonerà mai.

«Ehi, non piangere. Ci sono io con te» mi sussurra dolcemente.

Mi prende in braccio e si avvia con passo lento verso le nostre camere. Mi stringo forte al suo corpo, tentando di non sprofondare nell'oscurità che mi richiama.

La corazza è caduta.

Entriamo nella sua stanza e mi deposita sul tappeto grigio ai piedi del letto. Percepisco i suoi movimenti, ma non riesco a concentrarmi sulle sue azioni. La mia mente è una pagina bianca in cui è stato rimosso tutto; niente più dolore, niente più paura, niente più emozioni.

«Carla, ti prego, guardami.»

La voce tormentata di mio fratello mi riporta piano piano alla realtà e mi ritrovo davanti i suoi occhi grigi che mi fissano impotenti.

«Tranquillo, passerà» sussurro per alleviare il suo tormento.

«Lo so. Anche le persone forti possono permettersi momenti di debolezza.» Mi abbraccia per farmi sentire la sua presenza e io respiro lentamente per calmarmi e tornare lucida.

Quando sente che il mio corpo ha smesso di tremare, esce dalla stanza per rientrare cinque minuti dopo con in mano il mio pigiama di pile azzurro e me lo porge. Mi cambio incurante della sua presenza; ho bisogno di qualcosa di caldo che mi avvolga. Mattia scosta le coperte e mi trascina verso di sé.

«Non hai più sette anni. Adesso mi butterai fuori dal letto mentre dormi» borbotto, accoccolandomi tra le sue possenti braccia.

«Tu cerca di non sbavare il mio cuscino come al tuo solito.»

Mi piace il nostro modo di stemperare le situazioni avverse; non so come avrei fatto in questi ultimi anni senza di lui. Appoggio l'orecchio sul suo petto e ascolto il battito regolare del suo cuore.

«Non lo vedevo così da un po'. Deve essere successo qualcosa al lavoro.»

«Già» rispondo con la voce un po' assonnacchiata. Tutta la stanchezza della giornata mi precipita addosso come un meteorite e ci sono così tanti pensieri che affollano la mia mente che non riesco a concentrarmi su nessuno di essi.

«Non che sia affabile solitamente, ma odio l'uomo che diventa quando beve. Non ha mai alzato le mani su nessuno di noi o creato problemi, ma stasera ho temuto il peggio. Fortunatamente avevo sete e quando ho sentito la sedia cadere mi sono precipitato di corsa.»

Il mio corpo si irrigidisce e lui mi stringe un po' più stretta senza farmi domande. Possibilmente pensa che io sia solo spaventata; non potrebbe essere altrimenti. Non ho detto a nessuno in realtà cosa è successo quella famosa sera di sei anni prima e lo terrò per me.

Restiamo per un po' in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. Gradualmente i miei occhi si fanno pesanti e sto per immergermi in un sonno profondo, ma sento comunque le sue parole.

«So che mi tieni nascosto qualcosa, io sono qui se hai bisogno di me.»

Senza rendermene conto, una lacrima solitaria scivola sul mio viso e mi affretto ad asciugarla con un movimento fulmineo prima che possa arrivare sulla sua maglietta. Non so a cosa si riferisca precisamente, se al mio atteggiamento strano di questi mesi o al comportamento schivo che ho con mio padre da ben sei anni.

Non gli racconterò nulla. Gli ho già scaraventato addosso abbastanza problemi.

Mi volto dandogli la schiena e appoggio la testa sul suo braccio sinistro. «Lo so. Chi credi mi abbia dato la forza di rialzarmi?»

Sospira e allunga il braccio destro per spegnere la lampada rossa sul comodino. «Adesso dormi, tigre, domani voglio vederti grintosa come sempre.»

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