Divisa a metà

By whitea94

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Prefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i n... More

Presentazioni
🌻
1. Un piatto di lasagne
2. Posso farcela
3. Delusione
4. Fratelli
5. Divertirsi
6. Il destino
7. Tre domande
8. Caramello fuso
9. Roba da matti
10. Le mosse sono sempre quelle
11. Sorprese
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Dolore
14. Richiesta
15. Gattini
16. Regalo
17. Ridere insieme
18. Conoscersi
19. Verità
20. Hakuna Matata
22. Giusto o sbagliato?
23. Sessione di studio
24. Rivincita
25. Vivere
26. Salto nel vuoto
27. Fragilità
28. Incontri inaspettati
29. Un principe azzurro
30. Confidenze
31. Mattia
32. Musica
33. Buon compleanno
34. Un turbine d'emozioni
35. Fortuna
36. Segreti
37. Bevi che ti passa
38. Paura
39. Ospedale
40. Claudia
41. Sempre
42. Seconda scelta
43. Come prima
44. Dimmi la verità
45. Non prenderti gioco di me
46. Qualcosa di più
47. Colazione
48. A fior di labbra
49. Verde speranza
50. Confessione
51. Resistere
52. Il passato non si dimentica
53. Libertà
54. Partenza
Ringraziamenti 🌻
Extra - Elia
Extra - Enea
Avviso!

21. Cattivo o Supereroe?

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By whitea94

Raggiungiamo la piazza stracolma di gente. Ci sono così tante persone che non riesco neanche a vedere la base della statua dell'elefante, simbolo della città di Catania. U Liotru per noi catanesi.

Una ragazza mi urta senza nemmeno chiedermi scusa e sbuffo infastidita.

Odio la confusione.

A causa della mia altezza vengo sempre sommersa da corpi che non si curano della mia presenza, proprio come in questo momento. Mi metto sulle mezze punte per guadagnare qualche centimetro e per non perdere di vista il mio gruppo.

Vengo spintonata da alcuni ragazzini che mi fanno perdere l'orientamento e non vedo più nessuno dei miei amici. Cerco di insinuarmi tra la mischia nella direzione in cui ho scorto Mattia l'ultima volta, ma più vado avanti e più la confusione si infittisce.

Il mio corpo entra in collisione con estranei di qualunque genere e inizia a mancarmi il respiro. Chiudo le palpebre e alzo la testa per inalare aria pulita.

Sta per venirmi un attacco di panico quando alle mie spalle percepisco un vuoto. Apro gli occhi e due iridi nocciola mi osservano con uno sguardo enigmatico. Mi giro e noto che mi sta facendo da scudo con il suo corpo.

Perché deve essere lui il mio salvatore? Forse preferivo schiattare al suolo.

«Devi stare attenta. È pericoloso girovagare da sola con questa confusione» afferma Enea, guardandomi con un sopracciglio aggrottato.

«Non era mia intenzione separami dagli altri.»

Cosa crede che mi diverta ad annaspare in cerca di ossigeno?

Lui mi guarda con aria scettica. «Andiamo a cercarli.»

Alza lo sguardo e si guarda intorno. Anche il fatto che sia alto mi innervosisce al momento.

Una domanda però si insinua nella mia mente e mi lascia perplessa. Io sono stata trascinata via, ma lui perché è rimasto indietro?

Non ho il tempo di rifletterci perché poggia le sue mani sulle mie spalle e comincia a spingermi verso il centro della piazza dove è allestito il palco.

«Riesco a camminare anche senza la tua guida» borbotto petulante.

Deve immediatamente smetterla di toccarmi. Adesso.

«Ti schiaccerebbero in un secondo.»

Lancio un'occhiata alle mie spalle e riconosco a malincuore che ha ragione. Con le sue spalle riesce a tenere la folla lontana da me. L'educazione che mi ha impartito mia madre mi sussurra di ringraziarlo, ma la zittisco subito.

Ha tante cose lui da farsi perdonare.

Impieghiamo circa venti minuti per raggiungere il palco e ho mantenuto il broncio per tutto il tragitto. Il suo silenzio sovrasta paradossalmente il chiacchiericcio della folla, rendendomi inquieta.

Perché lui è qui con me?

Scruto in mezzo alla folla per trovare un viso conosciuto, però non riconosco nessuno. Con la coda dell'occhio vedo che anche Enea è concentrato a osservarla, però non ottiene un risultato migliore del mio.

Mi giro verso il palco e noto con rammarico che mancano solo due minuti alla mezzanotte.

«Dobbiamo tornare indietro. Qui non ci sono» dichiara lui alla fine.

Bravo, genio, non me ne sono accorta, penso con sarcasmo, tuttavia mi mordo la lingua.

Non voglio che il primo dell'anno scocchi mentre cerco gli altri; sarebbe il peggiore inizio di sempre.

«Ti va di aspettare la mezzanotte ormai? Solo per uscire da qui impiegheremo mezz'ora» mi ritrovo a chiedergli riluttante.

Tra tutti lui è l'ultima persona con cui voglio festeggiare, ma il solo pensiero di rimmergermi tra la gente mi fa sudare freddo.

Mi osserva con un'espressione strana sul viso. Non capisco se è sorpreso o arrabbiato; forse entrambe le cose. Mi scruta con le sue iridi impenetrabili che con le luci colorate dei faretti sembrano più scure.

«Ok» risponde infine senza aggiungere altro.

Mi volto verso il palcoscenico e lui si posiziona lentamente vicino al mio fianco sinistro, stando attento a non sfiorarmi di un millimetro. Ascoltiamo il concerto senza proferire parola.

Forse era meglio la folla asfissiante rispetto all'atmosfera imbarazzante che ci avvolge. Mi sento a disagio.

Porto la mia attenzione sul chitarrista e per qualche strana ragione mi ritorna in mente il viso assorto di Enea il giorno della sua esibizione. Sembra trascorso un'infinità di tempo.

Con la coda dell'occhio scruto il diretto interessato. Guarda i musicisti con un luccichio nelle iridi che comprendo perfettamente. Anche io ho quello sguardo quando osservo qualcuno ballare; è lo sguardo di chi vuole salire sul palco a esibirsi. Non credevo fosse possibile, eppure abbiamo qualcosa in comune.

Il presentatore annuncia l'imminente conto alla rovescia e compaiono i numeri nello schermo gigante.

Tredici, dodici, undici...

«Dieci» grido all'unisono con le miriadi di persone attorno a me, «nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno... Auguri!»

Vedo le persone accanto a me saltellare, abbracciarsi, baciarsi e scattarsi fotografie. Sento gli occhi di Enea su di me e mi volto nella sua direzione.

«Auguri!» dico con impeto, trascinata dalla gioia e della felicità che mi circonda. Quasi mi dimentico di detestarlo. Quasi.

Sono contenta di iniziare questo nuovo anno, sperando che sia quello della svolta.

«Potresti ricambiare» dichiaro infastidita dopo un po', mentre lui rimane in silenzio a fissarmi.

Senza preavviso mi afferra la vita col braccio destro e mi avvicina a sé. La sua bocca preme contro la mia con irruenza e sono così sorpresa che non reagisco. I miei muscoli sono come paralizzati e il cuore mi martella nelle orecchie.

Le sue labbra morbide e calde fanno pressione sulle mie.

All'inizio il bacio è irruento, poi Enea decide di cambiare ritmo. Preme con meno forza, oserei dire in maniera quasi dolce. Ho come la sensazione che questo è il primo bacio che mi dà senza un secondo fine. Non gli serve per eliminare i pensieri che gli affollano la mente: lui sta baciando me.

Sento la sua lingua stuzzicare il mio labbro inferiore per farmi socchiudere la bocca e il mio cervello assuefatto si ricollega al mio corpo.

Appoggio le mani sul suo petto e lo spingo via. Lui barcolla all'indietro, ma si riprendere quasi subito.

«Ma che diamine ti prende?» sbotto scioccata.

Enea mi guarda mentre con la mano destra gioca con uno dei suoi ricci. «Mi andava di baciarti e ti ho baciato» risponde tranquillamente, come se tutto ciò fosse normale.

Sto per ribattere quando il suono del mio cellulare mi distrae. Sullo schermo leggo il nome di mio fratello e mi affretto a rispondere.

«Carla! Ma si può sapere dove diavolo sei? Auguri comunque» esordisce appena premo il tasto verde.

«Auguri anche a te. Sono vicino al palco, di fronte al comune.»

«Di fronte al comune? Noi siamo dal lato opposto! Sei sola?»

Osservo il mio accompagnatore, indecisa se dire o meno la verità. Porto lo sguardo sul pavimento lurido della piazza. «No. C'è Enea con me.»

«Per una volta sono contento di sentire il suo nome» ribatte con un tono abbastanza sereno.

Non ho il tempo di rispondergli che Enea prende il mio telefono tra le mani e chiude la chiamata.

«Che problema hai?» sbotto sbalordita e arrabbiata.

È la persona più complicata e contornata che io abbia conosciuto nella mia vita. E ne ho incontrate tante di persone strane.

Lui non mi risponde. Si morde il labbro inferiore e volta il capo verso il palco. Il suo profilo perfetto viene illuminato da un faro viola che rende i suoi lineamenti più marcati.

Quando riporta le sue iridi sulle mie il suo sguardo è deciso. «Vieni con me.»

È più una sentenza che una domanda.

«Vengo con te... dove? Sei impazzito?» I suoi cambi d'umore mi fanno girare la testa.

«Senti, ascoltami. Non ti sto promettendo niente e non ti sto chiedendo di diventare la mia ragazza. Figurati, non ci penso neanche. Voglio solo divertirmi e credo che anche tu ne abbia bisogno» afferma con sicurezza, come se il suo fosse un ragionamento più che logico.

Mi porge la mano e aspetta, mantenendo il suo solito cipiglio scaltro sul volto.

«Sei sicuro di non soffrire di problemi psicologici? Non c'è niente di male ad andare da uno specialista» dichiaro prima di dargli le spalle.

Le sue dita si avvolgono sul mio polso e mi strattona, costringendomi a voltarmi di nuovo verso di lui.

«Che cosa hai da perdere?» mi chiede sfidandomi.

«Niente. Ma in questa storia non ci vedo nulla da guadagnare.»

«Ok. Nessuno perde o guadagna qualcosa qui. Possiamo semplicemente vivere.»

«Dovevi studiare filosofia. Le tue teorie avrebbe fatto furore.» Tento di svicolarmi dalla sua presa solida che non cede di un millimetro.

«Tu non sai proprio come ci si diverte. Sei una maniaca del controllo.»

«Non sono una maniaca del controllo. Voglio solo che tutto segua una direzione ben precisa» borbotto nel tentativo di giustificarmi.

Lui si avvicina, fermandosi a pochi centimetri dal mio volto. «Tu hai paura dell'ignoto.»

«Non è vero» ribatto con la voce che balbetta un po'.

«Dimostramelo.»

«È una sfida?»

«Lo è.»

«Dov'è la fregatura in tutto ciò?» domando con le sopracciglia aggrottate.

Mi meraviglio di me stessa per il solo fatto che sto cadendo consapevolmente nella sua trappola. Purtroppo, odio quando qualcuno mi fa notare i miei limiti perché sono cosciente di essere una persona paranoica.

«Nessuna fregatura. Devi solo lasciarti trasportare dagli avvenimenti» mi dice, lasciandomi andare il polso.

Mi supera e si immerge nella confusione. Immediatamente vengo sommersa dalla folla e la sensazione di nausea si fa risentire.

«Enea, aspettami!» urlo nel tentativo di farmi udire, spintonando con i gomiti la gente che mi intralcia.

«Enea» lo chiamo ancora mentre fisso la sua chioma riccia che svetta a pochi passi da me.

Inciampo in una lattina che un incivile ha buttato a terra e cado addosso a un ragazzo biondo che mi afferra repentino.

«Scusa» dico, fissando gli occhi castani dello sconosciuto che mi accorgo sono iniettati di sangue. È ubriaco... se non peggio.

Cerco di allontanarmi, ma le sue braccia si stringono di più sulla mia vita.

«Dove credi di andare?» mi chiede, biascicando quando pronuncia l'ultima parola.

«Lasciami» dichiaro mentre faccio di tutto per distanziarmi dal suo corpo.

In risposta lui aumenta la stretta.

«Hai sentito cosa ti ha detto? Lasciala andare» tuona la voce di Enea alle mie spalle.

«Amico non sto facendo nulla» ribatte il ragazzo senza mollare la presa su di me.

Enea sposta lo sguardo sulle sue braccia intorno ai miei fianchi e poi lo riporta sul suo volto.

Le sue iridi sono così minacciose che spaventano anche la sottoscritta.

Agisce in maniera fulminea tanto che non ho il tempo di vedere i suoi movimenti. Lo afferra per il colletto del giubbotto e lo scuote così forte che il ragazzo allenta la sua morsa sul mio corpo.

«Sparisci, ora.» Usa un tono basso e mantiene il viso a pochi centimetri di distanza dallo sconosciuto.

«Come vuoi, amico» ribatte il ragazzo, alzando la breccia e indietreggiando. Si allontana in pochi secondi, immergendosi tra la folla.

Enea si volta verso di me. «Stai bene?»

Io annuisco con il capo. È la seconda volta che mi salva stasera.

«Scusami se ti ho lasciato da sola» sussurra, come se fosse indeciso se dirmelo o no. Mi prende per mano, conducendomi con sicurezza in mezzo alla gente che si discosta al nostro passaggio. Quando ci ritroviamo fuori dalla piazza, vicino alla Cattedrale di Sant'Agata, mi trascina lungo una delle vie principali prima di svoltare a sinistra in una traversina secondaria.

«Enea, dove mi stai portando?» Osservo le nostre mani intrecciate con sguardo sconcertato, mentre mille pensieri contrastati si scontrano nella mia mente. Il calore scaturito dal contatto della nostra pelle mi produce una sensazione strana, quasi rassicurante, però se penso ai suoi comportamenti un campanello d'allarme suona nel mio cervello.

Mi ero ripromessa di stare alla larga dai ragazzi, ma, soprattutto, avevo giurato a me stessa che sarei stata lontana dalle persone controverse.

Lui procede spedito senza rispondermi e si ferma davanti a una moto da corsa rossa. Non me ne intendo di mezzi a due ruote e riesco a capire che è una Ducati grazie alla scritta.

Penso che si sia fermato ad ammirarla, ma quando estrae un mazzo di chiavi e mi passa un casco capisco che è sua. Certo, come poteva essere diversamente?

Monta sulla sella e accende il motore. «Sali o no?»

Rimango ferma a fissarlo senza sapere cosa fare.

«Solo per una sera, lasciati andare.»

Prima che dubbi e incertezze si insinuino nella mia mente, infilo il casco e mi posiziono alle sue spalle.

Mi duole ammetterlo, ma il pensiero di trascorrere una serata senza le solite rigide regole, mi fa sentire libera come non mi sentivo da tempo.

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